venerdì 21 giugno 2024
L’azienda italiana sta collaudando un nuovo impianto in Svezia: sarà il primo al mondo per la produzione di gas rinnovabile da biomassa legnosa
Sofidel, la carta è pulita: stop al gas fossile
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L’idea è la stessa dei rotoloni Regina. Farci stare tanta carta in uno spazio più piccolo. Se quando la toscana Sofidel inventò il rotolone fu necessario rivedere le tabelle dei supermercati, per includervi il nuovo prodotto, nel caso di Meva Energy la tecnologia non è nuova – la gassificazione del legno risale all’Ottocento –, ma viene stressata, e non poco. Infatti, l’impianto in fase di collaudo a Kisa, in Svezia, applica un particolare processo, chiamato “entrained flow gasification”, che è caratterizzato dalla premiscelazione di aria e biomassa prima di iniettare la miscela nel reattore, e ha dimensioni molto più contenute di quelli tradizionali, a parità di capacità produttiva. È più rapido e costa meno. La cosa più interessante è che garantisce, per la prima volta in Europa, “zero emissioni” nella produzione di gas sintetico da fonte rinnovabile, aggiungendo un altro capitolo alla storia di sostenibilità che Sofidel sta scrivendo da un ventennio.

Non si può scattare nessuna foto nella centrale di Kisa. Per raggiungere queste dimensioni e queste performance, Meva Energy ha registrato cinque brevetti. La materia prima utilizzata è normalissimo pellet, miscelato ad aria e sparato dentro il reattore dove, a 1.000 gradi centigradi e in carenza di ossigeno, si realizza quel processo termochimico che consente di trasformare un combustibile solido in un gas combustibile di sintesi (bio-syngas). Tramite la gassificazione, utilizzando l’aria come ossidante si ottiene una miscela di idrogeno, metano, monossido di carbonio ad altri gas inerti, la quale, non avendo subito alcuna combustione, mantiene le proprietà energetiche del legno. Lo scarto di questo processo è un carbone vegetale purissimo, usato in agricoltura. In futuro, la centrale produrrà anche energia elettrica, ma per adesso il gas serve solo ad alimentare i bruciatori della vicina cartiera Sofidel.

E non è poco, se si considera che la produzione di carta tissue – quella dei fazzoletti e della carta igienica – è estremamente energivora: ha un impatto di circa 0,6 kg equivalenti di CO2 per kg di prodotto finale. Questo impianto dimostra la stessa resa energetica di uno a combustibili fossili: un piccolo passo per la tecnologia ma un grande passo per la sostenibilità, per il quale Sofidel, l’azienda di Porcari (Lucca) di proprietà delle famiglie Stefani e Lazzareschi – presente in 13 Paesi e leader nel mondo della produzione di carta tissue per uso igienico e domestico – ha scelto la Svezia in quanto qui esiste la materia prima a basso prezzo, ossia gli scarti di lavorazione del legno.

A regime, questo impianto permetterà di sostituire fino all’80 per cento del gas di origine fossile e di risparmiare 8.500 tonnellate di CO2 all’anno, concorrendo all’obiettivo del gruppo di azzerare le emissioni di carbonio nette (Net-Zero) delle fabbriche del gruppo italiano entro il 2050. «Il progetto ha il potenziale di supportare Sofidel nel compiere un ulteriore passo avanti nel nostro percorso di sostenibilità» spiega Stefan Gustafsson, Country Operation Manager di Sofidel. Nel 2023, il gruppo italiano ha ridotto dell’11,5 per cento le emissioni dirette di CO2 in atmosfera e del 39 per cento dell’incidenza degli imballaggi in plastica (rispetto al 2013), grazie a film plastici di spessore inferiore, all’adozione di materiali alternativi alla plastica convenzionale (carta kraft, plastiche riciclate e bioplastiche) e all’ottimizzazione del design. Il Gruppo intende raggiungere entro il 2030 una riduzione del 50 per cento dell’incidenza della plastica convenzionale nella produzione, sempre rispetto al 2013.

Quello di Kisa – primo impianto al mondo su scala industriale per la produzione di gas rinnovabile da biomassa legnosa – consentirà alla cartiera Sofidel di sostituire fino all’80 per cento del gas di origine fossile (GPL) attualmente utilizzato per l’asciugatura della carta: oltre la metà del fabbisogno termico totale della fabbrica è già soddisfatto da una caldaia a biomassa e il nuovo impianto per la produzione di bio-syngas coprirà quasi per intero la restante parte del fabbisogno di energia termica.

Il sito Sofidel ha una capacità produttiva annua di 60.000 tonnellate ed è un impianto integrato, ovvero comprende sia la fase di cartiera (dalla cellulosa, materia prima del processo produttivo, alla carta (bobine madri) – attraverso due macchine continue) sia quella di trasformazione (o converting), con due linee per la realizzazione dei prodotti finiti. Grazie agli investimenti degli ultimi dieci anni, oggi Sofidel Sweden è il produttore di carta tissue più avanzato di tutta la Scandinavia. L’impianto di gassificazione è figlio di un accordo di lungo periodo (10 anni) con Meva Energy, e il progetto pilota è stato realizzato anche grazie al contributo del Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa, che ha realizzato uno studio di fluidodinamica per valutare gli impatti che il nuovo combustibile, il bio-syngas, avrebbe potuto avere in particolare sui bruciatori della cartiera Sofidel di Kisa e per ottimizzarne la combustione; di Andritz, che ha fornito e testato i nuovi bruciatori multi-combustione (bio-syngas e GPL), che hanno sostituito i bruciatori tradizionali preesistenti a seguito dei risultati dello studio; e dell’azienda svedese Örebro Gasteknik, che ha installato i nuovi bruciatori bi-fuel.

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