mercoledì 2 giugno 2021
Andrea Boragno: "La coscienza ecologica di un'azienda si dimostra con i fatti e con le certificazioni, il greenwashing oltre che il inganno è un pericolo sociale"
Dentro Alcantara, dove la vera sostenibilità non si fodera con le parole
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Chiamatelo "materiale", e non tessuto. E parlate di "sostenibilità" solo se sapete cos’è veramente. Sono i due comandamenti di Alcantara, l’azienda di Nera Montoro ( Terni) il cui prodotto è famoso in tutto il mondo e utilizzato in svariati campi di applicazione: dalla moda agli accessori, dall’automotive all’interior design, l’home décor fino ai rivestimenti per l’elettronica. Quella guidata da Andrea Boragno è in prima fila tra le aziende made in Italy che tentano di accelerare la ripresa economica, non solo per il successo senza tempo di quello che produce ma per aver affrontato l’emergenza determinata dalla pandemia con gli "anticorpi" giusti per non lasciarsi travolgere.

Qualità, bilancio solido e vocazione green sono le caratteristiche che hanno procurato ad Alcantara numerosi riconoscimenti a livello internazionale, compresa la recente Onorificenza dell’Ordine del Sol Lavante conferita ad Andrea Boragno dal governo del Giappone «per aver contribuito a elevare il valore della tecnologia e della qualità industriale » nel Paese con cui Alcantara ha solidi rapporti di collaborazione. Ma il punto oggi sta proprio in quel termine "sostenibilità", travisato e utilizzato a sproposito da molti. Alcantara ha combattuto questa tendenza, che rischia di falsificare la reale percezione di tutela dell’ambiente. Andrea Boragno ne ha fatto una questione di principio, e vuole denunciare l’abuso di un concetto che può diventare un’arma pericolosa, e non solo dal punto di vista dialettico. «Prima di tutto, è utile ricordare che non esiste un metodo ufficiale per misurare la sostenibilità di un’azienda - spiega il presidente di Alcantara -. Chi si vanta di essere sostenibile senza dimostrarlo almeno nei fatti, ottiene l’effetto contrario in termini di impatto, oltre a vantaggi indebiti e soprattutto inganna i consumatori. Si sente parlare ovunque di 'impatto zero', di 'riciclabilità' senza che chi se ne vanta lo dimostri anche su basi scientifiche. E qui non so se prevalga l’ignoranza o il dolo…».

Alcantara ha affrontato il tema da molto tempo, con la serietà garantita da un approccio metodologico. Ci spiega come?

Già nel 2009 siamo stati la prima azienda in Italia, e tra le primissime nel mondo, a ottenere la certificazione Carbon Neutrality, obiettivo conseguito grazie alla misurazione, riduzione e compensazione delle emissioni di CO2. Essere Carbon Neutral e poterlo dimostrare significa avere un bilancio netto di emissioni di anidride carbonica pari a zero, che nel nostro caso è certificato da TÜV SÜD, includendo non soltanto il processo produttivo, ma anche le fasi di utilizzo e smaltimento del prodotto stesso. Alcantara misura, riduce e compensa il 100% di tutte le emissioni di anidride carbonica attribuibili alle attività aziendali e al prodotto ' dalla culla alla tomba'.

Come vengono compensate le emissioni residue, che la tecnologia oggi non consente in alcun modo di eliminare?

Attraverso la partecipazione a progetti internazionali di compensazione green patrocinati dalle Nazioni Unite, volti a diffondere l’utilizzo di energie rinnovabili nelle aree più povere e disagiate del mondo. Nell’anno fiscale 2020 abbiamo sostenuto progetti in Bangladesh (stufe), Mauritania (impianto eolico) e Corea del Sud (impianto di cogenerazione) per un totale di oltre 40 negli ultimi undici anni.

Ogni anno inoltre pubblicate un Bilancio di Sostenibilità…

È un documento che redigiamo su base volontaria, come atto di certificata trasparenza del serio e duraturo impegno aziendale, in cui si sottolinea ciò che l’azienda fa e quali sono i piani futuri, e tutte le certificazioni che ogni anno otteniamo. Rappresentano per il mercato la testimonianza del nostro impegno alla trasparenza in contrapposizione al diffuso greenwashing da parte di aziende senza scrupoli, che sfruttano la mancanza di informazioni sulla sostenibilità per divulgare informazioni non corrette e prive di fondamento.

Oltre che un dovere, lei sostiene che la sostenibilità sia economicamente anche un affare per le aziende. Lo è anche in tempo di crisi considerando gli alti costi che comporta raggiungerla?

Certamente, anzi ancora di più. La domanda di prodotti e comportamenti etici è cresciuta in maniera esponenziale: il consumatore finale li pretende, ma lo richiedono le stesse aziende per creare una catena del valore 'pulito' che parte dai propri fornitori. Scegliere solo quelli che rispettano i principi universali dei diritti umani, degli standard lavorativi, dell’ambiente e della lotta alla corruzione per noi è diventato indispensabile.

La pandemia ha dimostrato che riescono a mantenere buoni target di mercato solo le imprese che hanno affrontato la crisi con capacità di flessibilità, mantenendo alta la qualità del prodotto. Ma è sufficiente? La diversificazione è stato un elemento determinante. Noi ad esempio abbiamo implementato un nuovo dipartimento di Complex Manufactoring per la customizzazione estrema del prodotto, con pezzi molto lavorati, che riveste ad esempio gli interni della nuova Maserati Mc20. Un risultato sempre più apprezzato in termini estetici e funzionali: l’emozionalità del made in Italy è un valore che cresce, come lo è la capacità di realizzare prodotti su misura del cliente.

Cos’altro ha insegnato il Covid a livello industriale e che messaggio sta lasciando?

La necessità di avere una forte capacità di reazione e di adeguamento agli imprevisti. E la nuova consapevolezza della fragilità del sistema e del pianeta. Modellarsi sull’emergenza, diversificare il prodotto, convivere con la crisi applicando procedure sanitarie e piani industriali adeguati rafforzando i settori meno colpiti è stata l’unica strada da percorrere per limitare le perdite.

Un manager con interessi nazionali e globali come lei oggi è più preoccupato o più fiducioso in tema di ripresa economica?

Più fiducioso, perché mi pare che siamo sulla buona strada. Ci sono persone qualificate e competenti che si stanno dedicando ai piani per la ripresa anche se sarà determinate verificare come sarà implementato il Pnrr, e qui ho qualche preoccupazione in più. Il peggio, credo, è alle spalle: se abbiamo superato quanto è successo l’anno scorso, possiamo essere moderatamente ottimisti.

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