Prada alleva in casa i nuovi talenti: «Così si torna a creare con le mani»

A Scandicci l'Academy del gruppo, che ha appena acquisito Versace, ha formato quasi 600 giovani in 25 anni. Bertelli: «Cruciale mantenere la filiera pulita»
December 2, 2025
Prada alleva in casa i nuovi talenti: «Così si torna a creare con le mani»
Nel cuore di Scandicci, tra il ritmo misurato delle macchine da cucire e l’odore della pelle lavorata, il Gruppo Prada ha celebrato i venticinque anni della sua Academy, la scuola interna che forma artigiani e tecnici capaci di dare continuità a un sapere che ha ancora molto da dire all’industria italiana. Qui a due passi da Firenze, dove un distretto ha saputo reinventarsi senza smarrire la propria identità, la formazione diventa un investimento culturale oltre che produttivo. Nata nei primi anni Duemila, l’Academy è cresciuta accompagnando lo sviluppo del gruppo e delle sue sedi manifatturiere in Toscana, Marche, Veneto e Umbria. Dal 2021 al 2024 sono stati attivati ventinove corsi, formando 571 allievi provenienti da diciotto Paesi, con una presenza femminile vicina al settanta per cento. Nel 2025 i percorsi, tra pelletteria, calzature e abbigliamento, sono aumentati fino a sette, per un totale di 152 iscritti. Una parte fondamentale della formazione avviene proprio nello stabilimento di Scandicci, che oggi occupa 405 persone e produce articoli di pelletteria per Prada e Miu Miu.
Chi entra in Academy scopre un mondo che spesso non immaginava. Leonardo, 23 anni, lo racconta con un candore che illumina il senso del progetto: “Ho sempre amato i lavori manuali – spiega -. Mi sono incuriosito perché mi piacciono le creazioni in generale, anche se quando sono entrato qui non pensavo che dietro ci fosse un universo così complesso.”. Francesca, 24 anni, ha trovato nel mestiere un rigore che le parla: “Ho scoperto quanto conti la precisione dietro ogni dettaglio. Lavorando a macchina capisci che ogni cucitura ha un peso. Ogni giorno si impara qualcosa di nuovo, e saper osservare è fondamentale”.
A guidare questa cultura del lavoro c’è una visione che affonda nella storia stessa dell’azienda. Lorenzo Bertelli, figlio di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, oggi chief marketing officer e responsabile della sostenibilità, sottolinea che la tecnologia può alleggerire alcuni processi, ma non può tutto: “La tecnologia non può sostituire la capacità dell’artigiano di lavorare con le mani. Molti lavori un tempo considerati ad alto valore aggiunto oggi sono sostituibili; la manifattura qualificata, invece, molto meno”. L’obiettivo, spiega Bertelli, è rendere i luoghi di lavoro sempre più attrattivi: “Il made in Italy è anche un modo di vivere, una cultura del territorio che va raccontata. Abbiamo sempre lavorato per mantenere la filiera il più pulita possibile, attraverso controlli costanti”.
Lorenzo Bertelli, chief marketing officer e responsabile della sostenibilità del Gruppo Prada, insieme a tre giovani allievi della Prada Academy
Lorenzo Bertelli, chief marketing officer e responsabile della sostenibilità del Gruppo Prada, insieme a tre giovani allievi della Prada Academy
Per Andrea Guerra - ceo di un gruppo che oggi ha concretizzato l’acquisizione di un altro brand storico della moda italiana, Versace, per un’operazione da 1,25 miliardi di euro - l’identità produttiva di Prada si regge su tre elementi: “Quello che facciamo, per l’80%, nasce da mani, pensiero e cuore”. La pelle, “un materiale vivo”, impone uno sguardo allenato ai dettagli, perché dal taglio in poi “ci sono aspetti impercettibili ma innumerevoli che richiedono un’attenzione particolare”. È un mestiere che non ammette scorciatoie: “Le persone qui non imparano a fare le borse in tre mesi – sottolinea Guerra -. Questo è un mondo che deve restare lento, pur accogliendo la tecnologia, ma tenendo al centro il valore umano”. La scelta di mantenere una filiera cortissima si inserisce in questa filosofia, ancora di più in tempi di inchieste e scandali nel comparto. “Abbiamo quasi cinquemila persone nella parte industriale dei nostri venti stabilimenti in Italia”, ricorda Guerra, convinto che il livello di produzione interna del gruppo sia tra i più alti del settore. Un modello che negli anni si è accompagnato anche a un’idea di welfare più ampia: dall’assicurazione sanitaria ai servizi per le famiglie, fino a un percorso che guardi al 2030 come a un punto di maturazione di questa “cultura del lavoro”.
Nel 2025, osserva la chief people officer Rosa Santamaria Maurizio, l’Academy ha accolto 150 partecipanti con un tasso di assunzione del 70%. Un segnale forte, soprattutto in un anno in cui il gruppo ha programmato 60 milioni di euro di investimenti industriali: dal nuovo stabilimento di Piancastagnaio all’ampliamento di Foiano, fino al potenziamento dello storico sito Church’s a Northampton, in Inghilterra. È in questo scenario che il territorio cerca di tenere insieme memoria e futuro. La sindaca di Scandicci, Claudia Sereni, parla di una comunità che ha saputo trasformarsi senza perdere il proprio radicamento industriale: “C’è una grandissima tradizione che ci ha permesso di riconvertirci. Qui c’erano l’Electrolux, la Giga, ora nuove dinamiche produttive a cui ci siamo aperti, e questo ne è un esempio”. Il distretto, aggiunge, vive un momento di attesa ma non rinuncia alla sua natura: “Abbiamo bisogno di ragazzi e ragazze che diano corpo ai nuovi progetti. Dalla crisi produttiva stiamo cercando di far emergere anche il valore culturale della pelletteria”.
Così, tra tracce del passato e visioni del futuro, la Prada Group Academy festeggia i suoi venticinque anni come un luogo in cui il sapere si trasmette, si rinnova e continua a generare senso. Un laboratorio dove la manualità diventa racconto, la precisione si fa linguaggio e la filiera corta diventa una scelta d’identità. In un tempo dominato dalla velocità, qui la qualità continua a nascere da un gesto lento, deciso, irripetibile. Potentemente umano.
 

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