martedì 11 agosto 2020
La raccolta delle uve inizia dalla Franciacorta. Coldiretti prevede una produzione in calo del 5%. Preoccupa il calo dell'export
Vendemmia tardiva a Ramandolo

Vendemmia tardiva a Ramandolo - Aurelio Candido via Flickr

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Meno vino rispetto allo scorso anno, ma di buona e in alcuni casi ottima qualità. In calo deciso, invece, pare siano le vendite all’estero di etichette nostrane. È la sintesi della vendemmia 2020 che i coltivatori diretti hanno messo a punto sulla base di una prima indagine svolta nelle aree vitivinicole più rappresentative dello Stivale. L’occasione per le prime analisi è stata l’inizio della vendemmia in Franciacorta. In gioco, come ogni anno, il destino di un comparto che vale miliardi di euro.

Stando alle stime Coldiretti, la produzione di vini italiani dovrebbe collocarsi attorno ai 45 milioni di ettolitri in calo di circa il 5% rispetto allo scorso anno. Un traguardo ancora tutto da verificare, ma che mette in corsa l’Italia con la Francia per il primato di maggior produttore al mondo. Oltralpe, la produzione è infatti stimata tra 44,7 e 45,7 milioni di ettolitri, mentre in Spagna si stimano tra 43 e i 44 milioni di ettolitri.

Guardando alla qualità, Coldiretti spiega che quella del 2020 dovrebbe essere una annata tra il buono e l’ottimo, sempre che il clima non riservi brutte sorprese ai produttori. «Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che – precisa Coldiretti – prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658mila ettari coltivati a livello nazionale».

Dal punto di vista economico, il comparto vitivinicolo vale ormai oltre 11 miliardi di fatturato solo per la vendita del vino e occupazione per circa 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, oltre che quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Il 70% circa dei vini prodotti è a denominazione di origine. «Sul territorio nazionale – precisa Coldiretti – ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria».

Il problema con il quale i produttori devono confrontarsi, tuttavia, non è solo quest’anno quello della vendemmia, ma anche e soprattutto quello del mercato. Le vendite di vino italiano nel mondo, infatti, sono quest’anno in calo del 4% nel 2020. Dopo il record dei 6,4 miliardi di export del 2019,. questa, spiega Coldiretti, è «una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus».

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