venerdì 17 gennaio 2025
L’impatto economico e sociale è significativo, contribuendo con oltre 40 miliardi di euro all’economia italiana nel 2023, di cui 9,2 diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto
Una lezione di enogastronomia

Una lezione di enogastronomia - In Cibum

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«Il turismo enogastronomico è il cuore pulsante di un viaggio che non si limita più a un luogo, ma abbraccia storie, identità e innovazione. Il 2025 sarà l’anno in cui tradizione e tecnologia dialogheranno per creare esperienze sempre più immersive e sostenibili. Gli operatori non dovranno solo adattarsi, ma diventare protagonisti di un cambiamento che sta trasformando il modo in cui viviamo e raccontiamo il territorio». Lo afferma Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico.


Nel 2023, il valore delle prenotazioni globali nel settore turistico ha raggiunto la cifra impressionante di 722 miliardi di dollari e si prevede una crescita costante del 6%-9% all'anno, portando il valore stimato a 824 miliardi di dollari entro il 2026. Un aspetto chiave di questa espansione è la crescente penetrazione del digitale: se nel 2019 le prenotazioni online rappresentavano il 49% del totale, si stima che questa percentuale salirà al 65% entro il 2026, confermando la digitalizzazione come uno dei trend più significativi del settore. Questi sono solo alcuni dei dati contenuti nella ricerca di PhoCusWright, il più importante ente di ricerca al mondo. Dai dati emerge anche che la tecnologia sta trasformando profondamente il modo in cui le persone pianificano e vivono i viaggi. La realtà virtuale è utilizzata dal 64% dei viaggiatori europei per esplorare hotel e attrazioni prima della prenotazione, mentre la realtà aumentata è apprezzata per le sue funzioni pratiche, come le traduzioni in tempo reale (50%) e le informazioni interattive (47%). L’Ia-Intelligenza artificiale generativa sta iniziando a prendere piede, tuttavia, l’utilizzo pratico dell’Ia per scopi turistici è ancora più diffuso negli Stati Uniti (39%) rispetto all’Europa (29%), con una preferenza per la pianificazione di attività, voli e alloggi.

Se in generale nel comparto turistico post Covid si evidenziano, in particolare tra i turisti italiani, i primi segnali di flessione, c’è una specifica categoria che continua a crescere e lo fa a doppia cifra: si tratta proprio del turismo enogastronomico. A evidenziarlo è il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano, che fornisce una risposta grazie alla collaborazione con Economics Living Lab, spin-off dell’Università di Verona. L’impatto economico e sociale è significativo, contribuendo con oltre 40 miliardi di euro all’economia italiana nel 2023 – di cui 9,2 diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto – con un rapporto benefici/costi pari a 6,9, confermandosi importante per l’economia italiana, con un forte potenziale di crescita e un ruolo non secondario nell’occupazione e nella distribuzione del reddito. I dati del Rapporto certificano che si è ulteriormente consolidato il legame tra gli italiani e il viaggio alla ricerca di cibo, vino, olio e tutte le altre tipicità agroalimentari del territorio italiano. Il 70% degli intervistati dichiara infatti di aver svolto almeno una vacanza negli ultimi tre anni con questa motivazione primaria: le risposte evidenziano un +12% sul 2023 e +49% sul 2016. E mentre il turismo domestico generalista ha segnato un calo nel corso dell’ultima stagione estiva, quello enogastronomico non ha deluso, anzi: c’è un ampio bacino di domanda, stimato in 14,5 milioni di potenziali turisti del gusto, che opta prevalentemente per mete domestiche (64%). La destinazione preferita tra gli italiani, sia per i viaggi passati (39,3%) che per quelli futuri (33,9%), è la Toscana; a seguire troviamo Emilia-Romagna e Puglia, che s’invertono nell’ordine se consideriamo le intenzioni di viaggio.

L’enogastronomia si conferma fra le esperienze più desiderate anche per i turisti europei: il 15,3% della popolazione del Vecchio Continente (circa 20,6 milioni di potenziali turisti) ha intenzione di affrontarle nei viaggi in programma per questa stagione invernale, a prescindere dalla tipologia di viaggio (mare, city break, culturali e outdoor). Ed è alto anche l’interesse per le mete e le attrazioni a tema cibo dei mercati long-haul: in particolare svettano le destinazioni del Far East (Giappone, Corea del Sud, Cina) e il Brasile.

In particolare l'enoturismo è cresciuto del 18% nel 2023 per la parte relativa alla spesa media, attestata a 109 euro, mentre la media di persone per prenotazione è di 3,3, con il 43,8% tra i 25 e i 34 anni. Quasi l’80% delle prenotazioni avvengono on line con risparmio di centinaia di ore di lavoro (Report Enoturismo E Vendite Direct-To-Consumer 2024 di Winesuite, Divinea), mentre il 76,5% di chi si è recato in cantina ha acquistato almeno una bottiglia di vino al termine della visita. Eppure, nonostante i numeri siano positivi, il comparto evidenzia ancora grandi opportunità di sviluppo. A partire dall’occupazione, con il 43% degli operatori che dichiara di non riuscire a trovare lavoratori qualificati. Pesano poi sulla crescita del settore anche altri fattori come la mancanza di collaborazioni territoriali efficaci (per il 17%), i problemi infrastrutturali, come strade e trasporti pubblici inadeguati (per il 14%), oppure la burocrazia e le regolamentazioni eccessive (per il 14%). Infine, il 10% degli addetti ai lavori lamenta la mancanza di incentivi finanziari specifici per il settore enoturistico.

L’enogastronomia è diventata la motivazione principale nella scelta della destinazione per il 14% degli statunitensi, mentre per italiani, svizzeri e tedeschi rappresenta rispettivamente il 10% il 9% e il 6% delle decisioni. Quanto all’utilizzo dell’Ia generativa in fase di ispirazione, ricerca servizi o creazione di un itinerario, dallo studio emerge che è più diffuso Oltreoceano, con il 39% degli americani seguono Svizzera con il 23%, Germania 17% e Italia 15%. A prescindere dal Paese di provenienza e dalla destinazione, i viaggiatori ricercano soprattutto autenticità e tradizione.

Il mangiare e il bere di qualità, insomma, si confermano il vero valore aggiunto della vacanza nel nostro Paese, potendo contare sull'agricoltura più "verde" d'Europa con 5.450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp, 415 vini Doc/Docg e la leadership nel biologico con 86mila aziende. Mentre si contano più di 25mila agriturismi, per l’84% in aree collinari e montane. Oltre il 60% dei comuni italiani ne ospita almeno uno. Quasi la metà offre almeno tre servizi e più di uno su tre è condotto da una donna.

Le azioni per competere

Per esplodere pienamente il potenziale del turismo enogastronomico avrebbe bisogno di dieci azioni:

1. Consentire alle imprese agricole e produttive di esercitare le attività turistiche a 360 gradi senza vincoli normativi.
2. Agevolare le assunzioni nonché la possibilità di collaborazioni flessibili con figure professionali specializzate, disponibili a chiamata, per supportare le imprese nella gestione turistica e nella creazione di esperienze e i percorsi di rete.
3. Creare musei nazionali del cibo, dedicati a eccellenze italiane come il vino, l’olio e la pizza.
4. Migliorare l’accessibilità e i collegamenti verso le aree rurali e interne, con soluzioni innovative e sostenibili che prevedano formule ad hoc per le destinazioni interne e rurali con assenza di mezzi pubblici e taxi.
5. Introdurre l’educazione alimentare nei corsi scolastici, per diffondere cultura sul patrimonio enogastronomico, per dare indicazioni sui principi di sana alimentazione.
6. Sostenere percorsi per formare professionisti capaci di mettere in rete i produttori, creare e guidare percorsi turistici e supportare le aziende nella commercializzazione delle esperienze.
7. Favorire la digitalizzazione delle esperienze e l’adozione dell’intelligenza artificiale per la gestione turistica, garantendo supporto ai piccoli produttori per superare eventuali divari tecnologici.
8. Innovare la governance, oggi troppo frammentata: creare un soggetto inclusivo per definire congiuntamente strategie ed azioni di promozione tra i diversi attori coinvolti (assessorati, Camere di Commercio, DMO, strade del vino, consorzi di produttori, distretti del cibo).
9. Sviluppare un sito nazionale dedicato al turismo enogastronomico e creare un ufficio stampa internazionale dedicato alla gastronomia italiana.
10. Potenziare la presenza dell’Italia nei circuiti di eventi internazionali, come i 50 Best Restaurants, e promuovere l’organizzazione di fiere e saloni B2B dedicati al turismo enogastronomico.
«Queste azioni – conclude Garibaldi - rappresentano i pilastri per trasformare il turismo enogastronomico in un volano di crescita sostenibile, capace di esaltare le identità territoriali, promuovere l’innovazione e garantire benefici economici, sociali e ambientali. Il successo di queste iniziative richiederà una stretta collaborazione tra istituzioni, operatori e comunità locali, ponendo il turismo enogastronomico italiano come modello di eccellenza a livello internazionale».

Le tendenze del 2025

Giunto alla settimana edizione, il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano traccia anche le tendenze del settore:

1. Esperienza da vivere in ogni viaggio

Per i turisti europei, il cibo è ormai stabilmente fra le esperienze più desiderate insieme a natura e cultura. Nel breve periodo (ottobre 2024 – marzo 2025), queste proposte pesano rispettivamente per il 15,3%, 16,6% e 14,7% nelle intenzioni dei cittadini europei. L’enogastronomia è ormai una commodity che arricchisce ogni tipologia di viaggio.

2. Crescita delle mete minori e delle destinazioni rurali

La nuova via del turismo passa attraverso le mete meno conosciute: la survey globale condotta da Expedia indica che il 63% dei rispondenti ha intenzione di visitare queste destinazioni nel corso dei viaggi del 2025, l’indagine annuale della piattaforma Booking.com conferma l’alto interesse verso queste località e il 44% degli intervistati di Booking dichiara di non voler taggare questi luoghi sui social media per evitare fenomeni di overtourism. La bellezza e la ricchezza culturale di queste località sono i principali driver di scelta (indicati dall’11,2% e dal 10,3% degli italiani); a queste si aggiunge il patrimonio enogastronomico (8,8%). Per il settore turistico italiano si tratta di una grande opportunità di sviluppo sostenibile, considerando le conseguenze negative dell’overtourism che pesa sulle mete più gettonate: nel 2023, il 48,1% degli arrivi turistici stranieri si è concentrato in sole sei province – nell’ordine: Venezia, Roma, Bolzano, Milano, Firenze e Verona.

3. Enoturismo multiprodotto e multisensoriale

L’enoturismo è in una fase di transizione e trasformazione. Sta emergendo un nuovo modo di fare enoturismo. A degustazioni e visite – che rimangono le proposte più popolari – si affiancano attività che associano la scoperta del vino con l’opportunità di vivere i luoghi in modo coinvolgente, con un alto gradimento anche per tour, itinerari ed eventi tematici. Tra i più giovani, l’interesse per le proposte tradizionali è basso: c’è maggiore voglia di esperienze attive (trekking, vendemmia attiva, ...) e tour / itinerari a tema vino. La Generazione Z diventa un target verso cui sperimentare proposte creative, immersive, sostenibili e multisensoriali che reinterpretano la cultura del vino. Allargando la sfera e includendo gli altri prodotti che fanno emergere la percezione di un patrimonio enogastronomico unico (olio evo, pizza, pasta, formaggi…) emerge chiaramente come i format tradizionali dell’offerta turistica enogastronomica dovranno essere ripensati, valorizzando le eccellenze enogastronomiche in modo sinergico e puntando su modalità innovative, coinvolgenti e ingaggianti, capaci di raccontare la cultura ed i territori oltre i luoghi comuni.

4. Iperpersonalizzazione

L’iper-personalizzazione rappresenta una delle tendenze più significative per il futuro del turismo. I viaggiatori di oggi non si identificano più con le classiche motivazioni di viaggio, ma cercano esperienze multifunzionali che uniscano diversi stimoli. Questa evoluzione rende indispensabile un ripensamento delle strategie di segmentazione, spostandosi da criteri anagrafici tradizionali verso cluster comportamentali basati su esigenze, desideri e abitudini. Attraverso l’iper-personalizzazione si va a customizzare le proposte e le interazioni con il cliente / turista in base a valori ed azioni in tempo reale, creando esperienze tailor-made.

5. Vivere gli eventi

Gli eventi stagionali o culturali legati al territorio, i fenomeni naturali spettacolari come l’aurora boreale, stanno diventando catalizzatori di flussi turistici. La ricerca di esperienze autentiche e irripetibili spinge i viaggiatori a pianificare itinerari in funzione di questi appuntamenti, che si trasformano in vere e proprie leve di attrattività per le destinazioni enogastronomiche. Il turismo enogastronomico può integrare e reinterpretare questo approccio, offrendo esperienze uniche che abbinano la scoperta della natura con la valorizzazione del cibo locale. Dalla ricerca del tartufo alla fioritura dei ciliegi, dalla raccolta delle olive alla vendemmia, gli eventi stagionali motivano il viaggio, cosi come festival e sagre.

6. Scelta grazie a social e serie Tv

I social network hanno profondamente modificato le dinamiche del processo di acquisto e consumo, in particolare della GenZ che predilige Instagram (70,2%), TikTok (48,9%) e YouTube (38,3%); i Millenials, invece, preferiscono Facebook, per le generazioni precedenti i social pesano meno, affiancandosi a riviste e guide specializzate. I social media contengono una pluralità di consigli e recensioni ed in questo mare magnum gli influencer vengono percepiti come fonti affidabili. Inoltre, serie televisive e produzioni cinematografiche si confermano fonti ispirazionali di viaggio innescando il set-jetting con i turisti / fan che hanno la possibilità di immedesimarsi nei propri personaggi preferiti ed esplorare le località che hanno fatto da sfondo alle serie da loro amate, e hanno concorso ad accrescere (spesso in modo esponenziale) la popolarità di località ed attrazioni meno note.

7. Intelligenza artificiale per costruire il viaggio

L’intelligenza artificiale sta trasformando la capacità di personalizzare le esperienze turistiche, utilizzando algoritmi per analizzare le preferenze individuali dei viaggiatori. Questo permette alle piattaforme turistiche di suggerire itinerari enogastronomici su misura, adattando le proposte ai gusti personali, alle restrizioni dietetiche e ai budget. In futuro, sarà possibile integrare ulteriormente questi strumenti nei sistemi di prenotazione, offrendo esperienze altamente specifiche: più il sistema conosce i tuoi gusti, più elabora recensioni sui prodotti servizi, più riesce ad elaborare soluzioni su misura. I benefici si misurano su: a) ottimizzazione delle prenotazioni e dell’assistenza; b) edutainment e storytelling immersivo; c) gestione sostenibile dei flussi turistici; d) inclusività e accessibilità; e) formazione e sviluppo professionale.

8. Enogastronomia, valore aggiunto per la ricettività

L’evoluzione del food & beverage nell’ospitalità è testimoniata dai numeri. Se nei primi anni 2000 questo servizio era visto come mero costo operativo, oggi il 40% degli alberghi nel Belpaese dispone di un ristorante interno. Questa voce mediamente genera circa il 28% del fatturato totale dell'albergo, generando un valore economico complessivo stimato di 3,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda il fine dining, 158 ristoranti stellati Michelin (il 40% del totale) sono ospitati all’interno di strutture alberghiere. Puntare sul food & beverage offre opportunità di branding, permette di diversificare le entrate attraverso eventi e catering e migliora la percezione dell’hotel. Questa crescente attenzione per il mondo del food & beverage sta trasformando i ristoranti ospitati negli alberghi in veri e propri ambasciatori del territorio, con una crescente attenzione verso l’utilizzo di ingredienti locali e approcci eco-friendly, ma anche nel connubio tra cibo e benessere con la nascita dei longevity restaurant.

9. Il paesaggio ritrovato

Sempre più spesso, il paesaggio si configura come un elemento chiave nella scelta di una destinazione turistica, soprattutto per il turismo enogastronomico. Il 59,3% dei turisti coinvolti nella nostra indagine ha indicato il “godimento del paesaggi rurali” come una primaria motivazione dei viaggi realizzati negli ultimi 3 anni, e il 55,3% ha indicato il paesaggio come un forte elemento di interesse nella realizzazione di viaggi futuri. E questo mentre in Italia l’abbandono rurale e delle attività agricole rappresenta una delle principali minacce, compromettendo equilibri costruiti nel tempo grazie al lavoro e alla presenza di agricoltori, allevatori e pastori. È fondamentale intervenire con azioni mirate per preservare il paesaggio rurale italiano.

10. Gastrodiplomazia, il cibo per unire

La gastrodiplomazia si fonda sull’idea che il cibo sia una lingua universale, capace di superare le barriere linguistiche, culturali e politiche. Nei momenti di crisi, il cibo può essere utilizzato per ricordare che, nonostante le divisioni, esistono elementi comuni che uniscono i popoli.

Le professioni e l'offerta formativa

Con lo sviluppo del turismo enogastronomico nascono e si diffondono nuove professioni, mentre quelle più tradizionali si arricchiscono di nuove mansioni che implicano nuove competenze trasversali. Per esempio, i tradizionali gestori di agriturismo, di ristoranti o trattorie, i maître e i sommelier e non ultimi gli chef si stanno trasformando in “ambasciatori” dell’enogastronomia e della cultura locale. Mentre tra le figure emergenti abbiamo il responsabile dell’hospitality delle aziende agricole e vitivinicole, il destination manager enogastronomico e la guida enogastronomica. Il responsabile dell'hospitality è quella figura a cui è affidata, in strutture organizzative mediamente complesse e con elevato livello di servizio, la responsabilità della conduzione e della pianificazione di tutti i servizi di accoglienza, rispondendo dell’organizzazione degli stessi, nel rispetto di standard di qualità, quantità e costo precedentemente fissati. Nella stragrande maggioranza delle cantine italiane la persona ​addetta al turismo del vino svolge tutte le funzioni, ma nella realtà ci dovrebbero essere due ruoli distinti: uno di front office, che è a ​diretto contatto con il pubblico, e uno di back office, che funge da regia. Chi riveste il ruolo di coordinatore del back office dovrebbe creare i prodotti e gli eventi, gestire le attività commerciali, di marketing e di comunicazione, nonché verificare la regolarità fiscale, amministrativa e sanitaria di tutto ciò che concerne l’ospitalità aziendale. Il destination manager è colui che si occupa della promozione e del lancio o rilancio turistico di un dato territorio. La figura deve ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane ed economiche a disposizione al fine di valorizzare le peculiarità culturali, ambientali ed enogastronomiche che costituiscono l’attrattiva turistica della destinazione stessa. La guida enogastronomica assomma le competenze del sommelier, della guida turistica e ambientale e dell’animatore turistico. Dovrebbe avere la capacità di trasformare le emozioni in parole. ​​

Sono numerose le Università e le Academy che propongono corsi e master sul turismo enogastronomico. La Scuola di Alta Formazione dei Mestieri del Gusto, Cast Alimenti (www.castalimenti.it/), per esempio, nata a Brescia nel 1997 da un’idea di Iginio Massari e Vittorio Santoro, si rivolge ai giovani che vogliono imparare o perfezionare un mestiere del gusto, mettendo a loro disposizione maestri e strumenti idonei a coniugare l’essere, il sapere e il saper fare. L’ampia sede è una vera e propria Torre Green, completamente digitalizzata e a bassissimo impatto ambientale, interamente a disposizione degli allievi che in Cast decidono di costruire il proprio futuro con solide basi di conoscenza ed esperienza. La struttura dispone di 42 camere per l’ospitalità, un bar didattico, un temporary shop, un ristorante panoramico, una cucina didattica, due aule per le lezioni teoriche, un’aula conferenze, 8 laboratori a postazione singola e per lavoro di gruppo e un laboratorio per la Ricerca & Sviluppo, tutti dotati di attrezzature e tecnologie all’avanguardia grazie alla partnership con le più importanti aziende agroalimentari e tech-food. La faculty è composta da un ricco corpo docenti formato da professionisti, chef e Maestri tra i migliori del settore. Il metodo didattico di insegnamento, il Metodo Cast, si basa sull’acquisizione di conoscenze teoriche abbinate a una pratica continua quale acceleratore di competenze grazie a lezioni frontali, esercitazioni di laboratorio, simulazione di servizi, uscite didattiche e progetti speciali. Con l’ingresso in Plena Education, Cast Alimenti amplia la propria offerta formativa, aggiungendo ai “corsi intensivi” (quatto mesi di formazione e quattro di stage in azienda) di Alta Formazione in Pasticceria e Cucina, due percorsi di laurea in ambito Food & Hospitality. Nel dettaglio, si tratta di un corso di laurea in lingua inglese con focus su Managerialità in ambito Food & Hospitality e un corso di laurea triennale in Cucina e Ospitalità, in collaborazione con Ciels, con focus sulle lingue straniere. Il Bachelor in Culinary Arts & Hospitality Management è il primo percorso di laurea in Italia incentrato sulla gestione d’impresa nel Food e Hospitality, che abbina formazione pratica di laboratorio a lezioni d’aula sui temi della managerialità. È dedicato ai futuri imprenditori e manager, consulenti, chef, creator/ambassador del settore, che vogliono cogliere le numerose e qualificate opportunità di carriera in catene alberghiere, ristoranti, catering, aziende nel settore dell’enologia e, più in generale, in tutte le aziende della filiera del settore food & hospitality. Si tratta di un percorso che si svolge in sinergia con le più importanti aziende del settore: nel terzo anno è previsto, infatti, un Industry Project da realizzare in affiancamento ad un tutor aziendale. Il corso triennale in Mediazione Linguistica, Cucina e Ospitalità ha invece un taglio più pratico, dedicato a coloro che vogliono entrare nella filiera del food e dell’ospitalità in contesti internazionali (in Italia o all’Estero), ai futuri responsabili delle relazioni esterne per aziende nel Food & Hospitality o ai responsabili dello sviluppo business estero per ristoranti, hotel e aziende vitivinicole. All’insegnamento delle nozioni teoriche sono previste esercitazioni pratiche, nonché lo studio di almeno 2 lingue che consentiranno loro di esercitare la professione scelta nel mondo.

Otto ore di formazione tra corsi, degustazioni, workshop, sessioni esperienziali e dibattiti. La quarta edizione di In Cibum Extra ha portato in aula 150 tra ristoratori, panificatori, pizzaioli e pasticceri di tutta Italia; 70, invece, tra relatori e partner. L’evento, organizzato da In Cibum, la scuola di Alta Formazione Gastronomica che ha sede in Campania (via Leonardo Da Vinci 17/A – Pontecagnano - Salerno), ha rappresentato l’occasione per riflettere sull’attuale momento storico, lanciando il tema Save the food e chiedendo ai partecipanti un contributo in termini di proposte. Appello che non è caduto nel vuoto. Durante la tavola rotonda di apertura Dominga Cotarella, presidente di Terranostra-Coldiretti ha detto: «L'Italia è leader nel turismo enogastronomico ed esperienziale grazie alla qualità del cibo e del vino che ogni territorio offre. L'agricoltura può quindi svolgere un ruolo cruciale: i visitatori scelgono l’Italia anche per il suo patrimonio alimentare, e non possiamo permettere che il nostro Paese sia rappresentato da prodotti ultra-trasformati come snack e bibite. Siamo un Paese agricolo, non solo per l’impatto economico della filiera alimentare, che vale circa 640 miliardi, ma anche per il contributo alla bellezza del territorio. Senza agricoltura, l’Italia sarebbe certamente più povera». Per Fabrizio Mellino, chef del ristorante Quattro Passi a Nerano (3 Stelle Michelin) una soluzione è nella salvaguardia dei prodotti che troviamo nelle micro-stagioni: «Sta a noi chef aiutare i tanti piccoli produttori ad uscire fuori, ad essere presenti sulle nostre tavole. Il 90% di un piatto è dato dagli ingredienti; una nostra scelta sbagliata sulla spesa può ricadere su tutta la filiera. Il riscaldamento globale ha creato una differenza nella stagionalità: se prima parlavamo di inverno, primavera, estate e autunno in maniera quasi matematica, adesso credo sia arrivato il tempo delle micro-stagionalità con prodotti che sono presenti anche solo due settimane. Adottarla consentirebbe di ottenere una qualità superiore e contrastare i prezzi». Enzo Vizzari, critico gastronomico, ha poi aggiunto: «Il problema è la mancanza di forza nel promuovere una visione autentica e rispettosa del cibo, che valorizzi la qualità e le peculiarità delle produzioni locali. Chi produce cibo oggi spesso adotta una prospettiva orientata al consumo di massa, che non coincide con quella di chi, come noi, si occupa di cultura e comunicazione del cibo. Sebbene ci sia accordo su questi valori, è essenziale ampliare il pubblico e trovare modi efficaci per trasmettere queste idee. Il lavoro degli chef famosi è importante, ma da solo non può incidere profondamente sull’orientamento dei consumatori». Soddisfatta della risposta da parte degli addetti ai lavori e delle sollecitazioni che sono emerse duranti le sessioni formative, Mariagiovanna Sansone, direttrice di In Cibum, ha parlato di come la scuola stia adottando il concetto di sostenibilità per il benessere delle persone: «Abbiamo deciso di fare un passo verso i ragazzi e le loro richieste trasformando gli stage di fine corsi in tirocini formativi extra curriculari per i quali è previsto un rimborso spese di almeno 500 euro. E poi c’è tutto il ragionamento sullo spreco alimentare, il rispetto della natura che trova nel Food Center il luogo nel quale la sostenibilità entra in cucina e ne esce attraverso i menù del giorno».

Presentata anche la nuova edizione di In itinere - Viaggio tra generazioni, gusti e territori, il progetto editoriale promosso da In Cibum e aperto a tutti gli istituti italiani dell'enogastronomia e dell'ospitalità alberghiera. Nel 2025, In Itinere diventerà un progetto didattico più ampio: le scuole avranno l’opportunità di ricevere delle borse di studio per l’accesso ai corsi In Cibum per gli studenti che si saranno distinti nella conoscenza dei prodotti tipici e dei territori di provenienza. Si terranno diversi appuntamenti che coinvolgeranno produttori e consorzi di tutela: seminari, degustazioni, roadshow e cooking lab.




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