venerdì 6 novembre 2020
Protesta nazionale con adesione al 100% nel primo giorno di attuazione delle nuove chiusure imposte dall'ultimo dpcm. I sindacati: corse ai minimi storici da otto mesi
Sciopero nazionale dei taxi dalle 8 alle 22

Sciopero nazionale dei taxi dalle 8 alle 22 - Ansa

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Il primo giorno del nuovo quasi lockdown va in scena la protesta dei taxisti. Che rivendicano con forza il loro ruolo e chiedono misure di sostegno adeguate: «Non ci siamo mai fermati, ma dopo otto mesi siamo allo stremo». Con la chiusura dei negozi, di bar e ristoranti scattata nelle zone rosse e arancioni le auto bianche – in Italia ci sono circa 20mila licenze – rischiano di restare ferme ad aspettare passeggeri che non arriveranno mai. Per questo si sono mobilitati, con uno sciopero nazionale. Alcuni si sono dati appuntamento alle 10 davanti al ministero delle Finanze. Alla stazione Termini i passeggeri sono accolti da uno striscione che recita così: «Ci scusiamo con l'utenza ma non abbiamo più nemmeno i soldi per il carburante».Adesione al 100% a Milano secondo le stime di Emilio Boccalini presidente di Taxiblu. «Il Dpcm non ci consente manifestazioni e quindi gran parte dei colleghi è a casa e non, come di consueto, nei parcheggi – spiega –. Circolano solo i taxi, con uno speciale cartello, che svolgono servizi di carattere sociale e che trasportano persone malate o invalide senza farle pagare». I taxisti denunciano un fermo che in realtà dura da mesi, con corse ai minimi storici.

A rischio non solo il lavoro ma l’intera categoria che si presenta unita: allo sciopero hanno aderito tutte le sigle sindacali: Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Tam, Satam, Claai, Unimpresa, Usb taxi, Uritaxi, Uti, Or.S.A taxi, Ati Taxi e Associazione Tutela Legale Taxi. La pandemia in atto, spiegano i sindacati, ha investito in modo drammatico il comparto: da un lato il crollo sostanziale dei flussi turisti ha notevolmente ridotto la domanda, dall'altro lato, la continua incentivazione e l'affermarsi dello smart working, ha impattato negativamente sugli spostamenti di tipo lavorativo, creando una doppia crisi. Contestato anche il disinteresse delle istituzioni che avrebbero potuto sfruttare il taxi per garantire il trasporto pubblico arginando i contati. «In un paese nel quale si ha necessità di potenziare l'offerta di trasporto pubblico, non si può tenere ferme le nostre vetture mentre i tradizionali mezzi di trasporto sono sovraccarichi di passeggeri, con l’erogazione dei voucher taxi, da far utilizzare a particolari fasce d'utenza come disabili, malati cronici anziani, studenti e personale medico infermieristico». Chiesta anche una disciplina dell'uso delle piattaforme di intermediazione tecnologica e a contrastare l'annosa problematica dell'abusivismo. «Siamo costretti a fermarci – spiega Alessandro Genovese, responsabile Ugl taxi –. Abbiamo trasportato per mesi medici e pazienti, abbiamo adeguato le nostre auto con paratie per il covid, ci siamo comprati mascherine, guanti e gel a spese nostre dandole spesso anche agli utenti sprovvisti, ma ad oggi gli aiuti che ci sono arrivati sono davvero minimi. E in più lo Stato continua a chiederci le tasse».

In realtà dal governo sono arrivate proprio in questi giorni delle aperture. Ai taxisti e ai conducenti di auto a noleggio sarà riconosciuto il diritto al ristoro per i mancati guadagni (che corrisponderà al 100% di quanto ottenuto nei mesi di lockdown vero e proprio). Accolta anche la proposta dei voucher: ne saranno distribuiti 35 milioni destinati a persone con handicap o con ridotte capacità di mobilità come annunciato ieri dal ministero dei Trasporti.

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