lunedì 6 aprile 2020
Attesa per l’Eurogruppo di martedì 7 aprile dopo l’apertura della presidente della Commissione Ue von der Leyen. Gentiloni: il Mes alleggerito non basta. Castaldo (M5s): servono i coronabond
La presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen

La presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen - Ansa

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No ad un’Europa a metà o a mezze misure per combattere la crisi economica che si è abbattuta sul vecchio continente insieme al Coronavirus. Il giorno dopo la lettera del presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ad Avvenire, nella quale si ipotizza un piano Marshall per una Ue solidale con investimenti massicci, la politica italiana chiede che alle parole seguano i fatti. Resta alta tensione in vista della riunionechiave dell’Eurogruppo, in programma per martedì prossimo. Si fa strada l’ipotesi di un accordo sulla proposta tedesca di un piano a breve termine che preveda l’utilizzo del Mes (il fondo Salva Stati) ma in versione light con vincoli 'alleggeriti' rispetto al passato. A supportarlo il credito della Banca europea degli investimenti, che ha proposto un nuovo piano da 25 miliardi per offrire alle imprese europee liquidità per investimenti fino a 200 miliardi, e il fondo Sure da 100 miliardi per i cassintegrati.

Ma in Italia la posizione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte non cambia: servono misure più potenti. Vale a dire l’emissione di titoli per la ripresa europea, osteggiata apertamente da Germania e Olanda. Il Movimento 5 Stelle difende a spada tratta la linea del premier. Non basta discutere del 'cosa' istituire: la differenza sta nel come e quanto finanziarlo. «La Commissione non deve accontentarsi di essere semplice 'custode dei Trattati'», non deve restare neutrale «di fronte agli egoismi di alcuni stati membri» altrimenti consegna al mondo l’immagine di «una Europa rallentata, indecisa e dilaniata da interessi elettorali» puntualizza Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del M5s e vicepresidente del Parlamento europeo.

«Conte, insieme ad altri leader europei – sottolinea Castaldo – , ha tracciato la via proponendo in primis l’istituzione dei Coronabond o Recovery bond, per sostenere la crescita degli Stati membri, dare liquidità immediata a imprese e famiglie e non lasciare in eredità alle future generazioni il peso del costo di una pandemia di cui siamo tutti vittime. Per un 'piano Marshall’ serve poi certamente un bilancio Ue più ambizioso: proprio per questo alcuni Stati membri, proprio gli stessi che si oppongono ai coronabond, devono rinunciare a ingiustificabili privilegi, come i cosiddetti sconti o rebates».

Pieno sostegno alla linea di Conte arriva dal commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni dalle colonne del quotidiano tedesco Die Welt. «Per sostenere la ripresa servono bond comuni emessi per uno specifico scopo e come misura 'one-off' destinata a rispondere esclusivamente a queste circostanze eccezionali. Penso che la Germania e gli altri Paesi del Nord lo potranno accettare».

Il Mes senza condizioni può essere uno strumento utile, ma solo uno tra molti secondo l’ex premier che sui coronabond precisa «Non si tratta di condividere il debito esistente, dei debiti pubblici degli ultimi 30 anni. Ma di 'condividere il peso della crisi' dovuta al Coranovirus». E mentre le opposizioni sparano a zero, «Non ci siamo proprio » dice il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, il Pd apprezza la linea dialogante di von der Leyen. Patrizia Toia, europarlamentare, le riconosce il coraggio di aver ammesso che l’Europa ha sottovalutato la situazione. «Io penso che l’Unione Europea si è messa in moto. Passi importanti e, fino a ieri, incredibili ». Negli ultimi giorni sono poi state annunciate due misure più tecniche, «Sure per il sostegno ai lavoratori e il fondo della Bei per le piccole e medie imprese».

L’Europa insomma non sta più alla finestra e ha capito che è il momento di unire le forze. Sulla stessa lunghezza d’onda un altro europarlamentare del Pd, Pietro Bartolo. «Von der Leyen ha fatto autocritica ed ha aperto a nuove soluzioni. L’Europa deve reagire come uno Stato unico, visto che è nata dalla condivisione. Questa è una guerra mondiale e come tale va affrontata. Sono convinto che questo spirito di collaborazione vada esteso anche ad altri ambiti come quello delicato dell’immigrazione».

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