mercoledì 24 luglio 2019
Aveva 88 anni. Presidente onorario di Italmobiliare, aveva fondato Italcementi con il padre Carlo
Giampiero Pesenti (Ansa)

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C'era una volta l’Italia dei grandi banchieri e dei grandi industriali. Di questi ultimi un rappresentante tanto importante quanto poco amante dei riflettori era Giampiero Pesenti scomparso ieri notte a Bergamo all’età di 88 anni. Un uomo schivo, ma con una spiccata vocazione imprenditoriale concepita al servizio del Paese oltre che degli azionisti. Conseguita la laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, inizia la sua attività nel gruppo Italcementi nel 1958, allora guidato dal padre Carlo.

Dopo un primo impiego alla cementeria di Monselice (Pd), diventa capo ufficio progetti della società e nel 1964 coordina i lavori per la realizzazione della cementeria di Rezzato (Bs), realizzata in occasione dei 100 anni di storia di Italcementi. Nel 1984 alla scomparsa del genitore prende le redini di Italcementi e di Italmobiliare. Il padre aveva a sua volta ereditato un impero nato dal cemento, allargandolo via via con partecipazioni nella meccanica (Franco Tosi), nelle banche (Ibi, Bpl, Credito commerciale), nelle assicurazioni (Ras), nella finanza (Bastogi) e nell’editoria (Il Tempo, La Notte, il Giornale di Bergamo). È un momento di transizione del gruppo e Pesenti raccoglie l’eredità di diversificazione, con una visione personale più mirata al rafforzamento dell’attività industriale legata ai materiali da costruzione. «Tutte le persone hanno caratteri diversi, pur nella differenza mi sento accomunato a mio padre in molti modi di pensare e di agire, ma soprattutto nel grande desiderio di intraprendere» sottolineava per rimarcare una continuità di impegno imprenditoriale della famiglia.

Avvia così un programma di rifocalizzazione del gruppo, cedendo una serie di attività diversificate con l’obiettivo di riportare l’indebitamento, che nel 1983 era superiore ai 1.000 miliardi di lire, a livelli più sostenibili. In quegli anni si rafforza il legame con la Mediobanca di Enrico Cuccia, con cui mette a punto le misure di ridefinizione del perimetro delle varie attività del gruppo, ora più focalizzato sul cemento, creando quella liquidità necessaria per affrontare nuove sfide. Pesenti ha comunque la capacità e la forza di gestire il rapporto con l’establishment economico-finanziario a tutto tondo con l’attenzione dell’uomo di industria, ma con un forte interesse anche all’aspetto finanziario. («Un grande gruppo industriale non può disinteressarsi della finanza» ricordava spesso, aggiungendo: «È assurdo distinguere fra finanza cattolica e finanza laica. Io ho buoni rapporti con tutti»).

Alla fine degli anni 80 Italcementi dà impulso alla fase di internazionalizzazione del gruppo. Ma è con l’acquisizione nell’aprile del ’92 di Ciments Français – società grande più di due volte il gruppo bergamasco – che si realizza in un sol colpo la globalizzazione della società. È un grande successo per Pesenti, che parte il 25 aprile per Parigi per un ultimo incontro di verifica sul possibile deal, convinto – viste le condizioni poste dal venditore – di non procedere con l’operazione, e invece, grazie alla sua abilità e alla riconosciuta esperienza, torna con un contratto di acquisto soggetto a garanzie che si dimostrarono molto vantaggiose. È una operazione che all’epoca racchiude tre primati: si tratta della più rilevante acquisizione industriale realizzata all’estero da un gruppo italiano, è il più importante aumento di capitale (5 miliardi di franchi) effettuato alla Borsa di Parigi ed è il più rapido aumento di dimensioni mai registrato da una società industriale italiana, cha passa da un fatturato pre-acquisizione di 1.500 miliardi di lire ad un giro d’affari consolidato di oltre 5mila miliardi. Italcementi diventa così uno dei primi 10 gruppi industriali del Paese e a livello mondiale figura fra i primi 5 del settore.

Ma a fianco dell’attività in Italcementi, che resiste alla crisi degli ultimi anni ma viene poi ceduta nel 2015 ai tedeschi di HeidelbergCement, l’imprenditore era molto attento anche allo sviluppo di Italmobiliare, la holding del gruppo che integrava lo storico investimento nel settore materiali da costruzione con attività differenziate. Proprio alla luce di questa ampia diversificazione degli interessi, Pesenti ha ricoperto negli anni numerosi incarichi nei consigli di varie società quotate, ed è stato presidente del patto di sindacato di Mediobanca e di RCS per 9 anni, chiamato a questo incarico dagli altri soci per la sua riservatezza e capacità di saper trovare un punto di mediazione fra le diverse posizioni. Pesenti ha poi rivestito incarichi istituzionali di primo piano: è stato membro di giunta di Confindustria, di cui ha ricoperto la carica di vicepresidente dal 1992 al 1996, oltreché consigliere di ABI e di Assonime. Nel 2004, in occasione dei 140 anni di Italcementi e in ricordo del padre scomparso 20 anni prima, ha dato vita alla Fondazione Cav. Lav. Carlo Pesenti, di cui è stato presidente onorario. Giampiero Pesenti lascia tre figli Carlo, Giulia e Laura. La moglie Franca era scomparsa nel 2015. Le esequie si terranno giovedì nel Duomo di Bergamo alle 9.30.

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