mercoledì 21 maggio 2025
I 385 contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti da organizzazioni presenti al Cnel coprono il 97% degli occupati nel settore privato
L'ingresso del Cnel a Villa Lubin, Roma

L'ingresso del Cnel a Villa Lubin, Roma - Archivio

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«L’assemblea del Cnel ha approvato il Rapporto annuale sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva. Di particolare importanza, l’attenzione che il Rapporto quest'anno ha voluto rivolgere all'unica banca dati esistente che consenta di misurare il metabolismo sociale dei processi economici legati al lavoro: l’Archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro del Cnel. Un dato rilevante: su oltre 1.000 contratti collettivi depositati nell’Archivio, ben 632 risultano sottoscritti da organizzazioni non rappresentate al Cnel. Si tratta di contratti che, nella maggior parte dei casi, hanno un impatto pressoché nullo sui lavoratori, interessando poco più del 2% delle figure operaie e impiegatizie. Per contro, i 385 contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti da organizzazioni presenti al Cnel coprono il 97% degli occupati nel settore privato. In particolare, i soli 214 contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil, che rappresentano appena il 21% dei contratti presenti nell’Archivio, interessano il 96% degli occupati nel settore privato. I dati confermano la solidità del nostro sistema di relazioni industriali, con livelli di copertura contrattuale nettamente superiori a quelli registrati in altri Paesi». Così il presidente del Cnel Renato Brunetta.

Il XXVI Rapporto esplora il patrimonio informativo dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro istituito presso il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. I dati mostrano alcune linee di tendenza relativamente al 2024. Innanzitutto, si conferma la fase di recupero delle retribuzioni contrattuali, all’interno di una tendenza di lungo periodo che vede i salari in Italia rimasti sostanzialmente stagnanti per tre decenni: crescita dell’1% a fronte del 33% medio dell’area Ocse.

Si registra una forte concentrazione della copertura contrattuale, che contrasta fortemente con la frammentazione numerica dei contratti collettivi nazionali di lavoro registrati. I dati dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro segnalano certamente la presenza di un numero rilevante di contratti in ciascun settore, ma se si utilizza una soglia di rilevanza statistica (per esempio dell’1% del totale dei lavoratori censiti dal modello uniemens nel settore di riferimento) emerge che i Ccnl applicati in modo significativo sono generalmente poche unità. Un esercizio svolto sul settore metalmeccanico e su dati tratti dal flusso informativo uniemens mostra che i primi quattro Ccnl si applicano a più del 98% dei lavoratori del settore. I contratti depositati, ripartiti per settore, che risultano applicati ad almeno l’1% dei dipendenti censiti nel settore attraverso le dichiarazioni uniemens: sono sette nel settore chimici, quattro nel settore meccanico, sette nei tessili, sei negli alimentaristi, dieci nell’edilizia, legno e arredamento, nove nei trasporti.

Inoltre emerge che i Ccnl sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sono applicati a oltre il 96% dei dipendenti del settore privato (esclusi “agricoltura” e “lavoro domestico e di cura”) censiti dall’Inps per mezzo del flusso uniemens e al 100% dei dipendenti del settore pubblico contrattualizzati censiti dalla Ragioneria Generale dello Stato per mezzo del Conto annuale delle amministrazioni pubbliche.

Alla data del 31 dicembre 2024, risultano depositati presso il Cnel 1.017 contratti collettivi nazionali di lavoro, di cui 388 vigenti e 629 scaduti, la maggior parte dei quali non sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil di cui più di 100 da oltre dieci anni. I 1.017 contratti collettivi risultano applicati a 14.628.361 lavoratori. Nel settore pubblico sono stati censiti 23 contratti collettivi, mentre 46 sono gli accordi economici collettivi relativi ad autonomi e parasubordinati. Lo rivela il XXVI Rapporto CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva. Attraverso la connessione dell’Archivio CNEL al sistema informativo uniemens si registra l’esistenza di 461 contratti applicati a meno di 100 lavoratori, e di ben 663 contratti che risultano applicati a meno di 500 lavoratori. Nel complesso sono 722 i contratti collettivi che trovano applicazione a meno di 1.000 lavoratori.

Dei 1.017 contratti depositati, ben 74 risultano non rinnovati da almeno dieci anni e applicati a 40.123 lavoratori. Il numero complessivo di lavoratori in attesa di rinnovo era al 31 dicembre 2024 pari a sei milioni 389mila (nel 2023 erano circa 7,7 milioni), a fronte di otto milioni 349 mila disciplinati da contratti rinnovati. Al 31 dicembre 2024 la percentuale di dipendenti coperti da Ccnl rinnovato era del 56%, con punte del 13% nel settore trasporti, del 19% nel settore meccanica, del 35% nei tessili, del 93% dei chimici e del 95% del terziario e servizi.

Purtroppo pratiche di dumping contrattuale sono diffuse in specifiche aree geografiche e in specifici settori produttivi, con particolare rilevanza nel terziario di mercato, dove si registra una presenza di contratti collettivi in aperta competizione con quelli sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. Va tenuto conto che i rinnovi contrattuali del 2024 hanno cercato di bilanciare la necessità di tutela dei lavoratori con le esigenze di una più produttiva organizzazione del lavoro, con l'emergere di prime forme di regolazione dei sistemi di intelligenza artificiale, anticipando quella che sarà probabilmente una delle sfide centrali della contrattazione futura e mostrando la capacità del sistema di relazioni industriali di intercettare i cambiamenti tecnologici.

Infine cresce il numero di contratti e accordi economici collettivi depositati nell’Archivio del Cnel: erano 267 nel 1995, 307 nel 2005, 587 nel 2015 e 1.062 a dicembre 2024. Sono inoltre riportati i nuovi codici assegnati nel corso degli anni (50 solo nell’anno 2024) e quelli cancellati per cessazione di contratto o per confluenza in altri Ccnl. Nel biennio 2023-2024 risultano attivati 86 nuovi codici, dei quali nove sottoscritti da organizzazioni sindacali storiche, comparativamente più rappresentative sul piano nazionale relativamente ai settori contrattuali del lavoro privato. Questi nove contratti risultano applicati a 132.637 lavoratori dipendenti, mentre gli altri 77 nuovi contratti o accordi riguardano appena 5.483 lavoratori.

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