
Ansa
RedBird Capital Partners, il fondo statunitense che è proprietario anche della squadra di calcio del Milan, ha acquisito il quotidiano britannico Telegraph in partnership con International Media Investments (IMI), di proprietà degli Emirati Arabi Uniti. Ne assumerà il controllo, dopo aver raggiunto un accordo di massima, secondo il quale l’impresa viene valuta 500 milioni di sterline (quasi 600 milioni di euro).
«Riteniamo che il Regno Unito sia un ottimo posto per investire e questa acquisizione rappresenta una parte importante del crescente portafoglio di aziende di media e intrattenimento di RedBird» ha commentato Gerry Cardinale, fondatore nel 2014 della società di private equity statunitense, che gestisce circa 12 miliardi di dollari di asset a livello globale, investiti in società di sport, media e servizi finanziari.
La vendita sancisce la fine di due anni di incertezza sul futuro del quotidiano britannico conservatore, fondato 170 anni fa e più in generale su tutto il gruppo Telegraph Media, messo in vendita nel 2023 per debiti dagli eredi dei fratelli David e Frederick Barclay, due miliardari londinesi (proprietari fino al 2020 dello storico hotel Ritz) che ne avevano preso il controllo 20 anni prima. La joint venture fra RedBird Capital Partners e la società IMI, sostenuta da Abu Dhabi, aveva comprato il Telegraph e la rivista Spectator proprio due anni fa, prima che il governo britannico, guidato dall’allora premier conservatore Rishi Sunak, decidesse di vietare gli investimenti statali stranieri nei giornali britannici, in seguito alle proteste di alcuni politici circa la possibilità che gli Stati stranieri potessero acquisire influenza politica nel Regno Unito. Questa mossa del governo di Londra aveva costretto RedBird IMI a rimettere le quote sul mercato.
Solo settimana scorsa, le regole in questo ambito, sono state alleggerite dall’attuale esecutivo laburista di Keir Starmer: gli investitori statali stranieri sono stati autorizzati a possedere fino al 15% degli editori di giornali britannici, sbloccando così la possiblità di questo accordo. RedBird Capital, che ha fornito un quarto del finanziamento di RedBird IMI per l’accordo iniziale, diventerà l’unico azionista di controllo ed è in trattative con «selezionati investitori di minoranza con sede nel Regno Unito con esperienza nel settore della stampa», ha fatto sapere in un comunicato. Dal canto suo, IMI parteciperà come investitore di minoranza, soggetto alla legislazione britannica sulla proprietà sostenuta da stati esteri.
Mentre il Telegraph ha fatto sapere che non sono stati ancora stipulati accordi definitivi e che ci saranno ostacoli normativi da superare.
La vendita sancisce la fine di due anni di incertezza sul futuro del quotidiano britannico conservatore, fondato 170 anni fa e più in generale su tutto il gruppo Telegraph Media, messo in vendita nel 2023 per debiti dagli eredi dei fratelli David e Frederick Barclay, due miliardari londinesi (proprietari fino al 2020 dello storico hotel Ritz) che ne avevano preso il controllo 20 anni prima. La joint venture fra RedBird Capital Partners e la società IMI, sostenuta da Abu Dhabi, aveva comprato il Telegraph e la rivista Spectator proprio due anni fa, prima che il governo britannico, guidato dall’allora premier conservatore Rishi Sunak, decidesse di vietare gli investimenti statali stranieri nei giornali britannici, in seguito alle proteste di alcuni politici circa la possibilità che gli Stati stranieri potessero acquisire influenza politica nel Regno Unito. Questa mossa del governo di Londra aveva costretto RedBird IMI a rimettere le quote sul mercato.
Solo settimana scorsa, le regole in questo ambito, sono state alleggerite dall’attuale esecutivo laburista di Keir Starmer: gli investitori statali stranieri sono stati autorizzati a possedere fino al 15% degli editori di giornali britannici, sbloccando così la possiblità di questo accordo. RedBird Capital, che ha fornito un quarto del finanziamento di RedBird IMI per l’accordo iniziale, diventerà l’unico azionista di controllo ed è in trattative con «selezionati investitori di minoranza con sede nel Regno Unito con esperienza nel settore della stampa», ha fatto sapere in un comunicato. Dal canto suo, IMI parteciperà come investitore di minoranza, soggetto alla legislazione britannica sulla proprietà sostenuta da stati esteri.
Mentre il Telegraph ha fatto sapere che non sono stati ancora stipulati accordi definitivi e che ci saranno ostacoli normativi da superare.