mercoledì 15 febbraio 2023
I tassi Bce sono risaliti, ricorda la Banca d'Italia, gli istituti di credito devono adeguare l'offerta. Una "moral suasion" che può fare bene anche alle banche: i depositi sono tornati redditizi
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, al 29° congresso Assiom Forex

Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, al 29° congresso Assiom Forex - Ansa

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La Banca d'Italia ha scritto ad «alcune banche» per invitarle ad alzare i tassi di interesse sui depositi e ad usare cautela nell’aumentare il costo dei conti correnti con modifiche unilaterali dei contratti. Un’operazione di «sensibilizzazione» che ha l’obiettivo di «assicurare che le variazioni contrattuali siano sempre motivate dalla necessità di ripristinare l’equilibrio effettivo degli impegni originariamente assunti dall’intermediario e dal cliente» spiega il dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria nella nota pubblicata sul sito di Banca d’Italia.

La banca centrale è andata a toccare un tema molto sentito dalle famiglie, abituate a tenere grandi quantità di denaro fermo sui conti correnti. Le banche italiane custodiscono 1.174 miliardi di euro di depositi delle famiglie, una cifra cresciuta rapidamente nei mesi della pandemia, quando rimasti in casa gli italiani hanno bruscamente ridotto le spese. In tre anni le banche hanno accumulato circa 130 miliardi di euro di depositi aggiuntivi. Soldi che erano quasi un peso, in tempi di tassi a zero: fino a settembre del 2019 la stessa Banca centrale europea applicava un interesse negativo sui soldi depositati presso i propri conti dalle banche private. La stretta monetaria ha cambiato rapidamente il contesto. I tassi sui depositi Bce sono positivi dallo scorso settembre e oggi una banca privata incassa il 2,5% semplicemente prendendo i soldi di un cliente e depositandoli presso la Bce.

Viene da qui il richiamo di Banca d’Italia, che ha esplicitamente invitato le banche che hanno azzerato la remunerazione dei depositi e aumentato gli oneri sui correntisti a «rivedere le condizioni in senso favorevole ai clienti». Una mossa chiaramente apprezzata dalle associazioni dei consumatori, a partire da Codacons e Unc, le prime a commentarla. Alcune banche comunque lo stanno già facendo, aggiunge la banca centrale. Molte sono ancora ferme. Sono ancora le rilevazioni di Banca d'Italia a segnalare come i tassi medi sui depositi in conto corrente delle famiglie siano saliti solo dallo 0,02% allo 0,12% tra agosto e dicembre, mentre nello stesso periodo il tasso medio dei prestiti alle famiglie è salito dal 2,76% al 3,27%. Ad aumentare sono stati gli interessi sulle nuove operazioni di conti deposito, un mercato che si è risvegliato con il rialzo dei tassi: oggi diverse banche propongono tassi del 3% o anche del 4% sulle somme vincolate. Il tasso medio delle nuove operazioni su conti deposito è più che triplicato dall’avvio della stretta monetaria, passando in cinque mesi dallo 0,84% al 2,16%.

Il problema sono le condizioni contrattuali dei consumatori più passivi, che non reagiscono davanti alle modifiche unilaterali dei contratti. Banca d’Italia nella sua nota ricorda che il mercato è libero: ogni istituto di credito può scegliere liberamente le condizioni da proporre, così come il cliente può liberamente scegliere di recedere dal contratto gratuitamente e passare a una banca più conveniente. Oggi c’è l’imbarazzo della scelta, dopo i rincari degli anni scorsi: tra canone di base, carte e costi accessori in media un conto corrente costa 94,7 euro, che scendono a 24,3 euro nel caso dei conti online. Proporre condizioni favorevoli conviene anche agli istituti di credito: in tempo di interessi alti, dopo un decennio di denaro a costo zero, l’attività bancaria tradizionale, cioè raccogliere denaro e concedere prestiti, è tornata molto redditizia.



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