lunedì 12 dicembre 2022
Nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia da Covid-19, le occupate sono calate al 49% (in Europa sono il 62,7%). Nasce l'alleanza contro la povertà educativa delle donne
In Italia meno della metà delle donne è occupata

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In Italia meno di una donna su due lavora. L’occupazione femminile nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia da Covid-19, è calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%). Non solo. La distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile è arrivata a toccare i 18,2 punti percentuali, contro i “soli” 10,1 punti della media europea. Secondo gli ultimi dati di scaturiti dal Bilancio di genere 2021 il tasso di occupazione femminile scende poi ulteriormente tra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud Italia (32,5%). Congelata anche la crescita delle imprese femminili in Italia: nel 2020 le imprese femminili rappresentano il 21,9% del totale e rispetto a quelle maschili sono di piccole dimensioni, per lo più localizzate nel Mezzogiorno e molto più giovani. Per quanto riguarda infine le società quotate, le donne rappresentano il 38,8% dei componenti dei consigli di amministrazione. In Italia le donne che occupano posizioni manageriali, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Eurostat, sono meno di un terzo, il 29,6%, nel secondo trimestre 2021. Restano quindi una minoranza: 220mila contro i 526mila uomini. La quota maggiore di donne in posizioni manageriali è stata registrata in Lettonia (45,1%), Svezia (44,2%), Portogallo (41,6%) e Polonia (41,4%). Germania (29,7%), Francia (37,8%) e Spagna (33,9%) superano l’Italia come quota di manager donna. I dati originati e analizzati da fonti differenti sfociano in un’unica conclusione: la parità di genere nel mondo del lavoro e nell’impresa in Italia è ancora lontana. Anche i dati riportati nello studio dell’Osservatorio di The European House-Ambrosetti parlano chiaro: il divario di genere ha un impatto economico annuo fino a 11.200 miliardi di dollari nei Paesi del G20. Un gap retributivo che si attesta mediamente al 14,1% in Ue e che è variato solo in minima parte nell’ultimo decennio. In Italia il divario è ancora più ampio circa il 20% in più per gli uomini. «Il divario di trattamento economico tra donne e uomini nel mondo del lavoro, nel nostro Paese, è davvero preoccupante, e questi dati ritraggono una situazione non più rinviabile. Siamo, da tempo, impegnati a promuovere e valorizzare l’occupazione femminile con l’obiettivo di favorire le condizioni per permettere alle donne il raggiungimento di una giusta parità salariale e parità di carriera. Bisogna evitare che le donne siano penalizzate sia dentro sia fuori la sfera lavorativa. La Filiera Tlc e l’associazione sono promotori di molte iniziative: in sede di rinnovo del contratto nazionale e con l’adesione al manifesto per l’occupazione femminile promosso da Valore D, per esempio. Le imprese sono consapevoli dell’importanza della parità di genere per la competitività dell’Italia. Per questo siamo convinti che vadano anche implementate politiche volte ad aumentare l’accesso femminile alle materie Stem al fine di rispondere ai cambiamenti che l’innovazione tecnologica chiede al mondo del lavoro», ha spiegato Laura Di Raimondo, direttrice di Asstel. Un rimedio potrebbe arrivare dalle risorse del Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza. È questo uno dei fronti fondamentali dei programmi pensati per garantire la ripartenza italiana, sul quale saranno immessi stanziamenti diretti e indiretti che al momento sono stimati in una cifra pari a circa 40 miliardi di euro. Una leva finanziaria che permetterà di procedere nella direzione del riequilibrio della parità di genere, grazie ad un approccio trasversale al fenomeno. L’obiettivo, per il triennio 2024-2026, è di arrivare a un incremento del lavoro delle donne del 4%, un risultato che sarà possibile attivando progetti di varia natura, che vanno dalla formazione fino all’inserimento lavorativo, e ancora attraverso incentivi e misure ad hoc. In particolare, i fondi destinati al gender gap dal Pnrr si muovono su più fronti. Da un lato ci sono i programmi che intendono promuovere fortemente lo sviluppo dell'occupazione dell'imprenditoria femminile: è il caso, per esempio, del Fondo impresa donna, ma anche della revisione delle procedure di reclutamento nella Pubblica amministrazione o la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, ovvero l’approccio Equal Salary. Come è specificato all'interno del Pnrr, la previsione che nelle nuove assunzioni derivanti dai progetti almeno un terzo (dunque una quota pari al 30%) sia rivolto alle donne ha fondamento e legittimità giuridica come categoria di “azione positiva”. Proprio per arginare questo fenomeno e innescare un processo virtuoso, dunque, il Pnrr immagina – oltre agli interventi diretti – anche una sequenza di fondi indiretti. Come con i partenariati allargati, che prevedono un aumento fino al 40% delle assunzioni a tempo indeterminato di ricercatrici. Per raggiungere questo obiettivo, il Piano immagina di promuovere protocolli specifici con gli ordini professionali, i consulenti del lavoro e le Università che mettano a disposizione banche dati di curricula femminili, utili soprattutto per la ricerca di profili specifici. Ancora, in riferimento al già accennato Fondo impresa donna, sono 400 milioni i finanziamenti stanziati: un flusso di denaro che si propone di contribuire allo sviluppo sul mercato di almeno 700 nuove imprese femminili entro il 2023, con l’ambizione di arrivare fino a oltre 2.400 entro il 2026. L’innovazione e l’arricchimento tecnologico saranno al centro di questi progetti. Sono previsti, di pari passo, interventi come il programma Istruzione e Ricerca, con l’obiettivo di incentivare occupazione femminile e parità di genere. Contestualmente alle azioni dirette e indirette, verrà realizzato un sistema nazionale di certificazione che si occupi di monitorare la parità di genere. A questo progetto verranno destinati dieci milioni di euro, con il coinvolgimento di almeno 800 imprese nel triennio di riferimento. Verranno destinati circa 4,5 miliardi di euro agli asili nido e alle scuole per l’infanzia. In questo momento, i posti negli asili nido sono circa 355mila: grazie a questi interventi si stima che verranno creati 228mila nuove strutture. Si tratta di programmi che avranno ricadute estremamente positive sia a livello sociale che economico: basti pensare che l’implementazione della rete di asili nido potrebbe avere una ricaduta importante sull’occupazione e sul Pil, tanto che secondo una stima di Banca d’Italia, se l’occupazione femminile arriverà al 60% il Pil potrebbe crescere di sette punti percentuali.

Manifesto europeo delle imprese femminili e buone pratiche

Il Manifesto per l’occupazione femminile è realizzato da Valore D, l’associazione di oltre 200 imprese operanti in Italia, impegnata da più di dieci anni nella promozione di una cultura inclusiva. Stilato nel 2017, è un documento programmatico che si articola in nove punti e rappresenta uno strumento concreto al servizio delle aziende che hanno deciso di sottoscriverlo con lo scopo di valorizzare la diversità di genere all’interno della propria organizzazione. I nove punti vanno dalla valorizzazione delle diversità di genere al riconoscimento dell’importanza delle competenze Stem (science, technology, engineering e mathematics), dal monitoraggio della presenza femminile e del pay gap all’individuazione di misure di supporto alla maternità, dalla valorizzazione del ruolo genitoriale alla promozione di politiche di welfare, dalla implementazione di modalità di lavoro flessibile alla promozione dell’accesso delle donne alle funzioni manageriali, fino alla sensibilizzazione del management alle tematiche relative alla diversità di genere. Grazie al continuo confronto con gli associati, Valore D ha potuto recensire e monitorare l’implementazione e l’evoluzione di oltre 1.000 buone prassi sui temi della diversità di genere, dell’occupazione e della crescita professionale femminile. Un osservatorio privilegiato che ha permesso la redazione di un Manifesto per l’occupazione femminile, come impegno programmatico condiviso dalle aziende.

Start WE up è il progetto di valorizzazione dell'impresa femminile che vuole fare chiarezza sulle opportunità esistenti e definire nuovi strumenti per le donne che vogliono fare impresa. A dare il la al progetto che ha l'ambizione di dialogare con le istituzioni italiane ed europee e di coinvolgere tutte le aree produttive sono stati il media civico Le Contemporanee e il Gruppo Donne di Confimi Industria, in collaborazione con la Rappresentanza del Parlamento europeo. Grande l'entusiasmo con cui il progetto è stato accolto manifestato dalla partecipazione di oltre 100 imprenditrici e delle varie anime del Parlamento . Un progetto trasversale che ha visto Coldiretti, Conflavoro, Fidapa, Alleanza per le Cooperative portare il loro contributo all'interno della Masterclass in cui ha iniziato a prendere forma il Manifesto europeo per l'impresa femminile e che si è soffermato sugli strumenti messi in campo dal Pnrr italiano su cui occorre vigilare soprattutto nei settori green e digitale, fioriere di fondi, per immaginare politiche di condivisione e cura della vita privata al passo con i tempi e innovative. E ancora nuove opportunità di formazione e il fare rete tra imprese e associazioni, che diano una mano a imprenditrici di oggi e di domani. Tra i punti del Manifesto, nuove coordinate europee della definizione stessa di imprenditoria femminile, oggi diversa in ogni Paese membro Ue e alla base di disparità competitive. E ancora: sportelli di educazione finanziaria ed energetica e di accesso al credito. In quest’ottica segna una vera e propria svolta l’accreditamento a Bureau Veritas Italia sul tema della certificazione di parità di genere in occasione del primo comitato utile Accredia a seguito della pubblicazione della Prassi di Riferimento Uni 125:2022, che ne definisce i requisiti, e della pubblicazione della circolare Accredia, che regolamenta lo schema di certificazione. Questa certificazione si traduce infatti in un vero e proprio codice di comportamento per le aziende chiamate a confrontarsi con numeri e parametri puntuali beneficiando di un meccanismo premiale in campo fiscale se raggiungeranno alcuni standard. Con la certificazione ai sensi della Uni/Pdr 125:2022, le aziende dovranno confrontarsi con i numeri, misurando una serie di indicatori quantitativi – quali ad esempio il differenziale retributivo a parità di inquadramento. Per poter essere certificate, le aziende dovranno totalizzare uno score minimo (60% dei “punti” a disposizione), dimostrando di essere più virtuose della media nazionale o di settore, o in taluni altri casi evidenziando prestazioni con trend in miglioramento. Solo al superamento dello score minimo sarà possibile accedere alla certificazione e, conseguentemente, agli sgravi fiscali e alle premialità a essa associate. Un ulteriore elemento innovativo introdotto dalla norma Uni/Pdr 125:2022 riguarda la coerenza degli organismi di certificazione: per potersi accreditare dovranno essere i primi a dare il buon esempio dimostrando che soddisfano i requisiti fissati dalla stessa normativa. Per Bureau Veritas Italia che aveva già scelto volontariamente di certificarsi a fronte dello schema di Gender Equality Geeis, si propone quindi una doppia sfida: sul fronte interno, continuare a migliorare le performance sulla parità di genere; sul fronte esterno, raggiungere e soddisfare le richieste di formazione e certificazione sui temi della Diversity & Inclusion che sono esplose, grazie alla spinta esercitata dalla Prassi di Riferimento Uni 125.

Nasce l'alleanza contro la povertà educativa femminile

Si chiama Futura: è il progetto pilota che Save the Children, Forum Disuguaglianze e Diversità, Yolk, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, hanno deciso di intraprendere per contrastare le tantissime situazioni di povertà educativa femminile, il fallimento formativo, l’abbandono scolastico, ma anche il sempre maggior diffondersi tra i giovani della condizione “neet” (né studio, né lavoro), dove la percentuale di giovani donne tra i 15 e i 29 anni, pari al 25%, è più ampia rispetto a quella dei coetanei maschi pari al 21,2%. Quasi un milione e quattrocentomila minori in Italia vive in condizioni di povertà assoluta, il 14,2% del totale degli under 18: è uno svantaggio che colpisce tutte le dimensioni della vita dei bambini e degli adolescenti, e in primo luogo il percorso educativo verso l’età adulta e l’autonomia, fino a sbarrare loro, in alcuni casi, la porta del futuro. In questo contesto, la crisi economica degli ultimi anni ha colpito soprattutto l’occupazione femminile, aggravando anche quegli stereotipi di genere che in Italia si manifestano sin dall’infanzia e che sono causa del ritardo con il quale le donne, rispetto agli uomini, scelgono le discipline scientifiche e tecnologiche. Per rimuovere gli ostacoli che impediscono alle ragazze e alle giovani donne di far fiorire i propri talenti sia nei percorsi scolastici che in quelli lavorativi, ponendo anche un’attenzione particolare alla conciliazione del percorso professionale con la maternità, e in linea con le priorità sulla parità di genere individuate dal Piano europeo di Ripresa e Resilienza, Save the Children, Forum Disuguaglianze e Diversità, Yolk e Intesa Sanpaolo, hanno unito forze e competenze dando il via a un’iniziativa che prenderà avvio nei prossimi mesi e che avrà la durata pilota di due anni. Il progetto, seguito da un comitato di esperti, prevede il sostegno di un pool di imprese e un impegno diretto in alcuni territori dal Nord al Sud del Paese caratterizzati da particolare svantaggio socio-economico. L’obiettivo comune è anche quello di sviluppare alleanze territoriali specifiche nelle aree di intervento, attivando tavoli di lavoro permanenti che coinvolgano la comunità educante (servizi pubblici, scuole, enti locali e terzo settore) per condividere le buone pratiche e promuovere, con le amministrazioni locali e nazionali, una rete di servizi e di opportunità integrative specificamente rivolte a promuovere i talenti delle ragazze e delle giovani donne in condizioni di svantaggio.

Corsi e borse di studio destinate a disoccupate o lavoratrici

Codemotion, la piattaforma di riferimento per la crescita professionale degli sviluppatori e per le aziende alla ricerca dei migliori talenti It, lancia Girls CodeUp, un progetto educativo che partirà entro gennaio 2023 nelle scuole di diverse città italiane. Il progetto, in collaborazione con il Gruppo assicurativo Axa Italia, punta a ridurre il gender gap nel settore tecnologico, formando le future professioniste del mondo Tech&Data e delle materie Steam (Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics) e sensibilizzando, allo stesso tempo, le nuove generazioni sull’importanza del settore Healthcare e sulle potenzialità del coding e della cultura dei dati nella sfera della salute. Un percorso formativo onl ine a cui hanno già aderito le scuole Iis J.C. Maxwell e Liceo Classico Massimo D'Azeglio a Torino, gli istituti Itis Giuseppe Armellini e Iis Via di Saponara 59 - Giulio Verne a Roma e il Liceo Scientifico Galileo Galilei a Napoli. L’obiettivo è coinvolgere un totale di oltre 200 studentesse iscritte al triennio delle scuole secondarie di II grado, che accederanno complessivamente a più di 250 ore di formazione e orientamento su programmazione software, animazione 3D e tecnologie innovative come Intelligenza Artificiale, Big Data e Metaverso. Guidate da esperti di Codemotion e di Axa Italia, del mondo universitario e delle professioni It, le studentesse impareranno le basi del coding e realizzeranno software, applicazioni, ambienti 3D nel Metaverso e nuove idee e servizi sui temi della salute, del benessere e della prevenzione attraverso l’uso consapevole dei dati e delle tecnologie. Per realizzare i progetti, le partecipanti potranno contare su uno speciale Dataset (anonimizzato) fornito da Axa Italia a tema Healthcare. Il progetto aderisce al Manifesto di Repubblica Digitale, l’iniziativa strategica nazionale, coordinata dal Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio, che ha l’obiettivo di ridurre il divario digitale e promuovere l’educazione sulle tecnologie del futuro, supportando il processo di sviluppo del Paese.

BlackRock Italia e l'Aipb-Associazione italiana private banking insieme per sostenere l'ingresso di studentesse meritevoli con l'assegnazione di due borse di studio per accedere alla terza edizione del master Aipb in Private Banking & Wealth Management, che partirࠩà l'1marzo 2023. Liniziativa nasce dallidea condivisa da BlackRock Italia e AIPB della centralitella formazione per lo sviluppo di una nuova generazione di professionisti e dal valore dato da una presenza equilibrata di genere: due condizioni essenziali per la crescita di ogni settore. Le borse di studio hanno un valore di 10mila euro ciascuna, a copertura totale della quota di iscrizione del master. Le domande, complete della documentazione richiesta, dovranno pervenire entro e non oltre il 31 dicembre 2022. Oltre ai requisiti generali di partecipazione, le studentesse interessate dovranno presentare domanda via mail all'indirizzo segreteria.master@aipb.it indicando, tra le informazioni più rilevanti, il cv, un elenco dettagliato degli esami sostenuti, un abstract della tesi magistrale, una lettera di referenza di un docente universitario e una lettera motivazionale. Le candidate verranno valutate attraverso un colloquio on line sulla piattaforma Teams concordato entro il 31 gennaio 2023. Le borse verranno assegnate alle laureate con il voto più alto e, in caso di parità prevarra media pi alta dei voti degli esami sostenuti. Le vincitrici verranno nominate entro il 3 febbraio 2023.

Ha preso il via la III edizione di Digital Restart, il master voluto da Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking e realizzato con Talent Garden destinato alle lavoratrici e ai lavoratori in età compresa tra i 40 e i 50 anni, domiciliati o residenti nella Regione Lombardia, attualmente senza un impiego, che vogliono approfondire competenze nell’ambito dell’analisi dei dati in azienda. Alle prime due edizioni del programma di reskilling professionale hanno partecipato 50 persone, selezionate fra 1.085 candidature. Il 63% dei partecipanti alla prima e alla seconda Edizione del Master risultano, ad oggi, occupati come liberi professionisti o lavoratori dipendenti.Anche questa terza edizione è strutturata in 4 giorni di formazione a settimana con didattica online e offline, più una giornata di studio in autonomia. Le sessioni in presenza si svolgono presso il Campus di Talent Garden Milano Calabiana. Continua dunque l’impegno di Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking, divisione Private del Gruppo Intesa Sanpaolo, che ha messo a disposizione – anche per questa terza edizione – 25 borse di studio a copertura totale dei costi per la partecipazione al programma. Durante le 13 settimane del percorso di studi verranno sviluppate sia skill tecniche legate al mondo della data analysis (raccolta, analisi, elaborazione e manipolazione di dati, utilizzo di dashboard e data visualization, data driven management) sia skill più trasversali (personal branding, team working, abilità di ricevere e dare feedback). Il percorso prevede anche attività di Career Boost pensate per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro, come colloqui one to one con le aziende e workshop tenuti da esperti di Career Management.

Sono il frutto della collaborazione tra Sae Institute, network di formazione in ambito creative media, con 29 Campus in tutta Europa, Poche Cltv, collettivo di music producer italiane, e Equaly, community di cantautrici, interpreti, musiciste, producer, foniche e molto altro ancora, le due borse di studio del valore di 5.400 ciascuna. Women in Music è il progetto di ricerca firmato Sae che evidenzia le disparità di genere in questo settore. Sono i dati a confermare questa tendenza, argomentata a fondo nella ricerca esplorativa di cui Alessandra Micalizzi, PhD, psicologa e internal lecturer di Sae, è responsabile: a livello internazionale, cita il report, solo in ambito produzione il rapporto donna-uomo è una a 37, mentre nell’autorialità, quindi nel ramo di scrittura di testi e musica, le donne sono poco più del 12%. In Italia la situazione si complica di più: guardando alle incisioni complessive, rispetto al 2020, si contano il 91,85% di brani maschili contro l’8,15% di brani scritti da donne. Fanno eco a questi numeri la classifica di Billboard Italia, che tra le canzoni di successo tra il 2012 e il 2020 conta solo il 2,6% di produttrici, e quella di Spotify, secondo cui in Italia le musiciste sono il 14% del totale. Mettendo insieme i diversi punti di vista degli intervistati, oltre 40 persone tra producer, professionisti e artisti, sono emerse alcune peculiarità macroscopiche: la cristallizzazione dell’immagine della donna artista, che nell’immaginario comune risponde ad alcune caratteristiche e ruoli preimpostati, l’identificazione della donna come genere e non come progetto artistico, e l’assenza di un vero dibattito sul tema, ancora molto prematuro e informale in Italia. Per scoprire tutti i dettagli sul bando: https://www.sae.edu/ita/womeninmusic/.

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