lunedì 14 luglio 2014
Uno su dieci in miseria. Dieci milioni in difficoltà.
Gori:« Impossibile non agire» | Non basta il lavoro per garantirsi un futuro
La china da invertire di Paolo Lambruschi
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Gli italiani poveri sono sempre di più. Lo scorso anno sono aumentati di quasi il 20% superando la soglia dei sei milioni di persone. Si tratta quasi del 10% della popolazione e sono coloro che non hanno i mezzi per acquistare quel paniere di beni e servizi considerati essenziali per assicurare uno standard di vita accettabile. Vivono soprattutto al Sud e tra loro ci sono quasi un milione e mezzo di minorenni e anche molti anziani.Mentre la povertà relativa (comprende chi ha un reddito inferiore alla metà della media) è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi anni, il numero dei poveri "senza se e senza ma", quelli che non arrivano a fine mese, è decollato: dai 3,1 milioni del 2009 ai 6 milioni e 20mila del 2013, informa il rapporto dell’Istat pubblicato ieri. Gli incrementi più forti si sono registrati nel 2012 (anno nero con 1,4 milioni di poveri in più) e nel 2013 (più 1,2 milioni). L’epidemia della povertà è figlia di una crisi economica che ha colpito tutto il Paese, ma non tutti allo stesso modo. C’è ancora un’Italia che riempie i ristoranti e affolla i porticcioli turistici mentre nel giro di pochi anni un’ampia fascia di famiglie, specialmente le più numerose, è sprofondata nell’indigenza. È la conseguenza dura e concreta dei segni in meno del Pil, dei posti di lavoro spariti, delle aziende che chiudono e di un sistema di protezione sociale a corto di risorse.

Nel Mezzogiorno la situazione più critica: qui lo scorso anno le famiglie in povertà assoluta sono risultate 700mila in più del 2012 e la percentuale è salita fino al 12,6% (dal 9,8 del 2012). La media nazionale è aumentata invece al 7,9% (era al 6,8%). In generale, il peggioramento delle condizioni economiche riguarda soprattutto i nuclei con più componenti: tra le famiglie con tre o più figli, ad esempio, l’incidenza della povertà è balzata dal 16,2 al 21,3%. Tra i minorenni è salita dal 10,3 al 13,8% del totale mentre sono quasi 900mila gli ultra65enni indigenti, il 7% della popolazione anziana. In difficoltà più sensibile le famiglie operaie e con titoli di studio medio-basso oltre che, naturalmente, quelle colpite dalla disoccupazione.

Più stabile, come detto, l’indicatore della povertà relativa (che si raffronta a un reddito medio in calo): nel 2013 questa condizione coinvolgeva il 12,6% delle famiglie (12,7% nel 2012) e il 16,6% dei cittadini. Un esercito di 10 milioni e 48mila persone, ben un italiano su sei. E un altro 5,6% delle famiglie è a rischio, sottolinea l’Istat, perché ha un livello di consumi appena superiore alla soglia di riferimento. Tra le regioni, l’emergenza colpisce in particolare Calabria e Sicilia, con quasi un terzo di poveri relativi a fronte del 5,4% della Provincia di Bolzano, del 5,9% dell’Emilia Romagna e del 7% della Toscana.Secondo l’Istat la soglia della povertà assoluta, cioè il minimo necessario per vivere, è pari a circa 1.500 euro per una famiglia con due figli minorenni che vive in una grande città del nord, e scende a poco più di 1.000 euro in un piccolo Comune del Mezzogiorno.

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