venerdì 22 marzo 2019
A giugno il gruppo di esperti selezionati dalla Commissione classificherà le attività buone così da fare ordine in un mondo in forte crescita ma ancora poco regolato
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea (Ansa)

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Ha preso a prestito parole di Victor Hugo, ieri, il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, affermando che non si può resistere a un’idea il cui momento è giunto. L’idea è quella della finanza sostenibile e il contesto era la seconda conferenza organizzata dalla Commissione di Bruxelles per discutere di come mettere la sostenibilità al cuore del sistema finanziario. In Europa e nel mondo. Con il Piano d’azione sulla finanza sostenibile varato un anno fa, l’Ue si è posta all’avanguardia in quest’ambito e l’attuazione del piano è guardata con estremo interesse da ogni angolo del globo. Un’attuazione che sta procedendo a tappe forzate e di cui ieri Dombrovskis ha indicato le prossime scadenze, a giugno, quando il gruppo di esperti tecnici di alto livello costituito dalla Commissione pubblicherà i nuovi rapporti a cominciare da quello sulla tassonomia, cioè la classificazione delle attività economiche in 'sostenibili' o meno nella prospettiva della lotta ai cambiamenti climatici e della riduzione delle emissioni di Co2, in linea con l’Accordo di Parigi. Sul punto, che è centrale per l’intero piano d’azione, c’è appena stato un voto favorevole ma contrastato delle Commissioni Affari economici e Ambiente del Parlamento europeo. Il 26 marzo è atteso il voto definitivo in plenaria. Ma sono state espresse perplessità e preoccupazioni da più parti, in Italia ad esempio lo ha fatto Banca Etica, perché fra le attività investibili in modo sostenibile rientrerebbero anche quelle estrattive (petrolio, carbone), purché si impegnino a migliorare l’efficienza delle centrali; e sull’altare dell’urgenza ambientale e climatica verrebbero, come dire, sacrificate dimensioni sociali fondamentali come il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, il che renderebbe 'zoppa' dal punto di vista dell’impatto sociale la finanza sostenibile definita dalla tassonomia. Cosa che ieri è stata ricordata da più di un relatore.

L’enorme lavoro messo in pista dall’Ue ha contribuito notevolmente a far sì che oggi la finanza sostenibile sia finalmente riconosciuta come una potente forza trasformatrice della società e del modello di sviluppo nel senso della sostenibilità, come ha ricordato lo stesso Dombrovskis. Solo che l’Europa da sola non può tutto e per affrontare sfide epocali come quella del climate change, tra l’altro sollecitati dalla pressione di movimenti internazionali come quello giovanile dello 'sciopero per clima' - anch’esso più volte citato ieri -, occorre sviluppare un approccio globale. Che è poi il grande messaggio che la conferenza di Bruxelles lanciava già dal titolo. Come si fa? La partita è complessa perché le differenze di norme, regolamenti e standard a livello globale sono notevoli. E allora due sono le principali strade da battere. La prima è quella di mettere in luce e condividere, per suscitare un effetto emulazione, le migliori pratiche già esistenti. In Finlandia, ad esempio, è stato introdotto un vaglio di sostenibilità al bilancio statale ('sustainable budgeting'). In Marocco il diritto a un ambiente sano è entrato nella Costituzione. In Olanda la Banca centrale è appena diventata la prima banca centrale al mondo a sottoscrivere i Principi Onu per l’Investimento responsabile. La Francia ha annunciato proprio ieri la seconda edizione del Premio internazionale per la reportistica climatica. L’altra strada è quello di lavorare in rete, proprio per assicurare la massima convergenza sugli obiettivi prioritari fra le azioni promosse nelle varie parti del mondo. Al riguardo un’iniziativa particolarmente significativa verrà annunciata a metà aprile: si tratta della Coalizione dei ministri delle Finanze per l’azione sul clima. Paesi guida sono il Cile e la Finlandia.

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