giovedì 11 giugno 2020
Record di erogazioni con il sostegno pubblico, tra 25mila euro alle Pmi e interventi con la garanzia Sace. Ma lo Stato dovrà trovare i fondi per coprire i prestiti che non saranno rimborsati
In 2 mesi alle imprese sono arrivati prestiti per 22 miliardi di euro
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Lunedì Crédit Agricole Italia ha sfruttato la garanzia di Sace per prestare 5 milioni a Ilpea, azienda da 260 milioni di fatturato con sede a Varese che progetta e realizza materiali plastici, magnetici e in gomma. Martedì UniCredit, utilizzando anche lei la garanzia della Sace, ha deliberato un finanziamento da 2 milioni di euro al gruppo Cellino, società torinese che fa componentistica in lamiera. Sempre martedì Intesa Sanpaolo ha prestato 3,5 milioni di euro a Fedon, marchio bellunese da 64,5 milioni di fatturato che produce e vende pelletteria e astucci per occhiali. Anche in questo caso la banca ha utilizzato la garanzia Sace.

Sono solo esempi di questa settimana. Le misure del governo per garantire liquidità al sistema produttivo – introdotte con i decreti Liquidità e Cura Italia – stanno dando i loro risultati. Ci sono più macchinosità del previsto e qualche lentezza nella gestione di alcune pratiche, ma dall’inizio della crisi le banche hanno significativamente aumentato il volume dei prestiti alle imprese. Nell’aggiornamento mensile sulle statistiche bancarie nazionali, la Banca d’Italia indica che i prestiti alle società sono aumentati di 5,9 miliardi di euro ad aprile dopo i 16,1 miliardi di aumento di marzo. Sono 22 miliardi di prestiti in più in due mesi. Negli ultimi dieci anni soltanto altre due volte le banche avevano registrato un flusso di prestiti superiore a 16 miliardi in un mese, ed entrambe le volte (nel 2011 e nel 2018) era stato un aumento “tecnico” del mese di gennaio.

I dati della “Task Force” per la liquidità costituita dai ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, Banca d’Italia, Associazione bancaria italiana, Mediocredito Centrale e Sace confermano che il sistema di garanzie funziona. “Garanzia Italia” di Sace ha garantito 152 milioni di euro di prestiti a imprese di dimensioni medio-grandi. Per i 25mila euro di emergenza garantiti al 100% pensati per gli artigiani e le piccole imprese sono arrivate poco meno di 256mila domande e sono stati deliberati finanziamenti da 5,4 miliardi di euro complessivi garantiti dal Mediocredito. È stato accolto anche l’80% delle domande di moratoria per mutui e prestiti, che riguardano crediti per un totale di 240 miliardi di euro. Soltanto l’1% è stato respinto, il resto è ancora allo studio da parte degli istituti di credito.

L’Abi ha rivendicato lo sforzo compiuto dalle banche, calcolando che fra moratorie e anticipi di nuova liquidità l’impegno complessivo riguarda crediti per 300 miliardi di euro. «Si tratta di un lavoro colossale per cifre imponenti, lavorate dalle banche, ciascuna con apposita delibera, in fasi d’emergenza» sottolinea l’associazione delle banche, aggiungendo che «questo impegno del mondo bancario italiano proseguirà ancor più man mano si realizzerà il ritorno alla normalità ». Merito anche della Vigilanza della Banca centrale europea, che per l’emergenza ha alleggerito i requisiti patrimoniali che frenano il credito verso le imprese. Il salvagente liquidità è arrivato e continua ad arrivare a molte imprese.

Nei prossimi mesi sarà necessario però organizzare anche un sistema che salvi il salvagente. Perché è evidente che, in più di qualche caso, le imprese non saranno in grado di rimborsare i prestiti e la garanzia statale a un certo punto passerà dall’essere un impegno “teorico” dello Stato a una spesa concreta. E il miliardo di euro a cui si appoggia l’intero impianto del dl Liquidità per sostenere prestiti che il presidente Giuseppe Conte ha stimato in 400 miliardi di euro non può bastare.

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