giovedì 7 gennaio 2021
Il presidente di Asstel Assotelecomunicazioni: dobbiamo investire negli istituti tecnici e professionali, che hanno una grande tradizione in Italia
Pietro Guindani, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni

Pietro Guindani, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni - Archivio

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Bullismo e cyberbullismo, rischi e opportunità della rete, diritti e doveri online, fake news, hate speech, web reputation, sexting, revenge porn, privacy sono alcuni tra i 50 temi contenuti nelle oltre 200 schede didattiche (per complessive 250 ore di lezione) che compongono il percorso di educazione civica di "Parole O Stili". Dal 7 settembre il percorso è disponibile gratuitamente per tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado grazie al contributo di Asstel-Assotelecomunicazioni, che ha firmato il Manifesto della comunicazione non ostile. «Siamo orgogliosi di aver dato il nostro supporto attivo ai progetti didattici di "Parole O Stili" – spiega Pietro Guindani, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni –. Lo sviluppo di competenze digitali è la sfida da raccogliere per la formazione del capitale umano del futuro».

Di cosa hanno bisogno i giovani per essere più preparati e competitivi?
La chiave del successo scolastico sta nell’abbinare l’offerta formativa alle aspirazioni e alle attitudini di ognuno. Dobbiamo aiutare i giovani a sviluppare il proprio potenziale. È fondamentale il lavoro di orientamento fin dalle scuole medie inferiori. Abbiamo il compito di aprire il ventaglio delle diverse strade che gli studenti possono percorrere: umanistico, scientifico, tecnologico e tecnico-professionale per favorire scelte libere e consapevoli. In questo modo preveniamo anche l’abbandono scolastico. Tutte le scelte vanno presentate con pari dignità sociale. Dobbiamo investire negli istituti tecnici e tecnico-professionali, che hanno una grande tradizione in Italia e promuovere il contatto precoce tra studenti e imprese a fini di orientamento. L’offerta di lavoro è carente proprio nelle aree tecnologiche e professionali, in particolare in quelle delle competenze digitali, dove l’Italia è al 28esimo posto in Europa.

E le aziende quali margini hanno?
Le competenze digitali sono necessarie a 360 gradi. L’alfabetizzazione digitale è indispensabile in tutti i comparti: dalla medicina all’agricoltura, dal marketing al manifatturiero. Sapendo fare buon uso dei dati, l’impresa, per esempio, può gestire in modo più efficace il mercato e i rapporti con i clienti. La pandemia ha accelerato questo processo, ma non basta saper far funzionare una video conferenza. Le "Academy digitali" aziendali sono un segno di vitalità all’interno delle imprese per colmare le carenze formative. Dobbiamo avere, però, uno spirito critico. L’uomo deve mantenere sempre il controllo dello strumento. I rapporti interpersonali restano sempre fondamentali e non possono essere sostituiti dalla tecnologia.

Qual è il futuro del mondo del lavoro, osservando anche quanto successo in quest’anno sotto molti profili dirompente?
La rivoluzione tecnologica era già in atto prima della pandemia. L’esperienza di lavorare e studiare da casa ha aumentato la consapevolezza delle potenzialità che il digitale offre. La fine della pandemia non sarà un ritorno al passato, ma neanche il prevalere delle relazioni digitali su quelle interpersonali. Per i giovani diplomati e laureati, il digitale arricchisce le opportunità di lavoro. Aggiungo che possedere competenze digitali è indispensabile per ognuno di noi per mantenere il proprio valore occupazionale nel lungo termine. Se così non è, si rischia l’obsolescenza sul mercato del lavoro. Tutte le professioni evolvono integrando gli strumenti digitali, si rafforzeranno quelle che riusciranno a farlo dimostrando maggiore capacità di adattamento. Nel futuro del mondo del lavoro in ogni mestiere dovremo avere la capacità di integrare le reti di relazioni personali con quelle digitali.

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