giovedì 11 gennaio 2024
3,5 milioni di utenti sono stati passati in automatico al mercato libero e 2,5 milioni sono considerati vulnerabili e restano tutelati. Che cosa accadrà alle tariffe?
Gas, cosa fare con la fine del mercato tutelato

IMAGOECONOMICA

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Dopo 25 anni, viene completata la liberalizzazione del mercato del gas in Italia. È finito il mercato tutelato, dove le tariffe erano fissate dallo Stato: 3,5 milioni di utenti sono stati passati in automatico al mercato libero. La tariffa pubblica sul metano rimane soltanto per 2,5 milioni di utenti giudicati "vulnerabili", cioè poveri, malati, anziani e in zone disagiate.​

Dopo il passaggio al mercato libero avvenuto il 10 gennaio, ora cosa accadrà? Il timore delle associazioni di consumatori è legato a un possibile aumento dei prezzi: «Sul mercato libero del gas - denunciano - le condizioni per gli utenti sono peggiori che sul tutelato». È vero, da un lato che il ritorno all'aliquota al 22% sul gas nel 2024 comporta un incremento della spesa del 13% per la famiglia tipo, che consuma annualmente 1.400 metri cubi. Dall'altro lato, però, va ricordato che il prezzo del gas per il 2024 si è abbassato ed è previsto sui 40 centesimi per metro cubo, come a luglio 2021, prima della crisi energetica.

Cosa è cambiato con la fine del mercato tutelato
Il termine è scattato dal 10 gennaio 2024 per il gas. Non ci sarà comunque interruzione della fornitura per chi non passa al libero mercato: chi alla cessazione della tutela non sarà già migrato verrà assegnato provvisoriamente al servizio a tutele graduali. Si sono tenute le aste per individuare anche i fornitori di elettricità per gli utenti del mercato tutelato che al primo luglio non avranno scelto un operatore di mercato libero. I vincitori saranno resi noti il 6 febbraio.

Che cosa succede agli utenti non vulnerabili che non hanno scelto un'offerta per il gas sul mercato libero
Gli utenti del metano sul mercato tutelato sono rimasti 6 milioni, su 20 milioni complessivi. Di questi 6 milioni, 2,5 sono considerati "vulnerabili" e restano sotto tutela. Gli altri 3,5 milioni sono stati passati in automatico alla società energetica privata che già forniva loro il gas in regime di tutela, e si sono visti assegnare una tariffa, la cosiddetta Placet in deroga con condizioni economiche e contrattuali definite da Arera, l'autorità pubblica dell'energia, ma con una componente fissa (Pfix) definita dalla società energetica privata che fornisce il gas.
Il sito specializzato Switcho.it mette in luce però che questa tariffa Placet è variabile, in quanto legata alla quotazione del metano sulla borsa italiana Psv. Al momento il prezzo del gas è basso, sui 30 euro al megawattora, ma il mercato è molto volatile.

Che cosa cambia tra un’offerta e l’altra
Vediamo la bolletta come una spesa unica, ma in realtà il conto bimestrale per la luce e il gas contiene voci di spesa diverse, compresi i 90 euro per il canone di abbonamento alla Rai.
I costi che riguardano specificatamente l’energia sono: la materia energia o gas naturale, le spese per il trasporto e la gestione del contatore, gli oneri di sistema, le imposte.
Di questi costi ce n’è solo uno che può cambiare scegliendo un’offerta diversa: la materia energia o gas naturale. In tempi “normali”, diciamo un paio di anni fa, per un cliente sul mercato a maggior tutela la materia energia era il 46% della bolletta elettrica media, il gas il 36%. Oggi la situazione è cambiata. Nel trimestre in corso per un cliente sul mercato tutelato la “materia energia” rappresenta il 63,5% della spesa di una bolletta elettrica e la “materia gas naturale” fa il 53,3% di una bolletta del gas.

È importante sapere che è principalmente su questa voce di spesa che, sul mercato libero, si differenzia un’offerta rispetto all’altra.
L’altra grande differenza è nei corrispettivi fissi, spesso indicati come prezzo per la commercializzazione al dettaglio. Nel mercato tutelato la “quota fissa” è attualmente di 63,36 euro all’anno per il gas e di 58,40 euro per l'energia elettrica.

Come scegliere la fornitura più conveniente?
Premessa: non esistono forniture di elettricità o gas naturale più convenienti in assoluto, dipende dalle esigenze e abitudini di ognuno. Per questo la prima cosa da fare è analizzare i propri consumi. Lo si può fare prendendo l’ultima bolletta ricevuta: gli operatori sono tenuti a indicare sulla bolletta il “consumo annuo” di elettricità o di gas naturale del cliente (se la fornitura è attiva da meno di un anno o non sono disponibili informazioni puntuali, sulla bolletta è indicata una stima).
Per il gas naturale il prezzo l’indicazione del consumo annuo mostra quanti metri cubi di gas sono stati consumati in un anno (un cliente medio consuma 1.400 metri cubi).

Per l’elettricità il dato sui consumi è diviso in tre fasce:
· F1, che va dalle 8 alle 19 dei giorni dal lunedì al venerdì (55 ore in una settimana normale, senza festività)
· F2, che va dalle 7 alle 8 e dalle 19 alle 23 dei giorni da lunedì a venerdì e dalle 7 alle 23 del sabato (41 ore)
· F3, che va dalle 23 a mezzanotte e da mezzanotte alle 7 da lunedì al sabato e include tutte le ore della giornata di domenica e dei giorni festivi (72 ore)
Conoscere i propri consumi differenziati per fasce è importante perché il prezzo dell’elettricità all’ingrosso cambia nel corso della giornata in base ai consumi: è più costoso nelle ore di F1 e F2 e meno costoso in F3. A ottobre, per esempio, il prezzo medio all'ingrosso dell’elettricità in Italia è stato di 14,56 centesimi di euro per kilowattora in F1, 14,86 centesimi di euro per kWh in F2 e 11,91 euro per kWh in F3.

I fornitori di elettricità propongono in genere offerte monorarie, con un prezzo fisso per tutte le ore della settimana, e offerte biorarie, con un prezzo diverso per le 55 ore della fascia 1 e per 113 ore delle fasce 2 e 3. A seconda di come sono distribuiti i consumi nel corso della settimana un’offerta può essere più conveniente di un’altra.
Per valutare le offerte per quanto riguarda il costo dell’elettricità conviene quindi moltiplicare i kWh di consumo annuo nelle diverse fasce per il prezzo proposto: con questa operazione piuttosto semplice si otterrà la spesa possibile per un anno. La stessa operazione si può fare per il gas naturale.
Al totale si deve aggiungere la “quota fissa” proposta dall’operatore.


Meglio un prezzo fisso o un prezzo variabile?
Impossibile dirlo in anticipo. Dipende, innanzitutto, dalla propria disponibilità ad essere esposto a variazioni di prezzo e dal valore che si attribuisce alla tranquillità di sapere che il costo dell’elettricità consumata non cambierà.
In linea generale, naturalmente, conviene scegliere un prezzo fisso quando il costo del metro cubo di gas o del kWh di energia elettrica è particolarmente basso rispetto alle medie degli ultimi anni e stare invece sul variabile quando i prezzi sono più alti e potrebbero scendere. Veniamo però da anni in cui la volatilità delle tariffe è stata pazzesca e quindi fare stime sul prossimo futuro è molto difficile.

Che altre differenze ci sono?
Molte offerte propongono anche vantaggi che non riguardano la fornitura di energia: dallo sconto sulla pay tv all’abbinamento con la banda larga, fino a gadget o omaggi vari. Qui sta al cliente valutare quanto queste offerte aggiuntive gli possano servire nel bilancio complessivo delle sue spese. In generale però tutte quello che è “in più” rischia di distrarre dalla spesa per luce e gas, che nel bilancio della famiglia media pesa per un po’ meno di 2mila euro all’anno. Ogni operatore deve mettere a disposizione del cliente una “scheda di confontabilità” che offre, in massima sintesi, i dati essenziali di ogni offerta. È su questa voce che, per quanto si può, conviene basare le scelte.

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