lunedì 29 maggio 2017
Da Ecpi Group un indice con 50 società che credono nello sviluppo sostenibile
Michele Calcaterra, ad di Ecpi Gruoup

Michele Calcaterra, ad di Ecpi Gruoup

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L’economia circolare è una delle nuove frontiere della sostenibilità. La Ellen MacArthur Foundation, da tempo impegnata in quest’ambito (il suo account Twitter è @circulareconomy), la definisce come un’economia in grado di rigenerarsi da sola. Cioè che ottimizza l’utilizzo e il rendimento delle risorse naturali impiegate nei processi produttivi, riduce gli sprechi, preserva utilità e valore dei prodotti (il contrario dell’obsolescenza programmata, per intendersi). E dove i rifiuti diventano risorse per nuovi cicli produttivi.

All’economia circolare guardano con attenzione in tanti, compresi gli investitori. Ma come si fa a investire in economia circolare? Una risposta arriva da Ecpi Group, società italiana di consulenza sulla sostenibilità applicata agli investimenti. Che da qualche mese ha lanciato l’indice Ecpi Circular economy leaders Equity index.«Fra i motivi che ci hanno spinto ad avviare circa un anno fa questo progetto - spiega Michele Calcaterra, a.d. di Ecpi Group – c’è ad esempio il fatto che importanti player del settore del credito a livello internazionale, come in Italia Intesa Sanpaolo, hanno iniziato a integrare nella loro attività tipica un’attenzione particolare ad aziende con modelli di business ispirati all’economia circolare. Il passaggio del sistema economico-produttivo da un modello lineare a uno, appunto, circolare è inoltre un tema dominante in ottica Agenda 2030, cioè per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Così abbiamo lavorato per verificare esistevano aziende che si potessero legittimamente ritenere rappresentative dell’economia circolare e allo stesso tempo possedessero caratteristiche tali da essere investibili».

Ecpi ha selezionato le società internazionali a maggiore capitalizzazione (escluse quelle coinvolte nella produzione di armamenti) che meglio si stanno muovendo nell’adozione di pratiche e modelli tipici dell’economia circolare. Filtrandole con l’analisi Esg, cioè la valutazione delle loro performance ambientali, sociali e di governance. Ottenendo alla fine le 50 società che compongono l’indice. Fra le quali figurano ad esempio Daimler, alfiere della “circolarità” per i servizi di car sharing, Heineken, per i metodi circolari di produzione e packaging, o il colosso statunitense della macchine agricole Deere & Co., per l’attenzione nell’utilizzo di materiali eco-sostenibili. Quasi il 60% dell’indice è composto da società Usa, poi Giappone, Francia, Germania. Nessuna italiana.

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