martedì 13 giugno 2017
Welfare, flessibilità e premi di produzione al centro della contrattazione aziendale. I dati del terzo rapporto Ocsel fotografano un'inversione di tendenza
La contrattazione decentrata supera la crisi
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"La contrattazione decentrata supera la crisi”. E' questo il concetto che emerge dal terzo rapporto OCSEL della Cisl sulla contrattazione decentrata relativo al 2015-2016. Infatti rispetto al biennio precedente si registra una netta inversione di tendenza nel peso degli istituti contrattuali al centro delle trattative. Gli accordi per crisi o ristrutturazione che prima riguardavano ben il 62% dei contratti scendono ora al 37%, mentre la contrattazione del salario sale dal 23% al 43% degli accordi, quella del welfare dal 10% al 20%, quella dell’orario dal 12% al 19%.

In sostanza la contrattazione decentrata torna ad occuparsi dei capitoli fondamentali del rapporto di lavoro, anche con contenuti sempre più innovativi. Aumentano gli accordi che attuano nuove disposizioni di legge (quali ad esempio quelle recenti sul welfare contrattuale e sulla detassazione dei premi di risultato) o quelli che integrano su singoli temi accordi precedenti. L’85% degli accordi a carattere salariale negozia voci a carattere variabile e solo il 44% voci ad importo fisso, così come i premi di risultato aziendali sono distribuiti per il 58% secondo criteri di professionalità e solo il 43% in modo uguale per tutti.


«La contrattazione - spiega il segretario generale Maria Grazia Furlan - riguarda tutti i settori produttivi e si sta diffondendo anche nelle piccole e medie imprese ma resta ancora scarsamente presente al Sud. Va estesa». La Cisl chiede anche che la detassazione sulla contrattazione sia estesa anche alla Pubblica amministrazione (attualmente coinvolge 5 milioni di lavoratori). «La contrattazione l'antitesi del salario minimo e del reddito di cittadinanza. Riconosce dignità al lavoro».

Ancora una volta però sono penalizzati i lavoratori discontinui. Infatti dall’osservatorio appare che solo il 28% dei tempi determinato e il 18% dei somministrati è esplicitamente destinatario degli aumenti di premi variabili annui. In tema di orari la contrattazione si occupa prevalentemente di distribuire gli orari di lavoro (65% degli accordi) e di flessibilità (53%), tutti elementi centrali per imprese che faticano sempre più ad avere programmi stabili di produzione. Spicca quale tema in grande diffusione la contrattazione di forme di welfare integrativo, sostanzialmente poco presente e residuale nel passato e invece balzata in poco tempo, anche a seguito delle novità fiscali delle leggi di stabilità, a riguardare il 20% di tutti gli accordi analizzati. Anche la formazione continua costituisce un tema sempre più trattato dalla contrattazione aziendale, riguarda soprattutto la riqualificazione professionale (29% dei casi) e di riqualificazione per la introduzione di nuove tecnologie (13%).

Il terzo rapporto OCSEL analizza i contenuti di 2.094 accordi frutto della contrattazione decentrata svolta negli anni 2015 e 2016 in 1.478 aziende che occupano 753.304 addetti. Si tratta di uno spaccato legato ai soli accordi che le strutture sindacali immettono nella banca dati dell’osservatorio. Non viene presa in esame (perché sarà al centro di un prossimo report) la contrattazione territoriale che in settori come edilizia, agricoltura e artigianato è in realtà molto attiva. La contrattazione decentrata pertanto mantiene un suo dinamismo e si sta estendendo, anche in rapporto agli oltre 21mila accordi per la detassazione registrati al ministero e che sembrano coprire circa 5 milioni di lavoratori.

I settori più coperti dalla contrattazione nell’osservatorio sono il commercio (19% del totale accordi), il metalmeccanico (16%), il chimico (15%), l’edilizia (14%), le aziende di servizi e terziarie (10%) e il tessile (7%), a dimostrazione che la contrattazione di secondo livello ormai segue l’evoluzione dell’economia verso il terziario e non rimane confinata nel manifatturiero.Per quanto riguarda la distribuzione geografica mentre il 32% degli accordi registrati sono relativi a gruppi presenti in più regioni del territorio, un altro 48% riguarda aziende del Nord, il 14% quelle del Centro e solo il 6% il Sud e le isole, a conferma di un certo squilibrio territoriali che vede la contrattazione svilupparsi soprattutto nelle aree maggiormente dinamiche economicamente del paese. Se si misura la sola contrattazione salariale, questa viene svolta per ben il 70% al Nord. OCSEL non registra solo accordi stipulati nelle medie grandi aziende, storicamente sede di contrattazione aziendale. Va evidenziato come ben il 41% degli accordi registrati riguardano aziende con meno di 50 dipendenti, di cui spesso non si parla.


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