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Reuters
Un’offerta forse non ostile ma di certo “non concordata”, un’altra, dopo quella di Mps per Mediobanca: quello lanciato l’altra sera dall’emiliana Bper per la Popolare di Sondrio è un nuovo colpo non preventivato nell’”assestamento” in corso nello scenario bancario italiano. Nelle intenzioni dell’istituto di Modena, i 4,3 miliardi di euro messi sul piatto per l’acquisizione del gruppo valtellinese vanno nella direzione di consolidare il posizionamento di Bper come terza banca italiana per asset finanziari totali, depositi e prestiti, con una quota di mercato di circa il 7%, e di rafforzare la presenza nel Nord Italia. A livello di filiali, si punta a superare una quota di mercato nazionale oltre il 10%, con un raddoppio in particolare in Lombardia dal 7 al 14%: in totale dovrebbero essere oltre 2mila.
Mentre si dibatte insomma sulla nascita di un terzo polo bancario - con Mps che prova ad acquisire Mediobanca e Intesa Sanpaolo che nei giorni scorsi si è invece tirata fuori da operazioni di acquisizioni -, anche Bper fa la sua mossa, pur con l’obiettivo di “preservare e sviluppare ulteriormente l'eredità e il marchio" dell'istituto valtellinese. L'offerta valuta le azioni della banca valtellinese 9,527 euro l'una (oggi a metà giornata il titolo saliva di oltre il 5% in Borsa), con un premio del 6,6% sulle chiusure di Borsa per una valorizzazione del capitale della banca di 4,32 miliardi di euro. Per ogni azione i soci della Popolare di Sondrio riceveranno 1,45 titoli di Bper di nuova emissione. L'offerta è subordinata al raggiungimento di almeno il 50% del capitale più un'azione, ma Bper si riserva di accettare anche una quota superiore al 35%, che "tenendo conto della conformazione dell'azionariato" della Popolare di Sondrio, molto frammentato, "consentirà a Bper di esercitare un'influenza dominante" sulla banca. L'istituto modenese punta al delisting, cioè all’uscita del titolo dalla Borsa, che si impegna a realizzare nel caso arrivasse a detenere più del 90% del capitale dalla Bps.
L'operazione, che non è stata concordata con la Sondrio, istituto storicamente geloso della sua autonomia, unirebbe due banche che hanno molti punti di contatto, tra cui il fatto che hanno in Unipol l'azionista di riferimento di entrambe, con oltre il 19% del capitale, nonché il soggetto che ha indicato quasi la metà del cda della Bper, inclusi il presidente e l'amministratore delegato. Il completamento dell'offerta, in cui Bper è stata assistita da Mediobanca, Equita e Chiomenti, è atteso nella seconda metà dell'anno e la piena integrazione entro la fine del 2025.
L'ops di Bper su Pop Sondrio è "un'operazione che nelle nostre intenzioni non è certamente da considerarsi un'operazione ostile, e parte dalla considerazione dell'amministratore delegato della validità della Banca Popolare di Sondrio come banca capace di continuare a crescere e a svilupparsi in una logica vicina alla nostra e che ponga l'innovazione, cosa alla quale tutti, non solo noi dobbiamo sottrarci, ma che addirittura dobbiamo utilizzare come strumento positivo", ha detto oggi il presidente di Bper Fabio Cerchiai. "Quest'operazione ci consentirà di raggiungere i 6 milioni di clienti, un numero importante nel panorama bancario italiano, con attività complessivi da clientela pari a 380 miliardi di euro, quindi confermando il nostro posizionamento, quello che si chiama total financial asset", ha aggiunto l'ad di Bper Gianni Franco Papa. Papa ha precisato che Bper – che oggi in Borsa a metà seduta perdeva oltre l’8% - ha lanciato l’Ops “perché non c'è stata la possibilità di raggiungere un accordo concordato con l'altra banca. Sarebbe stato più semplice ma non abbiamo visto questa possibilità" con la Popolare di Sondrio.
Da Sondrio, ad una domanda sul consolidamento, il consigliere delegato, Mario Alberto Pedranzini e il cfo Massimo Perona avevano sottolineato che il piano industriale della Popolare di Sondrio "sarà stand-alone": “Abbiamo un buffer elevato ma rispondo con una battuta: le operazioni prima si fanno e poi si comunicano".