martedì 16 giugno 2020
Spazio a laureati in Informatica o Ingegneria, ma anche a figure con un background a cavallo tra le scienze e l’umanistica per l’area digital marketing e comunicazione
Gianluca Moretto, ceo di Beneficy

Gianluca Moretto, ceo di Beneficy - Archivio

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Beneficy – start up nata con l’obiettivo di proporre una piattaforma di welfare e flexible benefit innovativa - è recentemente entrata a far parte del gruppo Teamsystem, che ha nei suoi piani la creazione di un polo Hr tech a Torino, dove ha acquisito il controllo di altre due società operanti in questo settore: Skylab Italia ed Euresys. «Considerando che cercheremo di sfruttare al meglio le possibili sinergie con il gruppo Teamsystem - spiega Gianluca Moretto, ceo di Beneficy - contiamo di assumere 15 persone con profili e seniority abbastanza diversificate. Un po’ provocatoriamente abbiamo pubblicato un annuncio sui social network in cui diciamo di cercare “creativi, artisti, musicisti, pittori, designer, innovatori, visionari, folli, rivoluzionari…”, ma con un solido background in materie scientifiche o ingegneristiche. Il messaggio che abbiamo voluto dare è che siamo una start up, parte di un grande gruppo, nel quale i talenti possono esprimersi al meglio e liberare la propria creatività. Il nostro core business è il software-as-a-service, ovvero lo sviluppo di piattaforme software in cloud per le aziende».

Spazio quindi a laureati in Informatica o Ingegneria, ma anche a figure con un background a cavallo tra le scienze e l’umanistica per l’area digital marketing e comunicazione. Beneficy crede profondamente che dall’incontro di culture ed esperienze diverse possano nascere i frutti migliori e si augura di riuscire a creare un team eterogeneo sotto tutti i punti di vista, tecnico, culturale, linguistico. «Cercheremo di affiancare figure junior a professionisti esperti – aggiunge Moretto - la cui mission sarà anche quella di fare crescere professionalmente i più giovani. Valuteremo le competenze tecniche, ma anche soft skill come l’attitudine a lavorare in team e a condividere il know-how, la creatività, la resilienza. La selezione passa inevitabilmente per la rete e i social network. Pubblichiamo annunci, in lingua inglese, sui principali siti specializzati. Questo è il primo filtro. Il secondo step è un colloquio in videoconferenza, in cui chiediamo ai candidati di presentarsi e con il quale cerchiamo innanzi tutto di individuare i candidati intrinsecamente più motivati. I colloqui successivi sono più tecnici e mirano a valutare concretamente le competenze dei candidati. Quando un candidato è ritenuto interessante durante il primo colloquio, solitamente gli affidiamo un “compitino” a casa che dovrà discutere durante il secondo colloquio».

I profili ricercati sono in linea con le nuove concezioni di welfare aziendale. «La pandemia – conclude il ceo di Benificy - ha messo in evidenza le debolezze del sistema che già prima del blocco il welfare aziendale in qualche modo cercava di compensare. Mi riferisco al sistema sanitario pubblico, che senza il supporto dei privati probabilmente sarebbe collassato. Già prima della pandemia era molto frequente da parte dei dipendenti il ricorso al credito welfare per accedere in tempi rapidi a servizi di medicina specialistica e diagnostica. La pandemia ha messo ancor più in evidenza l’utilità del welfare aziendale per soddisfare questo tipo di esigenze. Le tristi vicende relative ai contagi nelle Rsa ha messo in risalto l’importante sostegno che il welfare aziendale può dare alle famiglie che dopo la pandemia preferiscono affidare i propri cari a servizi di assistenza domiciliare piuttosto che affidarli a strutture esterne. Nelle ultime settimane abbiamo anche registrato un’inattesa ripresa dell’utilizzo del credito welfare per l’acquisto di pacchetti vacanza e viaggi. Evidentemente il lockdown ha messo a dura prova molte famiglie che non vedono l’ora che arrivi questa estate per potersi “ricondizionare” in sicurezza. Le aziende da parte loro chiedono flessibilità per poter fornire ai propri dipendenti incentivi e aiuti concreti. Il lockdown ha colpito pesantemente tutte le imprese che oggi hanno ancor più bisogno di strumenti per motivare i propri dipendenti. Per esempio il limite di spesa in fringe benefit di 258,23 euro, così definito nel 1986 nel Testo Unico delle Imposte sui redditi, appare oggi anacronistico e sarebbe opportuno innalzarlo almeno a mille euro. Anche il concetto di servizi di welfare va rivisto alla luce dell’esperienza di questi ultimi mesi. Personalmente ritengo sarebbe quanto mai opportuno includere nelle spese di welfare che beneficiano delle agevolazioni fiscali tutti quei costi utili a ridurre il digital divide, come gli abbonamenti per la connessione Internet in banda larga o per l’acquisto di computer e tablet».

Per maggiori informazioni: www.beneficy.com.

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