martedì 5 novembre 2019
Vertice di tre ore a Palazzo Chigi. La multinazionale ha già presentato la domanda di cessione. La Fim-Cisl proclama uno sciopero
Lo stabilimento ex Ilva di Taranto (Ansa)

Lo stabilimento ex Ilva di Taranto (Ansa)

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Linea dura con Arcelor Mittal e apertura al ripristino dello scudo penale. Incontro decisivo oggi tra il governo e i vertici del colosso dell'acciaio, dopo la decisione della multinazionale di lasciare l'ex Ilva, formalizzata in mattinata. Maggioranza unita sulla preoccupazione per il futuro dello stabilimento, e preoccupazione anche dal Colle. Conte e Patuanelli temono che l'azienda non si focalizzerà sullo scudo penale ma sulla sostenibilità della produzione e la quantità di dipendenti, proponendo sconti ed esuberi. "Sono fiducioso: la linea del governo è che gli accordi contrattuali vanno rispettati e in questo casoriteniamo non ci siano giustificazioni per sottrarsi. Ci confronteremo e il governo è disponibile a fare tutto il possibile per fare in modo che da parte della controparte ci siail rispetto degli impegni" ha detto il presidente del Consiglio prima dell'incontro. "Vedremo che cosa ci dirà l'azienda, posso dire che la posizione di Italia Viva è che i patti si rispettano. Nessuno a partire dall'impresa deve permettersi dimettere in discussione un progetto di risanamento ambientale edi rilancio industriale" ha sottolineato la ministra Teresa Bellanova e capo delegazione Iv.

Sulla strategia per una soluzione nella maggioranza manca compattezza. Con il Pd e Italia Viva che pressano per il ripristino dello scudo e il M5S che nonostante l'apertura di Conte resta diviso e deve fare i conti con chi non vuole il dietrofront. Nel governo si starebbe pensando già ad un piano B che punti ad una riconversione e a una differenziazione energetica. Una soluzione che potrerebbe vedere cordate alternative e il coinvolgimento in qualche modo, come avvenuto per Alitalia, del pubblico. Tra le ipotesi la più percorribili ci sarebbe il ripescaggio della cordata Jindal-AcciaItalia che aveva partecipato alla gara per l'ex Ilva uscendone sconfitta da Arcelor Mittal.

La riunione, iniziata alle 11,30 è durata tre ore. Al tavolo premier Giuseppe Conte, i ministri Stefano Patuanelli, Roberto Gualtieri, Giuseppe Luciano Provenzano, Roberto Speranza, Teresa Bellanova e il sottosegretario Mario Turco. Per Arcelor Mittal sonopresenti il patron Lakshmi Mittal e il figlio Adyta Mittal. Assente invece l'ad di Arcelor Mittal Italia Lucia Morselli. Bocche cucite all'uscita. Nel pomeriggio, dopo il Consiglio dei ministri, si terrà una conferenza stampa.L'azienda conferma la volontà di recedere dal contratto. Stamattina ha comunicato formalmente ai sindacati e alle aziende collegate la retrocessione alle società Ilva dei rispettivi rami d'azienda unitamente al trasferimento dei dipendenti (10.777 unità) ai sensi dell'articolo 47 della legge 428 del 1990. La comunicazione segue l'annuncio di cessazione del contratto per l'ex Ilva di Taranto. La comunicazione, che di fatto segna l'avvio della procedura per il disimpegno, riguarda tuttaItalia: oltre a Taranto anche Genova, Novi Ligure, Milano, Racconigi, Paderno, Legnano, Marghera. Ci vorrà qualche giorno prima che il Tribunale di Milano assegni ad un giudice, confissazione poi della data d'udienza, la causa intentata sull'ex Ilva di Taranto. In media, da quanto si è saputo, ci vogliono una decina di giorni per iscrivere a ruolo la causa e trasmetterla alla Sezione che poi l'assegna ad un giudice. In questo caso, però, data la rilevanza, i tempi potrebbero essere più brevi.

Intanto, in attesa di notizie da Roma, si è svolto davanti alla direzione dello stabilimento siderurgico di Taranto un sit-in di lavoratori e sindacati deciso dal consiglio di fabbrica permanente di Fim, Fiom e Uilm. La Fim-Cisl ha proclamato uno sciopero dalle ore 15 di oggi, come ha annunciato il segretario generale, Marco Bentivogli. Questa situazione, ha detto "sta già causando il fermo delle aziende di appalto che hanno avviato le procedure di cassa integrazione,stiamo parlando di altri 4000 lavoratori che rischiano da subitodi restare senza lavoro". Ma i sindacati si sono divisi: Fiom (il primosindacato a Cornigliano), Uilm (il primo sindacato a Taranto) eUbs preferiscono in queste ore sospendere ogni decisione. "No adecisioni solitarie" dice la Uilm. "Prima di decidere aspettiamoesito tavolo e decisioni consiglio fabbrica" dice laFiom. I primi ad incontrare l’azienda sono stati ieri proprio i sindacati. I lavoratori temono immediate ripercussioni dopo l'annuncio della progressiva sospensione della produzione, a cominciare dall'area a caldo.

Due giorni dopo la doccia gelata piovuta addosso al governo e al Paese, il recesso dal contratto di acquisto dell’ex Ilva di Taranto e degli altri stabilimenti che il colosso dell'acciaio ha in affitto da circa un anno e avrebbe dovuto acquistare definitivamente nel luglio del 2021, politica e sindacati si interrogano sulla percorribilità - anzi sull’esistenza - di un piano b capace di salvare il maggior complesso industriale per la lavorazione dell’acciaio in Europa, gli oltre 10mila posti di lavoro (senza considerare l’indotto) e la bonifica ambientale in Puglia. Un disastro prevedibile, vista l’intricata vicenda dello scudo penale prima garantito e poi tolto che avrebbe tutelato la multinazionale durante la bonifica, e che ora da più parti si chiede di ripristinare per non dare ad Arcelor Mittal la "scusa" buona per farsi da parte.

Agitato il clima politico con accuse incrociate sulle responsabilità di un simile disastro per il Paese. Tra i più attivi l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi che sarebbe al lavoro per una cordata alternativa che coinvolgerebbe Jindal e Cdp. Le indiscrezioni, riportate dal quotidiano La Repubblica, prevedono il recupero della cordata composta da Sajjan Jindal, già proprietario delle ex acciaierie Lucchini di Piombino (nel cui Cda c'è l'amico del leader di Italia Viva Marco Carrai), gruppo Arvedi di Cremona e Cassa depositi e prestiti. Renzi non conferma né smentisce. "E' evidente che qualora si arrivasse al recesso si vada a chiedere al secondo classificato nella grara si assegnazione" ha detto oggi. Sempre da Renzi arriva la proposta di recuperare lo scudo penale con un emendamento al decreto legge fiscale che sta per arrivare in Parlamento. Un modo per giocare a carte scoperte con l’acquirente in fuga e capire se in realtà dietro questo annuncio non ci sia l’interesse a far chiudere l'Ilva o a ritrattare le condizioni complessive.

L’ipotesi di ripristinare lo scudo penale trova consensi trasversali anche nella Lega. «Se il governo porta un provvedimento utile per salvare i posti di lavoro avrà il nostro sostegno – ha detto Matteo Salvini, alla manifestazione di Napoli –. Ma se va avanti aggrappandosi ai codicilli faremo barricate in Parlamento». Gli appelli a rimuovere l’ostacolo giuridico (considerato da molti però un pretesto) si moltiplicano e spaziano da Confindustria che parla di «scelte irragionevoli» alla Cgil che definisce inspiegabile la revoca.

Su tutte le furie l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che su Radio 24 non risparmia le critiche al M5S e al Pd. «Lo scudo penale – sostiene Calenda che era stato artefice dell’acquisizione – è stato rimosso perché a un certo punto il Pd, dopo aver messo lo scudo penale, ha deciso di compiacere Barbara Lezzi e 15 senatori del Movimento 5 Stelle, quindi noi rischiamo di perdere la più grande acciaieria Europea, il più grande impianto del mezzogiorno, il più grande investitore da 4,2 miliardi da 40 anni a questa parte».

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