Moody's promuove l'Italia: non succedeva da 23 anni
di Luca Mazza
L'agenzia rialza il rating portandolo da "Baa3" a "Baa2", l'outlook passa da positivo a stabile. Meloni: «Premia il lavoro serio e responsabile del Governo»

Moody's Ratings rialza il rating dell'Italia portandolo da "Baa3" a "Baa2". L'outlook passa da positivo a stabile. Lo rende noto l'agenzia di rating internazionale in un comunicato. L'upgrade del rating, sottolinea Moody's, riflette "una comprovata continuità di stabilità politica e delle politiche economiche, che accresce l'efficacia delle riforme economiche e fiscali e degli investimenti attuati nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Indica inoltre la possibilità di ulteriori interventi politici a sostegno della crescita e del risanamento dei conti pubblici oltre la scadenza del piano, prevista per agosto 2026. Di conseguenza, prevediamo che l'elevato onere del debito pubblico dell'Italia inizierà a diminuire gradualmente a partire dal 2027".
L'Italia, sottolinea Moody's, "sta compiendo buoni progressi nel raggiungimento delle milestone e degli obiettivi del Pnrr, risultando il Paese dell'Ue più avanzato in termini di numero di richieste di pagamento e di erogazioni. Prevediamo che l'Italia sarà in grado di fare pieno uso dei fondi assegnati, pari a un totale di 194,4 miliardi di euro (9,1% del pil nel 2023), di cui 71,8 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. Sebbene l'allocazione dei fondi sia stata rallentata da limiti di capacità e colli di bottiglia nell'assorbimento, posticipando l'impatto positivo sulla crescita rispetto alle stime iniziali, gli investimenti pubblici sono aumentati negli ultimi anni". Il settore bancario "robusto, i solidi bilanci del settore privato e la buona posizione esterna rappresentano ulteriori fattori di sostegno alla stabilità economica", aggiunge ancora l'agenzia di rating. "Questi elementi positivi mitigano, ma difficilmente compenseranno completamente, l'impatto negativo sulla crescita potenziale derivante dall'invecchiamento della popolazione". Moody's punta su un rapporto debito/pil "appena superiore al 130% entro il 2034", partendo da una nostra stima del 136,5% per il 2025.
«Siamo soddisfatti della promozione di Moodys, la prima dopo 23 anni. Un'ulteriore conferma della ritrovata fiducia in questo governo e dunque nell'Italia» ha dichiarato il ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti. A vederla come una buona notizia e una valutazione positiva sul proprio operato è anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che scrive: «Accogliamo con grande soddisfazione l’upgrade di Moody’s sull’Italia, un risultato importante che non avveniva da 23 anni. Questo riconoscimento premia il lavoro serio e responsabile del nostro governo, frutto di scelte coerenti sui conti e di riforme strutturali, ma anche il lavoro e l’impegno delle nostre imprese e dei nostri lavoratori. Desidero ringraziare in particolare il ministro Giorgetti per lo sforzo costante e scrupoloso nella gestione dei conti. La promozione di Moody’s è una conferma della fiducia dei mercati non solo nel governo, ma nell’Italia tutta».
Il governo ha vissuto l'attesa sperando in una storica promozione. L'ultima volta di Moody's, del resto, risale a maggio 2002, ovvero oltre 23 anni fa. Nelle ultime ore, in ambienti finanziari, filtrava fiducia. Un sentiment dovuto soprattutto alla politica fiscale di Palazzo Chigi considerata «prudente». L'esecutivo ha fissato per quest'anno un deficit al 3% del Pil, in linea con le norme Ue con un anno di anticipo, sostenuto da maggiori entrate e minori costi di servizio del debito. L'ottimismo diffuso della vigilia sul giudizio di Moody's poggiava le basi anche sugli ultimi verdetti espresie dalle altre agenzie di rating, che nel complesso hanno disegnato un quadro positivo. Fitch ha alzato il proprio giudizio a BBB+, DBRS ha portato la valutazione ad A (low) Scope ha rivisto a positivo l’outlook su BBB+ lo scorso 31 ottobre. S&P ha invece confermato il rating BBB+ con outlook stabile, ma dopo l'upgrade di sei mesi fa.
«La performance dei conti pubblici italiani continua a sorprendere in positivo», scrivevano nei giorni scorsi gli analisti di Citi, citando la fine delle misure di stimolo come il Superbonus e i progressi sul fronte occupazionale anche grazie al sostegno del Pnrr. UniCredit indicava nel possibile upgrade «un altro passo nel trend costruttivo sulla solidità creditizia», ricordando che Moody's è storicamente la più prudente tra le agenzie di rating. Certo non sono tutte rose e fiori per l'Italia. Per gli analisti, i punti di criticità del nostro paese sono rappresentati dall'invecchiamento demografico e dall'elevato debito pubblico che pesano sulla sostenibilità, dalle tensioni commerciali che incidono su una crescita cronicamente debole. Ecco perché fino al momento della verità sul giudizio di Moody's c'era cauto ottimismo, ma nessuna certezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






