Un incontro fra scienza ed enologia per riscoprire viti secolari

Da un progetto con l'università di Torino e dalla passione di un esperto, Gerbi, si è risaliti ai vitigni originari che hanno preso forma nella linea del "Risveglio del Ceppo"
August 29, 2025
Un incontro fra scienza ed enologia per riscoprire viti secolari
Quando l’enologia e la scienza si incontrano può nascere una storia nuova che è un atto anche poetico, a suo modo. E’ la storia del “Risveglio del Ceppo”, sulle colline del Monferrato. Dove un enologo mosso da vera passione, Enzo Gerbi, ha avviato un viaggio a ritroso nel tempo, grazie a un progetto sviluppato con l’università di Torino, per riscoprire i vitigni antichi della Barbera d’Asti. Una storia di identità e di suggestioni, una testimonianza di un’epoca che ha forgiato questo territorio. E’ Gerbi stesso, che di mestiere dirige la cantina "Sei Castelli", a raccontarcela: «Tra il 2009 e il 2010 abbiamo notato, insieme al mio collaboratore Salvatore Giacoppo – dice -, che alcune vigne ultracentenarie stavano scomparendo. Erano ceppi piantati nel primo dopoguerra, ormai giunti al termine del loro ciclo vitale. Abbiamo così deciso di recuperare quel patrimonio genetico. Non volevamo creare un nuovo vino, ma salvaguardare qualcosa di unico, autentico, da trasmettere alle generazioni future». Dopo una selezione in vigneto di 34 ceppi, questi sono stati sottoposti a una prima analisi scientifica nei laboratori dell’ateneo. «Da lì ne abbiamo individuato nove, promettenti dal punto di vista agronomico – prosegue Gerbi -. A quel punto, abbiamo avviato microvinificazioni per verificarne il potenziale enologico. Dopo tre anni di studi e degustazioni, sempre con l’università, sono emersi quattro ceppi eccezionali, sia per le caratteristiche in vigna, sia per quelle in cantina. È stato l’inizio di un nuovo orizzonte».
Una vera campionatura di patrimonio genetico per un'operazione tutt'altro che artificiale, bensì finalizzata alla riscoperta della natura originaria, delle tracce antiche custodite in questo vino, incise nelle fibre dei vecchi ceppi e nelle mani di chi li ha curati attraverso le generazioni con pazienza. Come sottolinea Gerbi, «non si tratta solo di produrre un grande vino, ma di risvegliare la cultura rurale, di dare voce a un patrimonio genetico e simbolico che ha ancora molto da dire». E' nata così la linea "Risveglio del Ceppo", di cui è stata da poco messa in commercio l’annata 2023. Un’operazione sì commerciale, ma nel segno della sostenibilità e della tradizione. «Assolutamente. Il nostro obiettivo – riprende ancora Gerbi - era lasciare alle generazioni future qualcosa di autentico, che andasse oltre la standardizzazione. Il vino è parte di un ecosistema più ampio fatto di fatica, lavoro, memoria e contribuisce alla cura e alla salvaguardia del paesaggio. Dove si abbandona la coltivazione, emergono i problemi. Coltivare significa custodire».
Un progetto che va oltre il prodotto, quindi: ogni bottiglia diventa un frammento di storia, un ceppo che quasi torna a parlare, simbolo di rinascita e di continuità. E che ha preso anche una forma artistica, nel nuovo centro enoturistico della cantina presieduta da Maurizio Bologna, a Castelnuovo Calcea, centro di cui è responsabile Alberto Gai: non solo degustazioni, nel seminterrato è stato allestito il museo “L’anima del vino”, un percorso fra le opere dell’artista Ezio Ferraris, che da forme originarie di vecchi ceppi di Barbera, così come creati dalla natura, ha dato vita a delle vere sculture, per regalare al visitatore un’esperienza immersiva totale. Che diventa narrazione di un territorio la cui storia si rispecchia nella stessa "Cantina Barbera dei Sei Castelli", oltre 260 soci viticoltori, 800 ettari coltivati e oltre 7 milioni di fatturato: fondata nel 1960 dalla volontà cooperativa di viticoltori originari di sei comuni delle colline astigiane – Agliano Terme, Castelnuovo Calcea, Moasca, San Marzano Oliveto, Calosso, Costigliole d’Asti –, prende il nome dai castelli medievali che ancora oggi vegliano su questi borghi vitivinicoli. Un simbolo di cooperazione agricola, ma anche di innovazione cultural/scientifica.

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