Trump conferma dazi al 15% all'Ue. Ma come finirà per auto, aerei e farmaci?
di Redazione
Confermata ufficialmente la tariffa dell’intesa firmata in Scozia che entrerà in vigore a partire dal 7 agosto. Restano ancora un’incognita le esenzioni su alcuni prodotti strategici

Donald Trump mantiene (almeno in parte) l’impegno preso con l’Unione Europea: nell’ordine esecutivo firmato quando in Italia era notte, il presidente Usa ha fissato il dazio generale «di reciprocità» per l’Ue al 15%, come concordato con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen domenica scorsa in Scozia. «Il presidente – ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt - si è assicurato uno storico accordo commerciale con l'Unione Europea che mette l'America al primo posto. Gli esperti dei media hanno affermato che un accordo commerciale con l'Unione Europea così monumentale e vantaggioso per l'America sarebbe impossibile, ma il presidente Trump lo ha reso possibile». A Bruxelles bocche cucite a parte uno scarno commento del commissario al Commercio Maroš Šefcovic. «I nuovi dazi Usa – afferma sul social network X – riflettono i risultati dell’accordo Ue-Usa, specialmente il tetto del 15% onnicomprensivo (e cioè non cumulabile con altri dazi già esistenti, ndr). Questo rafforza la stabilità per le imprese nonché la fiducia nell’economia transatlantica».
L’Europa ha registrato con soddisfazione che i nuovi dazi entreranno in vigore solo il 7 agosto (la motivazione ufficiale della Casa Bianca è quella di dare alle dogane il tempo di prepararsi) e non già ieri (il rinvio per le merci via mare è più lungo: i nuovi dazi non si applicheranno alle merci spedite per nave prima del 7 agosto e giunte negli Usa prima del 5 ottobre). Una settimana in più che dà un po’ di ossigeno per il negoziato in corso sulla dichiarazione congiunta che ancora si fa attendere: avrebbe dovuto esser pronta ieri ma già alla vigilia si è capito che si andava verso uno slittamento.
Meno piacevole per gli europei è però un punto importante: l’ordine esecutivo riguarda solo i «dazi di reciprocità» (che, lo ricordiamo, erano inizialmente al 20% per l’Ue, poi con la minaccia prima del 50% e poi del 30%). Almeno nella lettura dell’Ue, il 15% non cumulabile (secondo Bruxelles l’Ue è l’unico partner commerciale degli Usa a godere di questa clausola) deve coprire tutto con la sola eccezione di acciaio, alluminio e rame per il quale rimane il dazio del 50% stabilito da Trump (anche se l’Ue punta a quote esenti da questa cifra). Il 15%, insomma, per Bruxelles deve coprire anche le auto, che invece erano fino ad adesso colpite da un dazio del 27,5% (25% in vigore da aprile in aggiunta al preesistente 2,5%, in base all’esito di un’indagine del Dipartimento del Commercio Usa, il cosiddetto “sezione 232”). Invece l’ordine firmato da Trump non ne fa cenno.
Come non fa cenno neppure delle esenzioni (dazi zero), secondo Von der Leyen concordate con Trump domenica, tra cui aerei e componenti, alcuni farmaci generici, alcune materie prime, alcuni prodotti chimici. Significativamente, entrambi questi aspetti sono citati nel foglio informativo sull’accordo diffuso alcuni giorni fa dalla Commissione, ma sono invece assenti in quello pubblicato in contemporanea dalla Casa Bianca, una divergenza che ha suscitato qualche preoccupazione nell’Ue. Ieri, comunque, non si registrava allarme a Bruxelles.
L’attesa è che nei giorni prossimi arrivino ulteriori ordini esecutivi che facciano chiarezza su questi due punti, probabilmente in concomitanza con il raggiungimento dell’accordo sulla dichiarazione. Testo che dovrà confermare un altro aspetto cruciale per l’Ue: e cioè che anche futuri dazi, già preannunciati da Trump, per farmaci e semiconduttori, per l’Unione Europea non potranno superare il 15%. Pochi giorni fa il segretario Usa al Commercio Howard Lutnick aveva citato proprio auto e farmaci come punti chiave per l’Ue. «La Commissione – spiegavano ieri funzionari Ue – continua a lavorare con gli Usa per ultimare la dichiarazione congiunta». Poi partirà il negoziato vero e proprio sui dettagli, con l’Ue che punta a esenzioni per vini e alcolici e, lo dicevamo, a quote per acciaio e alluminio, mentre Washington preme per un allentamento delle regole digitali per i big del Web americani, indigesto per l’Ue.
Male le Borse sull’onda della raffica di dazi e dei dati negativi sul lavoro negli Usa. Wall Street ha aperto in terreno negativo, segnando un calo dell’1,44% per Dow Jones Industriale e del 2,29% per il Nasdaq, entrambi al livello più basso in due mesi. L’Europa ha chiuso in netto calo: maglia nera a Parigi (-2,91%), poco meglio Milano (-2,55%) e Francoforte (2,65%). L’indice paneuropeo Stoxx 600 ha perso l’1,89%, pari a 269 miliardi di euro. Meglio Londra (-0,7%).
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