Tra quote "rosa" e medicina di genere

La presenza delle donne è in crescita, si avvicina alla parità. Su 70mila addetti totali, di cui 7mila in ricerca e sviluppo, la componente femminile arriva al 45% sul totale degli occupati
March 3, 2025
Tra quote "rosa" e medicina di genere
Archivio | Sempre più donne lavorano nell'industria farmaceutica
L’industria farmaceutica diventa sempre più “rosa”. La presenza delle donne è in crescita, si avvicina alla parità. Su 70mila addetti totali, di cui 7mila in ricerca e sviluppo, la componente femminile arriva al 45% sul totale degli occupati. Il 53% lavora in ricerca e sviluppo, il 47% ha funzione di quadro e dirigente. Nel settore l'occupazione femminile ha avuto una crescita del 14% nel periodo 2018-2023 (+22% quella di under 35 e +9% quella totale nel farmaceutico), mentre è al -0,5% la differenza di retribuzione fra uomini e donne nella fascia 30-49 anni, a fronte di un -11,6% della media manifatturiera. Mentre sul totale degli addetti si arriva al -6,9%, rispetto al -14,5% della media manifatturiera. Sono i dati presentati a Roma da Marcello Cattani, presidente di Farmindustria nel corso del convegno La Scienza per la differenza. La via multidisciplinare alla medicina di genere.
Anche la medicina di genere ha compiuto passi da gigante. «Noi crediamo che l'innovazione della ricerca farmaceutica debba sposarsi con i diritti e di questo ne facciamo un pilastro all'interno delle nostre aziende. Abbiamo dimostrato ampiamente di saper correre, ma abbiamo bisogno però che anche il governo, le parti sociali, ognuno faccia la propria parte – spiega Cattani -. Questa innovazione la condividiamo con le donne perché la diversità è creatività, fondamentale nella ricerca sia farmacologica che industriale, Circa il 92% degli studi clinici sono aperti a tutti i generi, ma la quota sta crescendo progressivamente. Era quasi zero dieci anni fa, ora è il 4% di studi clinici disegnati in maniera specifica per la donna e questa percentuale è destinata a crescere nel tempo e quindi è un diritto che si allarga, che si conquista e nel quale l'industria farmaceutica crede ciecamente». La scienza per le differenze è un impegno che prosegue a livello mondiale «con un numero significativo e crescente di studi clinici in fase di sviluppo per la medicina femminile - prosegue il presidente di Farmindustria - quindi dalla sfera oncologica alla sfera neurologica e immunitaria, per cogliere quelle sensibilità che sono innanzitutto differenze biologiche sino ad aspetti che hanno una dimensione più sociale più legata al welfare e anche alla possibilità di accedere agli studi clinici. A tal riguardo vi è un decreto legge da parte del governo in fase di approvazione che vuole cogliere proprio queste opportunità, la ricerca clinica e la ricerca sanitaria a favore della medicina di genere. Auspichiamo sempre un maggior numero di donne arruolate negli studi per ridurre il gap».
Diverse le azioni messe in campo per rafforzare la parità di genere: il 71% delle imprese farmaceutiche ha acquisito la certificazione. E il 22% ha iniziato l'iter o lo inizieranno a breve; il 91% delle aziende ha sistemi di gestione delle risorse umane per allineare aspettative individuali con quelle organizzative. Oltre il 60% ha attuato iniziative in tema di violenza di genere (con campagne di awareness e sensibilizzazione, formazione, progetti con associazioni non profit, corsi di difesa personale).
Inoltre, numerosi i modelli di welfare e wellbeing messi in campo: il 91% prevede flessibilità oraria (part-time, smart working, agevolazioni orario ingresso/uscita, permessi); il 58% asili nido, rimborsi spese per istruzione e assistenza domestica; 55% medicina preventiva (per esempio screeening, check-up, campagne di vaccinazione); 47% congedi e aspettative per maternità/paternità più estesi rispetto a legge e contratto nazionale; 42% altri servizi per la conciliazione (per esempio lavanderia, take-away). Per quanto riguarda il benessere psico-fisico e miglioramento stili di vita, il 59% prevede counseling psicologico e workshop su gestione stress; il 55% strumenti per incentivazione o pratica dell'esercizio fisico (per esempio palestra aziendale o in convenzione, campagne informative); il 32% nutrizionista/consulenza dietologica personalizzata; il 29% Life Coaching; il 24% campagne informative sull'healthy ageing. Misure che hanno contribuito a far registrare nelle aziende farmaceutiche un numero di figli superiore del 45% rispetto alla media nazionale. In ambito di welfare «ci deve essere un'attenzione particolare alle donne, perché sono quelle che non riescono a conciliare lavoro e vita privata e si dimettono dopo il primo figlio, questo è qualcosa che non deve più accadere in Italia», dice la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella, che evidenzia come «l'industria farmaceutica è tra le più avanzate dal punto di vista del welfare aziendale, per la presenza di donne nel lavoro, delle pari opportunità per quanto riguarda la carriera. Quindi partiamo da un buon risultato che va allargato ad altre realtà aziendali». Nell'industria farmaceutica vediamo «spesso buone pratiche, tante aziende che hanno fatto la certificazione di genere». Elemento su cui «noi, come ministero, siamo andati molto avanti, abbiamo ampiamente superato gli obiettivi che il Pnrr ci poneva. Con il Codice di autodisciplina chiediamo alle aziende di sviluppare un welfare aziendale modellato sulla differenza, sulla salute delle donne, sulle opportunità di carriera dopo la maternità perché è dopo la maternità che troviamo il numero più elevato di dimissioni».
«Assumere e consolidare una prospettiva di genere in sanità è indispensabile soprattutto per contrastare le disuguaglianze e garantire maggiore equità e appropriatezza nella prevenzione, nella diagnosi, nella cura, nella riabilitazione», ricorda il ministro della Salute Orazio Schillaci. «Numerose evidenze scientifiche - sottolinea il ministro - dimostrano infatti che diverse malattie comuni a donne e uomini presentano differenze di incidenza, sintomatologia e gravità. Così come le differenze di genere sono molto importanti in farmacologia. La risposta alle terapie e l'efficacia di alcuni farmaci è diversa nei due sessi e, inoltre, rispetto agli uomini, le donne consumano più farmaci, spesso in politerapia, e registrano un maggior numero di eventi avversi. Eppure, a oggi, la numerosità delle donne negli studi clinici come sapete spesso è limitata. Quando pensiamo alla medicina del terzo millennio, alla medicina personalizzata, non possiamo ovviamente non tenere conto di questo panorama così complesso. Negli ultimi anni si sono registrati enormi passi in avanti, in primis grazie all'eccellenza del mondo della ricerca, ma dobbiamo continuare a rivolgere attenzione alle specificità di ogni persona, con un approccio life-course, in ogni ambito del mondo sanitario».
«L’intento di questo ciclo di incontri iniziato ormai dieci anni fa - conclude Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria - è sempre stato quello di andare oltre il perimetro specifico delle nostre competenze indirizzando gli obiettivi di genere alla originalità di ciascuna persona, alle differenze da considerare per conquistare uguaglianza sostanziale. Un percorso inaugurato proprio dalla medicina di genere per considerare poi la crisi demografica e l’invecchiamento della popolazione, il ruolo della donna come fondamentale caregiver della famiglia, la conciliazione tra natalità, cura dei figli e carriera attraverso il nostro primario modello di welfare, fino alla infertilità maschile, frequente causa della impossibilità di avere dei figli».​

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