In Ecuador il "credito campesino" è minacciato dai grandi gruppi finanziari

Una riforma conferisce al governo del Paese sudamericano il potere di obbligare le cooperative di credito a trasformarsi in società per azioni. Federcasse: è una minaccia esiziale
August 12, 2025
In Ecuador il "credito campesino" è minacciato dai grandi gruppi finanziari
Una donna si rivolge a uno sportello bancario in Ecuador
L’Ecuador potrebbe sacrificare le banche cooperative agli interessi dei grandi gruppi finanziari. La bomba a orologeria è contenuta nella Legge organica di integrità pubblica approvata dalla Assemblea Nazionale il 24 giugno, che conferisce al governo il potere di obbligare le cooperative di credito a trasformarsi in società per azioni, sotto la supervisione della Sovrintendenza bancaria in caso di supposti “rischi sistemici” per il sistema finanziario. L’allarme, in Italia, lo lancia Federcasse che parla di «una minaccia esiziale per il sistema bancario cooperativo ecuadoriano», ricordando come sia in gioco «il grande percorso sociale ed economico che in oltre venti anni ha consentito nel Paese andino lo sviluppo di un grande sistema democratico di accesso al credito, soprattutto a favore delle comunità contadine tradizionalmente escluse, favorendo la crescita di un sistema finanziario “popolare e solidario” non alternativo, ma complementare a quello tradizionale di natura capitalistica». In breve, la Federazione italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali, che sostiene dal 2001 per anni il programma “Microfinanza Campesina” per lo sviluppo della cooperazione mutualistica di credito in Ecuador e ha aiutato la crescita di centinaia di banche di villaggio e di comunità, socie di Banco Codesarrollo, ricorda come l’Economia Popolare e Solidaria (EPS) – costituita da migliaia di cooperative e cooperative di credito – sia formalmente inserita nella Costituzione.
L’operazione governativa sarebbe un dietrofront clamoroso. Infatti, nel 2011, dopo lunghe battaglie politiche, in Ecuador è stata promulgata la prima legge organica sulla “Economia Popolare e Solidaria” per dare tutela all’associazionismo cooperativo e alla mutualità bancaria. «Tale settore – precisa una nota Federcasse – in Ecuador è un pilastro fondamentale dell'economia nazionale. Gestisce asset per un valore superiore ai 29 miliardi di dollari, pari a quasi il 30% del Prodotto Interno lordo, dimostrando nel tempo una crescita e una resilienza superiori a quelle del sistema bancario tradizionale e garantendo l'inclusione finanziaria a milioni di persone escluse dal sistema convenzionale».
Il Progetto-processo “Microfinanza Campesina” in un quarto di secolo ha visto protagoniste decine e decine di Bcc, Casse 2 Rurali e Casse Raiffeisen italiane e la Fondazione del Credito Cooperativo Tertio Millennio Ets in una operazione sociale e finanziaria che ha portato le banche mutualistiche a erogare oltre 100 milioni di dollari in finanziamenti (tutti puntualmente restituiti a scadenza) e oltre 5 milioni di dollari in donazioni per programmi formativi e di sviluppo, a favore di oltre 150 mila famiglie, di intere comunità e di reti di impresa cooperativa. Tutto ciò ha anche consentito a migliaia di persone di non emigrare. Il Programma “Microfinanza Campesina” è ancora il maggiore programma di cooperazione allo sviluppo in Sud America interamente gestito con fondi privati, diventato nel tempo un caso di scuola studiato a livello internazionale. Lo scorso 4 agosto la Corte Costituzionale del Paese andino ha accolto un ricorso contro la legge.
Ecco come si esprime una banca cooperativa ecuadoriana sul processo legislativo ispirato dal governo: «La giustificazione del “rischio sistemico” è una manipolazione. Il vero obiettivo sembra essere eliminare un modello di economia sociale che compete con successo con la banca tradizionale e permettere che il patrimonio collettivo, costruito in decenni da milioni di soci, venga diviso e venduto al grande capitale. È come se un patrimonio di tutti venisse frazionato e consegnato a pochi, espropriando i legittimi proprietari. Gli effetti di questa misura sarebbero catastrofici: verrebbe eliminato il principio universale “una persona, un voto”, sostituendo la governance democratica dei soci con il potere concentrato di azionisti anonimi; adottando una logica di profitto, si abbandonerebbero le zone rurali e urbano-marginali considerate “non redditizie”, quindi scomparirebbero la stessa inclusione finanziaria solidale (tassi attivi bassi, tassi passivi alti, commissioni bancarie minime), i programmi educativi, i progetti di sviluppo locale e il sostegno a piccole iniziative imprenditoriali finanziate con gli utili reinvestiti nella comunità; la legge violerebbe il diritto alla libera associazione e ignora il mandato costituzionale che protegge e promuove l’Economia Popolare e Solidale come settore con natura e organismi di controllo propri, un importante progresso nelle politiche pubbliche.

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