Eni sta già prenotando elettricità da fusione nucleare

Accordo per 400 MW dalla centrale che costruirà in Virginia la società Commonwealth Fusion Systems, di cui il gruppo italiano è azionista e partner. Produzione dall'inizio del prossimo decennio
September 21, 2025
Eni sta già prenotando elettricità da fusione nucleare
IMAGOECONOMICA | L'impianto per la fusione nucleare di Cfs a Deven
Eni ha firmato un contratto da oltre un miliardo di dollari per l’acquisto di energia prodotta dalla fusione nucleare, una tecnologia ancora in sviluppo che rappresenta una delle più ambiziose sfide del settore dell’energia.
Tecnicamente l’accordo è un Power Purchase Agreement (ppa), cioè un’intesa a lungo termine per l’acquisto di elettricità. A comprare, per una spesa da «oltre un miliardo di dollari», sarà Eni, mentre a vendere sarà Commonwealth Fusion Systems (Cfs), società basata a Devens, nel Massachusetts (Stati Uniti), costituita nel 2018 come spin off del Mit di Boston, con l’obiettivo di costruire una centrale elettrica che utilizzi l’energia da fusione. Il ppa prevede che Eni compri 400 MW una volta che l’impianto che Cfs intende costruire sarà pronto, con tempi indicati come «inizio del prossimo decennio». È il secondo contratto di questo tipo firmato da Cfs: a luglio si è accordata con Google per la vendita di 200 MW per una cifra non resa nota.
È evidente che chi compra quest’energia crede fermamente che il progetto di Cfs avrà successo. La fiducia Eni e di Google non sorprende. La società italiana da tempo collabora con Cfs: è stata tra i primi a investirci, nel 2018, e ha partecipato all’ultimo round di finanziamento della società (che ha raccolto 863 milioni di dollari lo scorso agosto, portando a circa 3 miliardi la raccolta complessiva). Nel 2023, Eni e CFS hanno siglato un Accordo di Cooperazione per collaborare allo sviluppo dell'energia da fusione, un’intesa che prevede lavoro comune su tecnologie, know-how, rapporto con gli stakeholder. Anche Google è un investitore in Cfs e come gli altri protagonisti del settore dell'intelligenza artificiale conta sul nucleare per alimentare i propri data center.
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La prima centrale che intende costruire Cfs sarebbe nella contea di Chesterfield, in Virginia, un impianto con 400 MW di potenza, un po' meno dei reattori da fissione, che hanno potenze medie tra i 600 MW e il GW.
Mentre la produzione di energia elettrica da fissione nucleare – cioè dalla scissione di un nucleo atomico in due frammenti più leggeri – è una tecnologia ormai matura, l’elettricità da fusione di due nuclei è ancora agli inizi. Cfs, che a Deven ha un impianto dimostrativo, utilizza la tecnologia dei superconduttori ad alta temperatura (hts) per generare campi magnetici estremamente intensi. Il reattore di Cfs, chiamato Sparc, è un Tokamak, un dispositivo a forma di ciambella che con i magneti isola il plasma supercaldo in cui avviene la fusione. Anche l’Europa, con il reattore Iter in sviluppo in Francia, sta lavorando sulla stessa tecnologia. Mentre in California la National Ignition Facility è l’azienda più avanti nello sviluppo di energia dalla fusione a confinamento inerziale a laser, che utilizza i raggi laser per fondere gli atomi.
«L'accordo con Eni dimostra ancora una volta l’importanza dell’impiego dell’energia da fusione sulla rete elettrica» ha detto Bob Mumgaard, ceo e co-fondatore di Cfs. Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha aggiunto che «questa collaborazione strategica, con un impegno tangibile per l'acquisto di energia da fusione, segna un momento di svolta in cui la fusione diventa una prospettiva industriale effettiva».

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