Verso il Conclave: i due cardinali assenti per malattia, le date di nascita
di Mimmo Muolo
Il direttore della Sala Stampa ha smentito che il cardinale Parolin abbia accusato un malore: nessun intervento medico. I due cardinali che non entreranno nella Cappella Sistina sono Canizares e N

La notizia si era diffusa e aveva fatto preoccupare non poco. Ma al termine della Congregazione generale ci ha pensato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni a smentirla. Il cardinale Pietro Parolin, già segretario di Stato, «non ha avuto nessun malore», ha detto ai giornalisti nel corso del consueto briefing di fine mattinata. «Non si è verificato nessun intervento».
Mentre scorre quindi il conto alla rovescia verso le 16,30 di mercoledì 7 maggio, ora e giorno fissati per l’inizio del Conclave, continuano i preparativi, sia un punto di vista logistico, sia soprattutto per ragionare intorno alle questioni che il 266° successore di Pietro dovrà affrontare in comunione con tutta la Chiesa. Di questi temi si è parlato abbondantemente anche nell’ottava riunione dei cardinali. Erano presenti, come riferito da Bruni, più di 180 porporati, più di 120 dei quali elettori. Nei 25 interventi «è stato rilevato come l’evangelizzazione fosse il cuore del Pontificato di papa Francesco: una Chiesa comunione fraterna ed evangelizzatrice, capace di parlare soprattutto alle giovani generazioni». Più interventi hanno evidenziato anche l’urgenza di comunicare la Buona Novella «in modo efficace a tutti i livelli della vita ecclesiale, dalle parrocchie alla curia, ricordando che la testimonianza dell’amore reciproco è il primo annuncio, come ricorda il Vangelo».
Sono stati richiamati anche alcuni elementi di contro testimonianza, come gli abusi sessuali e gli scandali finanziari. A tal proposito Matteo Bruni ha riferito che tali questioni «sono state affrontate come “una ferita” da mantenere “aperta”, affinché resti viva la consapevolezza del problema e si possano individuare percorsi concreti per la sua guarigione». Tra gli altri temi, sono emersi pure la centralità della liturgia, l’importanza del Diritto canonico, e il valore della sinodalità, «declinata - ha sottolineato il direttore della Sala Stampa - nella sua relazione con la missione, la collegialità e il superamento del secolarismo». Si è riflettuto «sulla continuità tra i pontificati di San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, nonché sul ruolo dell’Eucaristia, anche nella missione evangelizzatrice della Chiesa». E infine, particolare attenzione è stata rivolta alle Chiese dell’Oriente, «segnate dalla sofferenza ma anche da una forte testimonianza di fede».
E proprio i rappresentanti delle Chiese orientali hanno animato la Messa in suffragio di papa Francesco, nel settimo giorno dei novendiali. La celebrazione, infatti, è stata presieduta dal cardinale Claudio Gugerotti, già prefetto del Dicastero che si occupa di quelle Chiese. A loro, ha sottolineato, «noi diciamo grazie per aver accettato di arricchire la cattolicità con la varietà delle loro esperienze, delle loro culture, ma soprattutto della loro ricchissima spiritualità. In parte ora ridotti, di numero e di forze ma non di fede, proprio dalle guerre e dall’intolleranza, questi nostri fratelli e sorelle rimangono saldamente aggrappati» alla cattolicità. «A volte poco capiti da noi occidentali - ha aggiunto Gugerotti - furono considerati dai loro fratelli ortodossi dei fuggiti di casa, perduti alla propria origine e assimilati a un mondo allora ritenuto reciprocamente incompatibile».
Perciò, papa Francesco «esulterebbe nel vederci insieme». E seguendo lui, «mentre molti di loro sono costretti a lasciare le loro antiche terre, che furono Terra Santa, per salvare la vita e vedere un mondo migliore», occorre «accoglierli e aiutarli nelle nostre terre a conservare la specificità del loro apporto cristiano, che è parte integrante del nostro essere Chiesa cattolica». Del Papa defunto il cardinale ha ricordato anche che «ci ha insegnato ad amare le diversità» e a «a raccogliere il grido della vita violata». Spesso, ha concluso, «ci sentiamo i padroni di Dio, i conoscitori perfetti della verità, mentre siamo solo dei pellegrini a cui è stata data la Parola, che è il Figlio di Dio incarnato».
Sul piano dei numeri del Coclave, non sono ancora arrivati quattro dei 133 cardinali elettori. Bruni ha infatti confermato i due assenti per motivi di salute: lo spagnolo Antonio Canizares Llovera e John Njue del Kenya. Un’altra questione riguarda l’età del cardinale del Burkina Faso Philippe Ouedraogo, la cui data di nascita è stata corretta nell’annuario pontificio, ringiovanendolo. «Non tutti i Paesi godono della stessa qualità degli uffici anagrafici - ha spiegato Bruni - le dichiarazioni iniziali sulla data di nascita sono state modificate con un documento valido». Le ultime Congregazioni si terranno oggi, lunedì e martedì.
Intanto nella Cappella Sistina sono intanto arrivate le stufe, dove vengono bruciate le schede delle votazioni, e si sta sistemando l’intero ambiente. Quanto alla lingua, non ci saranno interpreti professionisti, ma i cardinali si dovranno aiutare vicendevolmente. Infine non si sa ancora il numero delle stanze di Santa Marta che saranno assegnate ai cardinali («per sorteggio») e non è escluso che si faccia ricorso ad altri immobili vicini.
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