Papa Leone XIV e Mattarella: insieme per la pace, gli ultimi, l'ambiente
La visita del Pontefice al Quirinale. Leone XIV: tutelare la vita e la famiglia, l'Italia resti aperta ai migranti. Il capo dello Stato: no alle polarizzazioni in politica e alla paura dello sconosciuto

L’impegno per la pace, innanzitutto, una pace - in riferimento al Medio Oriente, come al conflitto in Ucraina - che poggi sull'amicizia fra i popoli e non sul fragore delle armi, e che veda una ripresa del multilateralismo di fronte a tutte le crisi internazionali. E ancora: l’attenzione agli ultimi, la difesa della vita dal concepimento alla conclusione naturale, l’allarme denatalità, il sostegno alla famiglia, l’accoglienza dei migranti, l’impegno per l’ambiente, la valorizzazione dell’identità culturale dell’Italia che passa anche dalle radici cristiane del Paese. Sono i temi entrati questa mattina nel colloquio fra Leone XIV e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella visita di Stato del Papa al Quirinale.
Si tratta della prima visita ufficiale “all’estero” per Leone XIV nei primi cinque mesi di pontificato. Una visita nata dall’invito dello stesso Mattarella al «Vescovo di Roma e primate d’Italia» che, dirà il Papa nel suo intervento pubblico, ribadisce la «sincera amicizia» e «il forte legame che unisce la Sede di Pietro al popolo italiano». Un legame che è servito, in chiave pattizia, anche a sancire la rinnovata collaborazione sui grandi eventi religiosi, a partire dai funerali dell'«amato predecessore» e dal Giubileo in corso. Terzo incontro fra il nuovo Pontefice e il capo dello Stato, dopo lo scambio di battute al termine della Messa di inizio pontificato e la visita di Mattarella in Vaticano a giugno. E la undicesima visita di un Papa al Quirinale nell’era della Repubblica: l’ultima di Francesco nel 2017 sempre a Sergio Mattarella.

Sono le 10.20 quando Leone XIV lascia la Città del Vaticano in auto con la delegazione pontificia e percorre le vie di Roma. Applausi della folla lungo le strade della capitale. Fino a piazza Venezia il corteo papale è scortato dai corazzieri in motocicletta; poi, nel tratto che si conclude al Palazzo del Quirinale, dai corazzieri a cavallo. Le auto con le targhe della Santa Sede entrano nel Cortile d’onore dove il Papa viene accolto dal capo dello Stato in quella che Mattarella chiama la «casa» degli italiani e il Papa un palazzo «a cui tanto sono legate la storia della Chiesa Cattolica e la memoria di numerosi Pontefici». Rocchetto bianco, mozzetta rossa, stola pontificia rossa e croce pettorale d’oro per Leone XIV; abito blu scuro per il presidente Mattarella. Fra i due una calorosa stretta di mano e i volti sorridenti. Poi gli inni nazionali: quello pontificio e quello italiano. Quindi l’inizio dei colloqui privati: nello Studio alla vetrata fra Leone XIV e Mattarella; nella Sala del Druso fra la delegazione vaticana e quella italiana. Poi il saluto ai vertici del Governo italiano.

Nel Salone delle feste i discorsi ufficiali del padrone di casa e di Leone XIV. Sullo sfondo le bandiere dei due Paesi. Mattarella chiama il Papa «carissimo Padre» e sottolinea il «legame imprescindibile fra Santa Sede e Italia». Parla di Leone XIV come di un «instancabile messaggero di pace» che ha messo al centro del suo ministero la «persona umana», la «pace», il «dialogo», valori che fanno parte anche della «Costituzione italiana». Il capo dello Stato ricorda la crisi di un «mondo costruito sul multilateralismo» e di «un sistema che prevedeva il dialogo per risolvere le controversie». Oggi, invece, domina la «logica del più forte e la tentazione di far ricorso alle armi». Mattarella cita l’«aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina» che «getta anche ombre inquietanti per la sicurezza in Europa». Poi le «atrocità» del 7 ottobre contro la popolazione israeliana che si sono portate dietro una «reazione che ha superato non soltanto criteri di proporzionalità, ma anche i confini di umanità». Il presidente della Repubblica richiama una formula cara alla Santa Sede, che ha fatto da apripista: la «soluzione dei due Stati» per due popoli come via «per trovare pace e sicurezza» fra Israele e Palestina. Tesi sulla quale è schierato anche il Governo italiano ed è da sempre impegnato attivamente il nostro capo dello Stato. In Medio Oriente vede una «scintilla di speranza - come Vostra Santità ha rimarcato - che va sostenuta con convinzione». Ma «la pace vera e duratura risiede nell’animo dei popoli», aggiunge il capo dello Stato, esprimendo il suo rammarico per quella parte dell’opinione pubblica che rimane come «assuefatta» e indifferente «verso la sofferenza di milioni di esseri umani che non scuote più le coscienze». «Spesso - rimarca Mattarella - a pagare un prezzo alto nelle guerre sono le comunità cristiane, prese di mira per il ruolo di stabilizzazione e di moderazione che tradizionalmente esercitano, in particolare nel Vicino Oriente». Poi ricorda che è «indispensabile disarmare gli animi e le parole», come chiesto da papa Leone fin dall'inizio del pontificato. Da qui il monito ai politici a «rifuggire» dall’«esaltazione dei contrasti».

Facendo riferimento all’Italia, il capo dello Stato censura la «polarizzazione», questione più volte evidenziata dal Papa; e l’«emarginazione dei poveri e degli svantaggiati», tema al centro dell’esortazione apostolica “Dilexi te” di Leone XIV che lo stesso Mattarella cita. Esorta quindi a non «arrendersi di fronte a una società dominata dagli oligarchi» in cui vengono minati i «valori dell’uguaglianza e della solidarietà». Poi il bisogno di un «nuovo umanesimo da sviluppare di fronte alla sfida dell'intelligenza artificiale», altra urgenza per il Pontefice. Il presidente della Repubblica non nasconde che in Italia ci siano «fenomeni mossi dalla paura dello sconosciuto»: dalle «migrazioni» al «cambiamento climatico». E invita a «non lasciare nessuno indietro». Quindi il richiamo ai Patti Lateranensi e al Concordato del 1984 per dire che nella Penisola la Chiesa cattolica ha accresciuto «la coesione del nostro popolo» e svolge «un’azione mirabile a sostegno delle fasce più deboli».

È un intervento di ampio respiro quello del Papa. Il Pontefice parla di «felice connubio» fra Santa Sede e Italia «che ha le sue radici nella storia di questa Penisola e nella lunga tradizione religiosa e culturale di questo Paese». E ringrazia per l’«efficiente organizzazione che l’Italia da mesi sta offrendo per il Giubileo. Poi la parte politica. Il Papa richiama l’imminente ricorrenza del centenario dei Patti Lateranensi. «Mi sembra giusto ribadire quanto sia importante la reciproca distinzione degli ambiti, a partire dalla quale, in un clima di cordiale rispetto, la Chiesa cattolica e lo Stato italiano collaborano per il bene comune, a servizio della persona umana, la cui dignità inviolabile deve sempre stare al primo posto nei processi decisionali e nell’agire, a tutti i livelli, per lo sviluppo sociale, specialmente per la tutela dei più fragili e bisognosi». Da qui l’invito a «improntare ogni collaborazione alla luce e nel pieno rispetto del Concordato del 1984».
Quindi la pace, dimensione che sta a cuore a Leone XIV. «Sono numerose le guerre che devastano il nostro pianeta», avverte. E aggiunge: «Guardiamo i volti di quanti sono travolti dalla ferocia irrazionale di chi senza pietà pianifica morte e distruzione. Ascoltiamo il loro grido». Il Papa rinnova il suo «appello accorato affinché si continui a lavorare per ristabilire la pace in ogni parte del mondo e perché sempre più si coltivino e si promuovano i principi di giustizia, di equità e di cooperazione tra i popoli che ne sono irrinunciabilmente alla base». Il Pontefice esprime «apprezzamento per l’impegno del Governo italiano in favore di tante situazioni di disagio legate alla guerra e alla miseria, in particolare nei confronti dei bambini di Gaza, anche in collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù». E afferma che «si tratta di contributi forti ed efficaci per la costruzione di una convivenza dignitosa, pacifica e prospera». In quest’ottica Leone XIV elogia il «comune impegno che lo Stato italiano e la Santa Sede hanno sempre profuso e continuano a porre in favore del multilateralismo». Un «valore importantissimo», lo definisce il Papa. Perché «le sfide complesse del nostro tempo rendono quanto mai necessario che si ricerchino e si adottino soluzioni condivise».

Guardando alle questioni interne italiane, il Papa cita l’ottavo centenario della morte di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, che si celebra nel 2026. «Questo ci offre l’occasione per porre un accento sull’urgente questione della cura della “casa comune”», dichiara. E sottolinea: «Ritengo che l’Italia abbia ricevuto in modo speciale la missione di trasmettere ai popoli la cultura che riconosce la terra “come una sorella”». Quindi l’allarme per la crescita zero della popolazione. Il Pontefice sollecita a «promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti. “Padre”, “madre”, “figlio”, “figlia”, “nonno”, “nonna”, sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano naturalmente sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società». Da qui «l’importanza di garantire a tutte le famiglie il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità» e l’attenzione «alle giovani famiglie perché possano guardare serenamente al futuro e crescere in armonia». Il Papa richiama con forza la «fondamentale importanza, ad ogni livello, del rispetto e della tutela della vita, in tutte le sue fasi, dal concepimento all’età avanzata, fino al momento della morte» e ricorda l’urgenza dell’«accessibilità delle cure mediche e dei medicinali, secondo le necessità di ciascuno» in un frangente in cui il Sistema sanitario nazionale è in forte difficoltà.

Nel discorso del Papa un capitolo ampio è riservato al fenomeno migratorio. Leone XIV esprime «gratitudine per l’assistenza che questo Paese offre con grande generosità ai migranti, che sempre più bussano alle sue porte, come pure il suo impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani». Quindi incoraggia «a mantenere sempre vivo l’atteggiamento di apertura e solidarietà» e richiama «l’importanza di una costruttiva integrazione di chi arriva nei valori e nelle tradizioni della società italiana, perché il dono reciproco che si realizza in questo incontro di popoli sia veramente per l’arricchimento e il bene di tutti». Il Papa critica chi disprezza «ciò che i nostri padri hanno vissuto e ciò che ci hanno trasmesso, anche a costo di grandi sacrifici» spronando a non lasciarsi «affascinare da modelli massificanti e fluidi, che promuovono solo una parvenza di libertà, per rendere poi invece le persone dipendenti da forme di controllo come le mode del momento, le strategie di commercio o altro».

A far parte della rappresentanza della Santa Sede che accompagna il Pontefice ci sono fra gli altri il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin; il presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi; il cardinale vicario di Roma, Baldassarre Reina; gli arcivescovi della segreteria di Stato, Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali, e Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati; il nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Petar Rajič; il reggente della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza.
Prima dei discorsi ufficiali, il Papa saluta nella Sala degli specchi la premier Giorgia Meloni, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e il presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso. Lo scambio dei doni avviene nella Sala degli arazzi. Leone XIV dona al presidente Mattarella un mosaico del Colosseo, opera dello studio del Mosaico vaticano, e una copia autografata con dedica dell’esortazione apostolica “Dilexi te” appena pubblicata. Il capo dello Stato ricambia consegnando un’acquaforte del XVII secolo, che riproduce la scultura di Alessandro Algardi (1598-1654) per l’altare di San Leone Magno nella Basilica Vaticana; e una biografia di santa Rosa da Lima, del 1827.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Temi






