Nuove stragi a Gaza. Il Papa: «Basta barbarie»
di Redazione
Leone XIV chiede «di osservare il diritto umanitario e a rispettare l'obbligo di tutela dei civili nonché il divieto di punizione collettiva». Nuovi raid israeliani nella Striscia: decine di morti

Un'altra telefonata a Papa Leone XIV. Stavolta è arrivata da Mahmoud Abbas, presidente dello Stato di Palestina, proprio nelle ore in cui Israele ha intensificato l'offensiva causando nuove stragi nella Striscia di Gaza. A riferire della conversazione un comunicato stampa della Sala Stampa della Santa Sede. Nel corso della telefonata, il pontefice ha rinnovato l’appello al pieno rispetto del diritto internazionale umanitario sottolineando l’obbligo di proteggere i civili e i luoghi sacri e il divieto dell’uso indiscriminato della forza e del trasferimento forzato della popolazione. Considerata la drammatica situazione umanitaria, scrive la Sala Stampa vaticana, si è enfatizzata l’urgenza di prestare soccorso a chi è maggiormente esposto alle conseguenze del conflitto e di permettere l’ingresso adeguato di aiuti umanitari.
La chiamata arriva dopo ore convulse sul fronte del conflitto, sia sul campo che sul fronte diplomatico. «Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra e che si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto. Alla comunità internazionale rivolgo l'appello ad osservare il diritto umanitario e a rispettare l'obbligo di tutela dei civili nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e lo spostamento forzato della popolazione» erano state le parole durissime di Papa Leone XIV rivolte ieri all'Angelus recitato da Castel Gandolfo. Papa Prevost aveva espressamente citato gli attacchi militari dell'esercito israeliano di questi giorni, non solo alla chiesa latina della Sacra Famiglia, che ha indignato e sconvolto tutto il mondo cristiano, ma anche contro la popolazione civile e i luoghi di culto, ciò che aveva portato Leone a esprimere inoltre la sua preoccupazione per i paventati piani di deportazione o concentramento della popolazione palestinese. Fatti per cui per altro lo stesso premier israeliano, Benyamin Netanyahu, aveva a sua volta chiamato il Papa al telefono nei giorni scorsi.

Ai cristiani del Medio Oriente, in particolare, Leone aveva rivolto parole accorate: «Ai nostri amati cristiani mediorientali dico, sono vicino alla vostra sensazione di poter fare poco davanti a questa situazione così drammatica, siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa, grazie per la vostra testimonianza di fede!». Significativo anche che avesse voluto nominare ciascuna delle vittime dell'attacco alla chiesa pronunciando i loro nomi: «Esprimo il mio profondo dolore per l'attacco dell'esercito israeliano contro la Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia. Prego per le vittime, Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad, Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud, e sono particolarmente vicino ai loro familiari e a tutti i parrocchiani».
L'attacco a Dei al-Balah e un'altra strage per il cibo
Intanto a Gaza lam situazione è fuori controllo. Stamattina all'alba le Idf hanno lanciato per la prima volta un'operazione di terra a Deir al-Balah, nella Striscia centrale. L'operazione è iniziata poche ore dopo che l'esercito israeliano aveva diramato avvisi di evacuazione ai residenti di sei isolati residenziali nella parte sud-occidentale della città. Attualmente nella zona ci sono migliaia di sfollati provenienti da Rafah e Khan Younis, nella striscia di Gaza meridionale. Carri armati e veicoli militari israeliani sono entrati in città dal posto di blocco di Kisufim sotto la copertura aerea e di artiglieria pesante. Decine di granate avrebbero colpito i quartieri di Abu al-'Ajin e Hikr al-Jami, mentre le forze di terra avanzavano. Migliaia di residenti sono fuggiti dalla città durante la notte verso la zona costiera di al-Mawasi, vicino a Khan Younis, che è diventata una delle poche zone di rifugio relativo rimaste nella Gaza meridionale.
E ieri un'altra strage si è consumata tra la gente affamata in fila per gli aiuti. Il bilancio ci ha messo poco a contare nuove decine di morti: almeno 84 le persone uccise dagli attacchi israeliani a Gaza, e più di 200 quelle ferite. La replica dell'esercito israeliano ha ricalcato quanto già sottolineato in precedenti simili episodi, anche nei giorni scorsi: l'Idf cioè ha confermato di aver sparato «colpi di avvertimento» nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti nel nord di Gaza per disperdere «una minaccia». L'esercito ha quindi sottolineato di essere «a conoscenza delle segnalazioni di vittime nella zona», ma che «un esame preliminare mostra che il numero riportato di vittime non corrisponde alle informazioni esistenti».

La situazione umanitaria nella Striscia peggiora di giorno in giorno. Almeno 19 palestinesi, inclusa una bambina di quattro anni, sono morti di fame nelle ultime 24 ore a Gaza: lo riportano la Bbc e la Cnn, che citano il portavoce dell'ospedale dei Martiri di al-Aqsa, a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale. La Cnn riporta inoltre che dall'inizio del conflitto nell'ottobre 2023 almeno 76 bambini sono deceduti per malnutrizione nella Striscia. «A Gaza assistiamo a una situazione terribile in cui: 50 ostaggi sono ancora detenuti da Hamas; l'intera Striscia viene bombardata e rasa al suolo per liberarla e renderla inabitabile; centinaia di migliaia di palestinesi vengono massacrati: i dati ufficiali riportano solo i decessi accertati nelle strutture sanitarie, ma sappiamo che le vittime sono molte di più; la popolazione è ridotta alla fame, al punto da rischiare la carestia; i bambini vengono bombardati mentre aspettano di ricevere alimenti terapeutici» è la denuncia di Caritas Internationalis, che aggiunge: «La storia non perdonerà la barbarie e la complicità».
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