L'Esortazione apostolica “Dilexi te” è il primo documento di Leone XIV

Il testo magisteriale che sarà reso noto giovedì è stato firmato nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico. Ha al centro l'amore verso i poveri
October 4, 2025
L'Esortazione apostolica “Dilexi te” è il primo documento di Leone XIV
La firma dell'Esortazione apostolica da parte del Papa alla presenza di monsignor Edgar Pena Parra
Ha al centro l’amore verso i poveri il primo documento magisteriale di Leone XIV. È l’Esortazione apostolica “Dilexi te” (“Ti ho amato”) che il Papa ha firmato questa mattina nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico alla presenza di monsignor Edgar Pena Parra, sostituto per gli affari generali della segreteria di Stato.
Data non casuale quella scelta da Leone XIV: infatti oggi la Chiesa celebra la solennità di Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e, come ha detto lo stesso Pontefice durante l’udienza giubilare di stamani in piazza San Pietro, il santo che ha scelto «la povertà evangelica». Il testo sarà reso noto giovedì 9 ottobre quando verrà presentato nella Sala Stampa vaticana dal Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, e dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, prefetto del Dicastero per il servizio della carità, insieme con padre Frédéric-Marie Le Méhauté, provinciale dei Frati minori di Francia e Belgio, e dalla religiosa Clémence, Piccola Sorella di Gesù della Fraternità delle Tre Fontane a Roma. Secondo le agenzie di stampa, si tratterebbe di un lavoro che era stato avviato da papa Francesco e, in omaggio al suo predecessore, Leone XIV lo ha fatto proprio, come aveva fatto Francesco con l’enciclica “Lumen fidei” scritta “a quattro mani”.Papa Prevost è tornato più volte sul tema della povertà nei primi cinque mesi del pontificato: povertà non solo materiale ma anche spirituale. «La più grave povertà è non conoscere Dio», ha scritto nel Messaggio per la Giornata mondiale dei poveri datato 13 giugno. E aggiungeva: «Tutti i beni di questa terra, le realtà materiali, i piaceri del mondo, il benessere economico, seppure importanti, non bastano per rendere il cuore felice». D’altro canto, è il Vangelo che chiama a farsi Buon Samaritano. «I poveri non sono un diversivo per la Chiesa, bensì i fratelli e le sorelle più amati, perché ognuno di loro, con la sua esistenza e anche con le parole e la sapienza di cui è portatore, provoca a toccare con mano la verità del Vangelo». E chiariva: «Dio ha assunto la loro povertà per renderci ricchi attraverso le loro voci, le loro storie, i loro volti. Tutte le forme di povertà, nessuna esclusa, sono una chiamata a vivere con concretezza il Vangelo e a offrire segni efficaci di speranza». Poi l’invito all’impegno ecclesiale. «I poveri non sono oggetti della nostra pastorale, ma soggetti creativi che provocano a trovare sempre nuove forme per vivere oggi il Vangelo. Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi». Perché «aiutare il povero è questione di giustizia, prima che di carità». Ma anche all’impegno civile. Ai responsabili delle nazioni ha sollecitato di «incentivare lo sviluppo di politiche di contrasto alle antiche e nuove forme di povertà, oltre a nuove iniziative di sostegno e aiuto ai più poveri tra i poveri». E il monito contro le guerre, sempre nel Messaggio per la Giornata mondiale dei poveri: «Lavoro, istruzione, casa, salute sono le condizioni di una sicurezza che non si affermerà mai con le armi». Il Papa ha indicato anche lo stile della Chiesa. Lo ha fatto durante il Giubileo dei vescovi dicendo che occorre vivere «la povertà evangelica», avere «uno stile semplice, sobrio e generoso, dignitoso e nello stesso tempo adeguato alle condizioni della maggior parte del suo popolo». E, nella Messa in cui sono stati dichiaratati santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis il 7 settembre, ha ricordato: «Hanno vissuto questo amore per Gesù Cristo soprattutto nell'Eucaristia ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle».

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