La salute del Papa, gli esperti: cosa c'è da sapere dal punto di vista medico
Le parole d'ordine restano pazienza e prudenza. I tempi per lo scioglimento della prognosi restano da definire, mentre il quadro clinico dopo l'episodio di broncospasmo è ancora complesso

Il quadro clinico di papa Francesco «resta complesso», segnalavano ieri mattina fonti vaticane, precisando che il Pontefice aveva trascorso una notte tranquilla, non aveva febbre e il suo umore era buono: aveva bevuto un caffè e letto alcuni quotidiani.
Inevitabilmente sono cresciute le cautele dei medici che lo stanno curando al Policlinico Gemelli di Roma, dopo la crisi di broncospasmo che ha colpito il Papa nel primo pomeriggio di venerdì, anche se subito controllata con broncoaspirazione e ventilazione meccanica non invasiva. Ed è ipotizzabile un allungamento dei tempi per lo scioglimento della prognosi, in un ricovero iniziato per una polmonite bilaterale e che è giunto ieri al sedicesimo giorno.
Già venerdì sera, infatti, le fonti vaticane facevano osservare che sarebbero state necessarie 24-48 ore per fare una valutazione precisa del quadro clinico, cioè per sapere se e quanto il broncospasmo, che aveva determinato un episodio di vomito inalato dal Papa, abbia inciso sulle condizioni complessive.
Inevitabilmente sono cresciute le cautele dei medici che lo stanno curando al Policlinico Gemelli di Roma, dopo la crisi di broncospasmo che ha colpito il Papa nel primo pomeriggio di venerdì, anche se subito controllata con broncoaspirazione e ventilazione meccanica non invasiva. Ed è ipotizzabile un allungamento dei tempi per lo scioglimento della prognosi, in un ricovero iniziato per una polmonite bilaterale e che è giunto ieri al sedicesimo giorno.
Già venerdì sera, infatti, le fonti vaticane facevano osservare che sarebbero state necessarie 24-48 ore per fare una valutazione precisa del quadro clinico, cioè per sapere se e quanto il broncospasmo, che aveva determinato un episodio di vomito inalato dal Papa, abbia inciso sulle condizioni complessive.
In particolare, osserva Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), «occorrono almeno 48 ore per comprendere esattamente quali siano le possibili complicanze legate all’evento, ovvero se possa aver compromesso altri organi e apparati quali rene e cuore». Oltre al rischio, riferisce l’infettivologo, di una polmonite ab ingestis, cioè causata da cibi rigurgitati nei bronchi e arrivati ai polmoni. Le condizioni di papa Francesco, commenta Andreoni, «facevano ben sperare, eppure la situazione ieri (venerdì, ndr) è peggiorata e tutti siamo stati in apprensione». Un quadro che «testimonia la fragilità del Santo Padre – puntualizza Andreoni –, un uomo di 88 anni e con diversi problemi di salute legati all’età, tra cui una bronchite asmatica cronica, un quadro clinico delicato e complesso per il quale la prognosi resta giustamente riservata».
Anche Nicola Petrosillo, infettivologo del Campus Biomedico di Roma, ritiene si debba avere pazienza e prudenza: «Lo attendono una osservazione e un decorso della malattia più lunghi». Infatti il Papa «necessita di una maggiore intensità di somministrazione di ossigeno, una ventilazione meccanica non invasiva, senza intubazione. Per respirare ha una mascherina che gli copre naso e bocca che se, da una parte, comporta qualche disagio – ricorda Petrosillo – dall’altra ha il vantaggio che l’ossigeno arriva con maggiore pressione fino ai più piccoli alveoli polmonari». Infatti il vomito inalato può essere un problema: «Nei polmoni del Papa è finito materiale acido, succo gastrico, un ulteriore elemento di irritazione per i polmoni – continua Petrosillo –. Questo genera una maggiore instabilità e incertezza sul decorso della malattia del Santo Padre».
«L’episodio era prevedibile perché una crisi di broncospasmo papa Francesco l’ha avuta una settimana fa. Poi più nulla. Il quadro sembrava migliorare, ma evidentemente i suoi polmoni sono molto sensibili» conclude Petrosillo.
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