La folla, la sorpresa del Papa, la pace: Acutis e Frassati sono santi
Più di 80mila per la canonizzazione dei due ragazzi. Leone XIV: «Eucaristia e poveri al centro dei nostri cuori. Giovani, non sprecate la vita». Il monito: Dio non vuole la guerra, ma la pace
C’è chi ha passato la notte intorno a via della Conciliazione per essere nelle prime file, ai piedi del sagrato della Basilica Vaticana. E, quando alle 6 di questa mattina, si sono aperti i varchi, piazza San Pietro si è riempita in fretta. Oltre 80mila persone fra il colonnato di Bernini e le vie intorno per Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, i due giovani italiani che sono stati appena proclamati santi da Leone XIV. Un “popolo” da grande evento, a smentire certe previsioni della vigilia che ipotizzavano una doppia canonizzazione “in tono minore” per lo spostamento dei riti: quello di Acutis previsto a fine aprile ma sospeso per la morte di papa Francesco; quello di Frassati inserito nella Messa conclusiva del Giubileo dei giovani ad agosto e poi rinviato a oggi. Celebrazione unica per volere di papa Leone che regala all’Anno Santo i primi due santi del Giubileo e anche del suo pontificato.

Esordio a sorpresa con il Papa che si presenta sul sagrato di San Pietro prima dell’inizio della Messa per salutare la folla che si allunga fino a via della Conciliazione. «Buongiorno a tutti e buona domenica. E benvenuti. Fratelli e sorelle, oggi è una festa bellissima per tutta la Chiesa, tutta l’Italia e per tutto il mondo», dice. Volto sorridente, parla completamente a braccio come era accaduto solo un’altra volta nei primi quattro mesi sulla cattedra di Pietro: alla Messa di apertura del Giubileo dei giovani a fine luglio, quando anche in quel caso il Pontefice era arrivato con un fuori-programma in piazza. Segno che Leone XIV si sente particolarmente chiamato ad abbracciare la Chiesa “giovane”.

«È davvero una benedizione del Signore trovarsi insieme con voi che siete venuti da ogni parte del mondo» per la canonizzazione dei due santi, prosegue il Papa. Ed è «un dono di fede che vogliamo condividere», aggiunge. Il Pontefice chiede di avere il «cuore aperto» a ricevere la «grazie del Signore» come Frassati e Acutis che avevano nel «cuore l’amore per Gesù Cristo» alimentato dall’«Eucaristia» e «soprattutto» dall’incontro «con i poveri», sottolinea evidenziando quella prossimità agli ultimi che vuole essere una delle attenzioni del suo magistero. E l’invito finale nel saluto a sorpresa: «Tutti noi siamo chiamati a essere santi».

Sulla facciata della Basilica scendono gli arazzi con i volti dei due giovani: l’universitario di Torino morto esattamente un secolo fa a 24 anni per una poliomielite fulminante, appassionato della montagna, legato all’Azione Cattolica, alla Fuci, al Terz’Ordine domenicano, che soccorreva i poveri e aveva tradotto la fede anche in impegno politico, schierandosi contro il fascismo; e il liceale timido di Milano, stroncato nel 2006 a 15 anni da una leucemia fulminante, devoto alla Vergine e al Santissimo Sacramento, conquistato da Francesco d’Assisi, che, forte della sua esperienza di volontariato fra i dimenticati, è stato un pioniere dell’evangelizzazione nel pianeta digitale e che qualcuno già chiede sia il patrono di Internet.

Sono le 10.20 quando Leone dichiara che Frassati e Acutis sono iscritti «nell’albo dei santi». E si commuove. Le sue parole sono precedute dalla lettura delle biografie dei due giovani da parte del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi. «Il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio», ammonisce Leone XIV nell’omelia della Messa. E sprona: «I santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro». Poi richiama le loro parole: «“Non io, ma Dio”, diceva Carlo. E Pier Giorgio: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo».

Il Papa indica i punti fermi dei due santi. «Pier Giorgio e Carlo – ricorda – hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica». E poi «la Confessione frequente. Carlo ha scritto: “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”; e si meravigliava perché – sono sempre parole sue – “gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima”». E ancora «la carità» praticata, tiene a evidenziare Leone XIV. «Giorgio diceva: “Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo”. Chiamava la carità “il fondamento della nostra religione” e, come Carlo, la esercitava soprattutto attraverso piccoli gesti concreti, spesso nascosti». E cita papa Francesco richiamando «la santità “della porta accanto”».

Leone XIV descrive Frassati e Acutis come «due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui». Di Pier Giorgio dice che, «a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti”». E fa sapere che «oggi la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale» perché «per lui la fede non è stata una devozione privata» ma «spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri». Di Carlo il Pontefice sottolinea l’incontro con «Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori» e «soprattutto nei Sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale». E spiega che «è cresciuto integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità». Come san Francesco d’Assisi e sant’Agostino, che Leone XIV cita nell’omelia, anche i due nuovi santi «hanno risposto “sì” a Dio, senza tenere nulla per sé». Da qui è scaturita una «meravigliosa storia di santità».

Alla celebrazione partecipano i familiari dei due giovani: per Frassati, la nipote 95enne Wanda Gawronska; e per Acutis i genitori Andrea e Antonia con i due figli Francesca e Michele. Il Papa li saluta prima della celebrazione. Poi cita l’Azione Cattolica, ricevendo un’ovazione dalla piazza. E ricorda le delegazioni ufficiali. Quella italiana è guidata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.

Al termine della celebrazione, prima della preghiera dell’Angelus, un nuovo forte monito del Papa contro le guerre che si fa appello. «Dio non vuole la guerra: Dio vuole la pace», dice Leone XIV, quasi a voler condannare le giustificazioni “religiose” dei conflitti. Il Papa rinnova la richiesta di una «incessante preghiera per la pace, specialmente in Terra Santa e Ucraina». Poi si rivolge ai potenti del pianeta: «Ai governati ripeto: ascoltate la voce della coscienza. Le apparenti vittorie ottenute con le armi, seminando morte e distruzione, sono in realtà delle sconfitte e non portano mai pace e sicurezza». E ancora rimarca la necessità di puntare subito sulla diplomazia e sui negoziati: «Dio sostiene chi si impegna a uscire dalla spirale dell’odio e a percorrere la via del dialogo».
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