Il Papa: «Tanti i Paesi che hanno "fame e sete" di giustizia»

Ai 15mila magistrati, giuristi, avvocati riuniti in piazza San Pietro per il Giubileo degli operatori di giustizia, papa Leone ha chiesto di «interpretare la legge nella misura più umana possibile»
September 19, 2025
Quando si esercita la giustizia «ci si pone al servizio delle persone, del popolo e dello Stato, in una dedizione piena e costante». Stamattina, davanti a decine di migliaia di pellegrini, tra cui avvocati, magistrati, giuristi e notai, riuniti in piazza San Pietro per l'udienza del Giubileo degli operatori di giustizia, papa Leone XIV ha esortato ad impegnarsi nel proprio lavoro sforzandosi di «interpretare la legge nella misura più umana possibile», e ponendo «al centro il valore di ogni essere umano». La giustizia, ha ricordato con fermezza a tutti i presenti, provenienti da oltre 100 Paesi del mondo, è una «funzione indispensabile sia per l’ordinato sviluppo della società, sia come virtù cardinale che ispira e orienta la coscienza di ogni uomo e donna» e «non può essere ridotta alla nuda applicazione della legge».
Lo Stato senza giustizia non è uno Stato
In piazza oggi c’erano anche molte personalità istituzionali tra cui il ministro della Giustizia della Repubblica italiana, Carlo Nordio, e il giudice della Corte suprema degli Stati Uniti, Samuel Anthony Alito. «Senza la giustizia non si può amministrare lo Stato - ha ribadito il Papa citando sant’Agostino -. Lo Stato, in cui non si ha la giustizia, non è uno Stato». Parlando ai giuristi e alle tante autorità internazionali che operano nel campo della giustizia, il pensiero di Leone è andato ancora una volta «alle realtà di tanti Paesi e popoli che hanno “fame e sete di giustizia”», perché, ha detto, «le loro condizioni di vita sono talmente inique e disumane da risultare inaccettabili». L’appello del Papa è stato a recuperare «i valori dimenticati nella convivenza», un processo «utile e doveroso, di fronte all’affermarsi di comportamenti e strategie che mostrano disprezzo per la vita umana sin dal suo primo manifestarsi, che negano diritti basilari per l’esistenza personale».
Non c'è giustizia senza vera uguaglianza
In più, non è possibile pensare a una società “giusta”, ha aggiunto il Vescovo di Roma, finché non è reso a ciascuno «quanto gli è dovuto», finché non venga raggiunta «l’uguaglianza nella dignità e nelle opportunità fra gli esseri umani». E proprio sul tema dell’”uguaglianza” papa Leone si è soffermato in modo particolare,«consapevoli che l’effettiva uguaglianza non è quella formale di fronte alla legge». La vera equità, al contrario, ha sottolineato, «è la possibilità data a tutti di realizzare le proprie aspirazioni e di vedere i diritti inerenti alla propria dignità garantiti da un sistema di valori comuni e condivisi, capaci di ispirare norme e leggi su cui fondare il funzionamento delle istituzioni».
Il male «non va soltanto sanzionato ma riparato»
Tra le tante associazioni di categoria presenti all’udienza giubilare anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm), da cui Leone XIV ha ricevuto in dono un foulard, prodotto dai detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in un progetto solidale. «La giustizia evangelica, - ha continuato Prevost toccando l'importanza dei percorsi di “riconciliazione” tra vittime e colpevoli -, non distoglie da quella umana, ma la interroga e ridisegna: la provoca ad andare sempre oltre, perché la spinge verso la ricerca della riconciliazione». Il male, infatti, «non va soltanto sanzionato, ma riparato, e a tale scopo è necessario uno sguardo profondo verso il bene delle persone e il bene comune».

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