Il Papa: no a rivalse o vendette. Siate missionari di pace
Nella catechesi in piazza San Pietro il richiamo di Leone XIV alla necessità del «perdono» e alla «responsabilità» a «essere nel mondo strumenti di riconciliazione». L’invito allo stile della mitezza

Torna a citare le parole di Cristo con cui si era presentato al mondo nel giorno della sua elezione al soglio pontificio, quasi cinque mesi fa: «Pace a voi!». E, nella catechesi di questa mattina durante l’udienza generale in piazza San Pietro, Leone XIV spiega che il Signore ha affidato «agli apostoli un compito che non è tanto un potere, quanto una responsabilità: essere nel mondo strumenti di riconciliazione». Compito che il Pontefice riconsegna alla comunità ecclesiale e all’intera umanità. E, nei saluti in portoghese, invita a «diventare missionari di pace e misericordia». Poi, rivolgendosi ai diversi gruppi linguistici, chiede di «recitare in questo mese il Rosario quotidiano per la pace».

Piazza San Pietro affollata di pellegrini per l’incontro di ogni mercoledì mattina. Nella sua meditazione – sul tema “La risurrezione. «Pace a voi!» – papa Leone non fa riferimento esplicito alle guerre in corso o alle tensioni polarizzatrici che attraversano le società di oggi se non agli scontri violenti fra polizia e giovani in Madagascar. Ma, riflettendo sulla Risurrezione di Gesù, spiega che essa «non è una vendetta o una rivalsa contro i suoi nemici. È la testimonianza meravigliosa di come l’amore sia capace di rialzarsi dopo una grande sconfitta per proseguire il suo inarrestabile cammino. Quando noi ci rialziamo dopo un trauma causato da altri, spesso la prima reazione è la rabbia, il desiderio di far pagare a qualcuno ciò che abbiamo subito. Il Risorto non reagisce in questo modo. Non c’è ombra di rancore». Il Pontefice è consapevole della «nostra fatica di perdonare per non apparire vulnerabili e per non rischiare di soffrire ancora». E accade anche che «non siamo davvero in pace con i tradimenti da cui siamo stati feriti». Invece Cristo «offre le sue piaghe come garanzia di perdono» e testimonia che «la Risurrezione non è la cancellazione del passato, ma la sua trasfigurazione in una speranza di misericordia».

Nella sua catechesi il Papa ricorda che il Signore mostra le sue ferite, «le mani e il fianco con i segni della passione», dopo essere risorto dai morti. È «nudo e disarmato. Non pretende, non ricatta. Il suo è un amore che non umilia; è la pace di chi ha sofferto per amore e ora può finalmente affermare che ne è valsa la pena». Da qui l’invito: «Non abbiate paura di mostrare le vostre ferite risanate dalla misericordia». Come hanno fatto gli apostoli che, dopo l’incontro con il Gesù Risorto nel cenacolo, non possono «più tacere ciò che hanno visto e udito: che Dio perdona, rialza, ridona fiducia». E il Papa sottolinea: «Questo è il cuore della missione della Chiesa: non amministrare un potere sugli altri, ma comunicare la gioia di chi è stato amato proprio quando non lo meritava. È la forza che ha fatto nascere e crescere la comunità cristiana: uomini e donne che hanno scoperto la bellezza di tornare alla vita per poterla donare agli altri».

Nella catechesi Leone XIV offre in controluce anche una fotografia del suo stile “pontificio”, del suo approccio come successore di Pietro. «Gesù – afferma il Papa riferendosi alla Risurrezione – non torna con gesti di potenza, ma con mitezza manifesta la gioia di un amore più grande di ogni ferita e più forte di ogni tradimento. Il Risorto non sente alcun bisogno di ribadire o affermare la propria superiorità». Il Signore appare ai discepoli e agisce «con estrema discrezione, senza forzare i tempi della loro capacità di accoglienza. Il suo unico desiderio è quello di tornare a essere in comunione con loro».

Inizio insolito per l’udienza generale. Leone XIV, giunto come di consueto un quarto d’ora prima in piazza San Pietro per il saluto alla folla di fedeli, scende subito dalla papamobile per rendere omaggio a una riproduzione del Santuario mariano di Lourdes, realizzata con le spighe di grano. Accanto a lui, l’arcivescovo di Ancona-Osimo, Angelo Spina. È nella diocesi marchigiana che ogni anno si celebra la festa del Covo di Campocavallo di Osimo: una festa di ringraziamento dedicata alla prodigiosa immagine della Madonna Addolorata che si venera nel Santuario di Campocavallo. A lei ogni prima domenica di agosto viene offerto in festante processione il Covo, un “monumento al grano” realizzato con 2-3 milioni di spighe sapientemente intrecciate a formare vere e proprie opere d’arte rurale. Ogni anno il Covo rappresenta un tema diverso, dai simboli della cristianità alle riproduzioni di Santuari e Cattedrali di tutto il mondo. Al termine dell’udienza, rivolgendosi ai pellegrini in lingua italiana, Leone XIV saluta in particolare le parrocchie di Maglie, Capodrise, Melito di Napoli e quella di Campocavallo di Osimo con l’arcivescovo Spina. E poi l’associazione nazionale Polizia di Stato di Enna, l’associazione Aiccos e gli alunni e insegnanti della scuola Maestre Pie Filippini di L’Aquila. L’ultimo pensiero per la memoria liturgica di Teresa di Gesù Bambino, dottore della Chiesa e patrona delle missioni.
Al termine dell’udienza viene consegnato al Papa il libro “Quarti di gloria. Storie a un passo dal podio” scritto a quattro mani dai giornalisti Gerardo De Vivo e Serena Sartini ed edito da Lab DFG-Lo sport tra le righe. Serena Sartini racconta di avergli descritto il volume e parlato anche dell’Athletica Vaticana. Il libro raccoglie le testimonianze di sportivi la cui vita è stata segnata dall’essersi classificati quarti: da Nadia Battocletti ad Antonio Rossi, passando per Tania Cagnotto.
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