Il Papa: no a prepotenza e vendetta. Si ascolti Dio che chiede pace

L'appello di Leone XIV a Israele, Palestina e Iran: «Nessuna nazione levi la spada contro l'altra. Si ascolti il grido dell'Altissimo». Dopo l'attentato in Siria: vicino ai cristiani del Medio
June 24, 2025
Il Papa: no a prepotenza e vendetta. Si ascolti Dio che chiede pace
Ansa | Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro
Leone XIV cita il profeta Isaia: «Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra». Il riferimento è alla guerra «in Iran, Israele e Palestina», come lo stesso Papa dice durante l’udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro. Il Pontefice spiega che «continuiamo a seguire con attenzione e con speranza gli sviluppi» di ciò che accade in Medio Oriente. Ed è durante i saluti ai pellegrini di lingua italiana che il Pontefice lancia un nuovo e accorato appello alla pace. «Si ascolti questa voce che viene dall’Altissimo», dice a chi ha in mano le sorti dei Paesi. E aggiunge: «Si curino le lacerazioni provocate dalle sanguinose azioni degli ultimi giorni. Si respinga ogni logica di prepotenza e di vendetta e si scelga con determinazione la via del dialogo, della diplomazia e della pace».

Papa Leone guarda anche ai cristiani perseguitati e vittime di violenza. Ricorda «il vile attentato», come lo definisce, alla comunità greco-ortodossa di Damasco. E afferma con tono deciso: «Ai cristiani del Medio Oriente dico: vi sono vicino; tutta la Chiesa vi è vicina». Quindi sottolinea: «Questo tragico avvenimento richiama la profonda fragilità che ancora segna la Siria dopo anni di conflitti e instabilità. È quindi fondamentale che la comunità internazionale non distolga lo sguardo da questo Paese ma continui ad offrirgli il sostegno attraverso gesti di solidarietà e con un rinnovato impegno per la pace e la riconciliazione».
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Reuters
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Reuters
Piazza San Pietro affollata di pellegrini che il Pontefice “abbraccia” con il suo consueto giro in papamobile prima della catechesi del ciclo giubilare “Gesù Cristo nostra speranza”. «Calpestiamo la superficie delle nostre chiese, ma forse il cuore è altrove». Leone XIV si sofferma sulle «tante persone» che «si accostano a Gesù in modo superficiale, senza credere veramente nella sua potenza». Una fede dell’apparenza, non dell’anima. Invece, c’è bisogno di rivolgere «più intensamente lo sguardo al Cuore di Gesù. A partire da Lui ridoniamo a questo nostro mondo un cuore che sa amare, perdonare e prendersi cura degli altri», spiega il Papa durante l’udienza generale.
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Ansa
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Ansa
Al centro della sua riflessione due «guarigioni»: quella dell’emorroissa, la donna che tocca «con fede» il mantello di Cristo e viene risanata, e quella della figlia di Giairo, il capo della sinagoga con la sua “bambina” di 12 anni malata, destinata a morire a letto, che Gesù restituisce alla vita dicendole: «Talità kum», «Fanciulla, alzati!». Fede autentica. Quella che il Papa chiede agli adulti pensando ai giovani. «Quando i nostri ragazzi sono in crisi e hanno bisogno di un nutrimento spirituale, sappiamo darglielo? E come possiamo se noi stessi non ci nutriamo del Vangelo?», si domanda.
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Reuters
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Reuters
«Una malattia molto diffusa nel nostro tempo – evidenzia il Papa – è la fatica di vivere: la realtà ci sembra troppo complessa, pesante, difficile da affrontare. E allora ci spegniamo, ci addormentiamo, nell’illusione che al risveglio le cose saranno diverse. Ma la realtà va affrontata, e insieme con Gesù possiamo farlo bene. A volte poi ci sentiamo bloccati dal giudizio di coloro che pretendono di mettere etichette sugli altri». Come l’emorroissa. Ma, prosegue papa Leone, «questa donna con grande coraggio ha preso la decisione che cambia la sua vita: tutti continuavano a dirle di rimanere a distanza, di non farsi vedere. L’avevano condannata a rimanere nascosta e isolata. A volte anche noi possiamo essere vittime del giudizio degli altri, che pretendono di metterci addosso un abito che non è il nostro. E allora stiamo male e non riusciamo a venirne fuori. Quella donna imbocca la via della salvezza quando germoglia in lei la fede che Gesù può guarirla: allora trova la forza di uscire e di andare a cercarlo». In mezzo alla folla tocca la veste del Signore. Il Papa richiama sant’Agostino che dice – a nome di Gesù –: «La folla mi si accalca intorno, ma la fede mi tocca». «È così: ogni volta che facciamo un atto di fede indirizzato a Gesù, si stabilisce un contatto con Lui e immediatamente esce da Lui la sua grazia» che «ci raggiunge e da dentro piano piano trasforma la vita».
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Ansa
Papa Leone XIV durante l'udienza generale di questa mattina in piazza San Pietro - Ansa
Poi, riferendosi alla figlia di Giairo che torna alla vita, il Pontefice aggiunge: «Quel gesto di Gesù ci mostra che Lui non solo guarisce da ogni malattia, ma risveglia anche dalla morte. Per Dio, che è Vita eterna, la morte del corpo è come un sonno. La morte vera è quella dell’anima: di questa dobbiamo avere paura!». Da qui l’invito finale del Papa: «Nella vita ci sono momenti di delusione e di scoraggiamento, e c’è anche l’esperienza della morte. Impariamo da quella donna, da quel padre: andiamo da Gesù: Lui può guarirci, può farci rinascere. Lui è la nostra speranza».

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