Il Papa: «Interi popoli in miseria, piagati da guerra e sfruttamento»

Ieri ai 50mila catechisti, presenti in piazza per la Messa del Giubileo, il Papa ha ricordato di annunciare l'amore di Dio «servendo il desiderio di giustizia e di verità che abita la coscienza umana»
September 28, 2025
Il Papa: «Interi popoli in miseria, piagati da guerra e sfruttamento»
«Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento». Non perde occasione, papa Leone XIV, per pungolare i leader globali ad aprire gli occhi sulle condizioni dei civili, che a Gaza, in Ucraina, e in tante altre parti del mondo, convivono con il ronzio costante dei droni militari e con fitte lancinanti per la fame. «Attraverso i secoli, nulla sembra essere cambiato», ha continuato il Papa nell’omelia della Messa del Giubileo dei catechisti, ieri mattina in piazza San Pietro, commentando la figura di Lazzaro e del ricco nel Vangelo di Luca proposto dalla liturgia domenicale. «Quanti Lazzaro muoiono davanti all’ingordigia che scorda la giustizia, al profitto che calpesta la carità, alla ricchezza cieca davanti al dolore dei miseri!», ha aggiunto.
Ascoltare la voce dei «molti Lazzaro di oggi»
Il Vangelo, tuttavia, «assicura che le sofferenze di Lazzaro hanno un termine», «finiscono i suoi dolori come finiscono i bagordi del ricco, e Dio fa giustizia verso entrambi». Mentre il Papa lanciava il suo messaggio di speranza, l’agenzia di stampa palestinese Wafa comunicava che il numero dei civili uccisi nella Striscia di Gaza è arrivato a 66mila. «Senza stancarsi, la Chiesa annuncia questa parola del Signore, affinché converta i nostri cuori», ha sottolineato Prevost, esortando ad ascoltare la voce dei «molti Lazzaro di oggi». Questi, «quando anche noi siamo tentati dall’ingordigia e dall’indifferenza», ci «ricordano la parola di Gesù, diventando per noi una catechesi ancora più efficace in questo Giubileo, che è per tutti tempo di conversione e di perdono, di impegno per la giustizia e di ricerca sincera della pace».
Catechisti, testimoni di Cristo
Le parole della Scrittura, di cui i catechisti sono annunciatori nel mondo, «destano la nostra coscienza», ha detto il Papa riferendosi ancora alla figura di Lazzaro. «Il Vangelo ci annuncia che la vita di tutti può cambiare, perché Cristo è risorto dai morti. - ha sottolineato rivolto ai catechisti, che ha ringraziato con calore per il loro servizio alla Chiesa - .Questo evento è la verità che ci salva: perciò va conosciuta e annunciata, ma non basta. Va amata». E l’«Eccomi» scandito a voce alta dai 39 candidati al ministero di catechista, ieri mattina, prima di essere istituiti dal Pontefice, è stata la risposta appassionata all’appello del Papa. Davanti all’altare in piazza San Pietro, prima di ricevere il crocifisso bianco dal Pontefice, qualcuno di loro teneva gli occhi chiusi, qualcuno sorrideva avvolto negli abiti tradizionali del suo Paese. «Voi catechisti - ha detto il Papa - siete quei discepoli di Gesù, che ne diventano testimoni», infatti «il nome del ministero che svolgete viene dal verbo greco katēchein, che significa “istruire a viva voce, far risuonare”».
La testimonianza di chi ha creduto prima di noi
Colui che si impegna nell’evangelizzazione, dunque, ha aggiunto Leone XIV, è «persona di parola, una parola che pronuncia con la propria vita». Gli interventi del Papa, durante l’udienza giubilare di sabato mattina, e l’omelia di ieri, infatti, hanno raggiunto migliaia di altre persone nelle case e parrocchie del mondo. Perché la figura del catechista “riguarda” la vita presente, gli affetti, i ricordi di quasi tutti i cattolici nel mondo, toccando la “carne viva” dell’esperienza esistenziale, nella crescita e nella formazione. I primi catechisti, ha ricordato Prevost, «sono i nostri genitori, coloro che ci hanno parlato per primi e ci hanno insegnato a parlare», nelle «nostre case, attorno alla tavola: quando c’è una voce, un gesto, un volto che porta a Cristo, la famiglia sperimenta la bellezza del Vangelo». Tutti, infatti, «siamo stati educati a credere mediante la testimonianza di chi ha creduto prima di noi», e in ogni età della vita «i catechisti ci accompagnano nella fede condividendo un cammino costante».
Il catechista «lascia un segno interiore»
In questo percorso il Catechismo è «lo strumento di viaggio» che «ci ripara dall’individualismo e dalle discordie, perché attesta la fede di tutta la Chiesa cattolica». Ogni fedele, da laico, «collabora alla sua opera pastorale ascoltando le domande, condividendo le prove, servendo il desiderio di giustizia e di verità che abita la coscienza umana». È in questo modo, ha concluso il Vescovo di Roma, che i catechisti «in-segnano», cioè «lasciano un segno interiore». Educare alla fede, dunque, non significa “ammaestrare”, ma porre «nel cuore la parola di vita, affinché porti frutti di vita buona».
San John Henry Newman dottore della Chiesa a novembre
Durante l’Angelus, ieri, papa Leone ha colto l’occasione per annunciare che l’1 novembre 2025, nel contesto del Giubileo del Mondo Educativo, conferirà «il titolo di Dottore della Chiesa a San John Henry Newman», il quale «contribuì in maniera decisiva al rinnovamento della teologia e alla comprensione della dottrina cristiana nel suo sviluppo».
La preghiera per le vittime del tifone in Asia
Da ultimo ha espresso vicinanza alle popolazioni, «specialmente le più povere», di Filippine, Taiwan, Hong Kong, Vietnam e della regione del Guangdong, colpite in questi giorni da un forte tifone. «Prego per le vittime, i dispersi, le numerose famiglie sfollate, le moltissime persone che hanno subito disagi e anche per i soccorritori e le autorità civili. Invito tutti alla fiducia in Dio e alla solidarietà», ha aggiunto. Infine ha rivolto un saluto i pellegrini della diocesi di Vicenza con il loro vescovo, Giuliano Brugnotto.

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