Il Papa e il dramma licenziamenti: sia garantito il lavoro. «La Chiesa stia presso le fabbriche»
di Giacomo Gambassi, Roma
La denuncia di Leone XIV davanti alle diocesi della Toscana in piazza San Pietro: «Un'urgenza sociale in Italia la crisi economica che lascia a casa i lavoratori». Sull’unificazione delle diocesi italiane: «Verificare se andare avanti o meno». Bene i tribunali ecclesiastici interdiocesani

Denuncia le «preoccupanti notizie che riguardano diversi settori del mondo del lavoro». Dice che «è doloroso constatare come la crisi economica che coinvolge numerose aziende costringe al licenziamento di tanti lavoratori». Parla dei «tanti» che vengono lasciati «in cassa integrazione in attesa che si sblocchino gli accordi istituzionali volti alla ripresa delle attività». Leone XIV sceglie il pellegrinaggio giubilare delle diocesi della Toscana per lanciare l’allarme occupazione: in Toscana ma anche in Italia. E chiede alla comunità ecclesiale di «essere una Chiesa vicina al mondo del lavoro, compassionevole e incarnata, perché l’annuncio del Vangelo diventi presenza concreta di consolazione e di speranza, ma anche parola profetica che richiami l’importanza di garantire il lavoro a tutti». Più volte la piazza applaude di fronte al “j’accuse” del Papa.
Già nell’Esortazione apostolica “Dilexi te” sull’amore verso i poveri diffusa giovedì, Leone XIV richiamava a un «lavoro buono». Questa mattina in piazza San Pietro, davanti ai 10mila fedeli giunti dalla Toscana insieme ai pellegrini di Camerino-San Severino Marche, di Fabriano-Matelica, di Lanciano-Ortona e di San Severo, torna sulla questione occupazione con un tono ben più critico. Lo definisce una delle «urgenze sociali» e cita le intuizioni di Paolo VI, Pontefice accanto ai lavoratori e più volte evocato da Prevost, che invitava a essere «Chiesa sul territorio, cioè Chiesa presso le case, Chiesa presso le fabbriche, Chiesa “presso l’uomo”». Facendo proprie le parole di papa Montini, dice che la comunità ecclesiale «deve essere fraternamente e attivamente presente in questo mondo con uno spirito di intelligente comprensione, di vigile discernimento, di amichevole dialogo». E «di fronte alle conseguenze negative della crisi occupazionale e sociale, di fronte alle incerte prospettive del futuro, è chiamata ad esercitare, con generosa passione, un ruolo molteplice studiando i problemi, elaborando soluzioni, assumendo proprie responsabilità».
Il Papa prende spunto dalla «terra laboriosa» della Toscana con le sue «eccellenze del piccolo mondo dell’artigianato e della piccola e media industria» che però la crisi sta mettendo in ginocchio e che ha spinto molti vescovi a intervenire. E richiama don Lorenzo Milani, «profeta della Chiesa toscana e italiana», come Leone XIV lo definisce, evocando il suo «motto “I care”, cioè “mi importa”, mi interessa, mi sta a cuore». «Ecco, vi esorto a non rimanere nella staticità e a fare la vostra parte per delineare il volto di una Chiesa che ha a cuore la vita delle persone, in particolare dei più poveri». Compresi coloro che hanno problemi occupazionali. Si tratta di «un discernimento sulle forme di presenza ecclesiale nel territorio», sottolinea il Pontefice.
Nell’udienza il Papa affronta anche altri temi molto sentiti dalla Chiesa italiana. Uno è il «processo di unificazione delle diocesi» che, dice, «in alcune regioni – e la Toscana e le Marche sono tra queste – è stato avviato». Processo voluto da papa Francesco che finora ha portato a 43 Chiese locali unite “in persona episcopi”, secondo i dati del sito della Cei. Leone XIV non risponde alla domanda – che in molti si pongono – se lui lo continuerà o lo rivedrà. Ma spiega che serve «un discernimento sereno e franco al fine di evidenziare le possibilità e i limiti di un tale processo, così da verificare se ci sono o meno le condizioni per andare avanti». Lo stesso Pontefice chiarisce che, da una parte, sono emerse «alcune potenzialità pastorali, non tanto riguardo alle forze numeriche ma alla qualità della proposta»; dall’altra, «provenendo ciascuno da una storia ecclesiale particolare e considerando le differenze geografiche, territoriali e talvolta pastorali, è necessario che si faccia un vero e proprio esercizio sinodale, cioè che si cammini insieme per interrogarsi». Leone XIV elogia «alcune collaborazioni» già in atto che «superano i confini diocesani, come nel caso del Tribunale ecclesiastico»: Tribunali ecclesiastici regionali che erano stati “ridimensionati” da papa Francesco a favore di quelli diocesani. E poi altre “alleanze” «riguardo alla formazione iniziale dei presbiteri e ai Seminari». «Vi invito a proseguire su questa strada», aggiunge papa Leone.
Inoltre il Papa torna su alcune sfide che aveva già evidenziato nella prima udienza alla Conferenza episcopale italiana lo scorso giugno. «Siamo tutti chiamati – dice in piazza San Pietro – a interrogarci e ad immaginare nuove vie pastorali per un rinnovato annuncio del Vangelo, soprattutto per affrontare alcuni temi come la catechesi dell’iniziazione cristiana, il calo delle vocazioni al ministero ordinato, la partecipazione attiva dei laici alla vita ecclesiale, la presenza delle comunità rispetto alla vita delle famiglie, dei poveri, del mondo del lavoro». Per questo, afferma Leone XIV, c’è bisogno di «un coraggioso investimento nella formazione cristiana e un nuovo entusiasmo nell’evangelizzazione». Anche in realtà, come la Toscana, che sono «grembo di cultura e di arte» – il Papa cita Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti – e sono «una ricca storia cristiana» – il Pontefice celebra «il seme della santità di santa Caterina da Siena e di santa Gemma Galgani» –. Eredità che, però, «non deve farci restare con uno sguardo all’indietro che si limita ad ammirare lo splendore del passato sottovalutando le sfide del presente». Una Chiesa che si sporca le mani fra le donne e gli uomini di oggi.
È il cardinale Augusto Paolo Lojudice, che guida la Conferenza episcopale toscana, a presiedere la Messa che segue all’udienza. Sempre in piazza San Pietro. E concelebrata con i vescovi della regione. Sul sagrato anche numerosi sindaci. Nell’omelia l’arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza incoraggia all’«ascolto» e al «dialogo», «binomio del Cammino sinodale» della Chiesa italiana. Poi ricorda che l’11 ottobre, memoria di san Giovanni XXIII, è il giorno dell’apertura del Concilio che ha spalancato «le porte a un cammino di rinnovamento e di speranza». E fa riferimento alla pace: «Le ferite profonde e non visibili hanno bisogno di cura per rimarginarsi senza infettarsi e senza infettare». Infine il rimando alla Toscana, «terra ricca di spiritualità» dove si intrecciano «cultura, valori dell'accoglienza e bellezza capace di farsi esperienza interiore».
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