Il Papa ai giovani: non seguite chi usa la fede per dividere
Dall'amicizia con Gesù nasce la testimonianza cristiana e l'impegno per la pace: Leone XIV firma il suo primo messaggio per la Giornata mondiale della gioventù. «Organizzatevi per rimuovere le disuguaglianze e riconciliare comunità polarizzate e oppresse»

«La testimonianza della fraternità e della pace, che l’amicizia con Cristo suscita in noi, ci solleva dall’indifferenza e dalla pigrizia spirituale, facendoci superare chiusure e sospetti. Ci lega inoltre gli uni agli altri, sospingendoci a impegnarci insieme, dal volontariato alla carità politica, per costruire nuove condizioni di vita per tutti. Non seguite chi usa le parole della fede per dividere: organizzatevi, invece, per rimuovere le disuguaglianze e riconciliare comunità polarizzate e oppresse. Perciò, cari amici, ascoltiamo la voce di Dio in noi e vinciamo il nostro egoismo, diventando operosi artigiani di pace. Allora quella pace, che è dono del Signore Risorto (cfr Gv 20,19), si renderà visibile nel mondo tramite la comune testimonianza di chi porta nel cuore il suo Spirito». Così scrive Leone XIV nel messaggio per la Giornata mondiale della gioventù 2025, che verrà celebrata nelle diocesi il prossimo 23 novembre, domenica di Cristo Re.
Amici di Gesù, suoi testimoni. E costruttori di pace
«Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27) è il titolo scelto da papa Prevost in questo suo primo messaggio ai giovani, che si apre con un «grazie» rivolto a quanti hanno partecipato al Giubileo dei giovani, a Roma, «evento prezioso per rinnovare l’entusiasmo della fede e condividere la speranza che arde nei nostri cuori», scrive il Pontefice. Che prosegue: «Con la forza dello Spirito Santo, da pellegrini di speranza ci prepariamo a diventare testimoni coraggiosi di Cristo. Iniziamo dunque, da ora, un percorso che ci guiderà fino all’edizione internazionale della Gmg a Seoul, nel 2027. In tale prospettiva, vorrei soffermarmi su due aspetti della testimonianza: la nostra amicizia con Gesù, che accogliamo da Dio come dono; e l’impegno di ciascuno nella società, come costruttori di pace».
«Né servi né attivisti di partito: Gesù vi vuole come amici»
«La testimonianza cristiana nasce dall’amicizia con il Signore, crocifisso e risorto per la salvezza di tutti. Essa non si confonde con una propaganda ideologica, ma è un vero principio di trasformazione interiore e di sensibilizzazione sociale. Gesù ha voluto chiamare “amici” i discepoli ai quali ha fatto conoscere il Regno di Dio e ha chiesto di rimanere con Lui, per formare la sua comunità e per inviarli a proclamare il Vangelo (cfr Gv 15,15.27)». Così si legge nella sezione del messaggio intitolata “Amici, perciò testimoni”. Parole per ricordare che solo Gesù «conosce il cuore di voi giovani, il vostro fremito davanti a discriminazioni e ingiustizie, il vostro desiderio di verità e di bellezza, di gioia e di pace; con la sua amicizia vi ascolta, vi motiva e vi guida, chiamando ciascuno a una nuova vita». E da questa vita rinnovata dall’amicizia con Gesù – che è amicizia fedele e eterna, offerta da quel Crocifisso Risorto che «non ci vuole come servi, né come “attivisti” di un partito» ma come amici – nasce la testimonianza cristiana.
Leone XIV addita quindi due figure di testimoni del Vangelo. Quella dell’apostolo Giovanni, anzitutto, «il discepolo che Gesù amava». Da lui impariamo che la testimonianza cristiana «è frutto della relazione di fede e di amore con Gesù, nel quale troviamo la salvezza della nostra vita. Ciò che scrive l’apostolo Giovanni vale anche per voi, carissimi giovani. Siete invitati da Cristo a seguirlo e a sedervi accanto a Lui, per ascoltare il suo cuore e condividere da vicino la sua vita! Ognuno per Lui è un “discepolo amato”, e da questo amore nasce la gioia della testimonianza».
L’altro «coraggioso testimone del Vangelo» è il Precursore di Gesù, Giovanni il Battista. «Il suo esempio ci ricorda che il vero testimone non ha l’obiettivo di occupare la scena, non cerca seguaci da legare a sé. Il vero testimone è umile e interiormente libero, anzitutto da sé stesso, cioè dalla pretesa di essere al centro dell’attenzione. Perciò è libero di ascoltare, di interpretare e anche di dire la verità a tutti, anche di fronte ai potenti». Come ha fatto il Battista. «La vera testimonianza è riconoscere e mostrare Gesù, l’unico che ci salva, quando Egli appare. Giovanni lo riconobbe tra i peccatori, immerso nella comune umanità. Per questo – sottolinea Leone XIV – papa Francesco ha tanto insistito: se non usciamo da noi stessi e dalle nostre zone di comodità, se non andiamo verso i poveri e chi si sente escluso dal Regno di Dio, noi non incontriamo e non testimoniamo Cristo. Smarriamo la dolce gioia di essere evangelizzati e di evangelizzare».
Cercando nei Vangeli altri «amici e testimoni di Gesù», ci accorgeremo che tutti costoro «hanno trovato nella relazione viva con Cristo il senso vero della vita. In effetti, le nostre domande più profonde non trovano ascolto, né risposta nello scrolling infinito sul cellulare, che cattura l’attenzione lasciando affaticata la mente e vuoto il cuore (…). La realizzazione dei nostri desideri autentici passa sempre attraverso l’uscire da noi stessi».
«Anche oggi cristiani perseguitati: rispondiamo al male con il bene»
«In questo modo voi giovani, con l’aiuto dello Spirito Santo, potete diventare missionari di Cristo nel mondo», scrive il Papa nella successiva sezione del suo messaggio, intitolata “Testimoni, perciò missionari”. Una missione che i giovani sono chiamati a vivere anzitutto fra i loro coetanei. A partire da quelli nella prova, come quanti sono «esposti alla violenza, costretti ad usare le armi, obbligati alla separazione dai propri cari, alla migrazione e alla fuga», o vivono situazioni di crisi familiare, o «il disagio per le crescenti pressioni sociali o lavorative».
«È vero: non sempre è facile dare testimonianza», riconosce Leone XIV. Gesù ha conosciuto il rifiuto e la persecuzione. Così il duo discepolo. Questa, tuttavia, è «occasione per mettere in pratica il comandamento più alto: “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,44). È ciò che hanno fatto i martiri fin dall’inizio della Chiesa».
Ma questa è una storia che non è rinchiusa nel passato. «Ancora oggi, in tanti luoghi del mondo, i cristiani e le persone di buona volontà soffrono persecuzione, menzogna e violenza. Forse anche voi siete stati toccati da questa dolorosa esperienza». E di fronte alla tentazione di reagire alla violenza con lo stesso linguaggio, il Papa ricorda «il sapiente consiglio di san Paolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12,21)». «Non lasciatevi dunque scoraggiare – aggiunge Prevost –: come i santi, anche voi siete chiamati a perseverare con speranza, soprattutto davanti a difficoltà e ostacoli».
«Dal volontariato alla carità politica, impegnatevi insieme per tutti»
Dall’amicizia con Cristo, che è dono dello Spirito Santo in noi, nasce un modo di vivere che porta in sé il carattere della fraternità», scrive il Papa nell’ultima sezione del messaggio, intitolata “La fraternità come legame di pace”. Un giovane che incontra Cristo «porta ovunque il “calore” e il “sapore” della fraternità». E grazie allo Spirito Santo nell’altro vede sempre un fratello o una sorella. «La testimonianza della fraternità e della pace, che l’amicizia con Cristo suscita in noi, ci solleva dall’indifferenza e dalla pigrizia spirituale, facendoci superare chiusure e sospetti. Ci lega inoltre gli uni agli altri, sospingendoci a impegnarci insieme, dal volontariato alla carità politica, per costruire nuove condizioni di vita per tutti. Non seguite chi usa le parole della fede per dividere: organizzatevi, invece, per rimuovere le disuguaglianze e riconciliare comunità polarizzate e oppresse – insiste Leone XIV –. Perciò, cari amici, ascoltiamo la voce di Dio in noi e vinciamo il nostro egoismo, diventando operosi artigiani di pace».
Il messaggio porta la data del 7 ottobre 2025, memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. E le ultime parole del Papa sono un invito ai giovani – davanti e dentro le sofferenze e le speranze del mondo – a fissare lo sguardo su Gesù, che dalla croce, morendo, ha affidato a Maria Giovanni e, con lui, tutti noi discepoli di Cristo. E a coltivare «questo santo legame» con Maria, «in particolare con la preghiera del Rosario. Così, in ogni situazione della vita, sperimenteremo che non siamo mai soli, ma sempre figli amati, perdonati e incoraggiati da Dio. Di questo, con gioia, date testimonianza!».
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