«Dolore per gli attacchi ai cristiani. La diplomazia, via contro le guerre»
Nell'udienza generale il ricordo dei «cristiani vittime di violenze e persecuzioni». Di fronte ai conflitti il richiamo a «custodire lo spirito di Helsinki» e a «perseverare nel dialogo»

Il «profondo dolore» del Papa per gli attacchi alle comunità cristiane. E il suo nuovo appello al dialogo. Leone XIV conclude l’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro esortando a fare della «diplomazia la via privilegiata per prevenire e risolvere i conflitti». Un invito che segue il richiamo alla Conferenza di Helsinki di cui ricorrono i cinquanta anni. «Oggi più che mai è indispensabile custodire lo spirito di Helsinki, perseverare nel dialogo e rafforzare la cooperazione», avverte il Pontefice. Nelle intenzioni vaticane, già durante il pontificato di Francesco, era emersa più volte l’ipotesi di una “nuova Helsinki” come risposta a quella che papa Bergoglio definiva la “terza guerra mondiale a pezzi”. «Animati dal desiderio di garantire la sicurezza nel contesto della Guerra Fredda – ricorda adesso Leone XIV – trentacinque Paesi inaugurarono una nuova stagione geopolitica favorendo il riavvicinamento tra Est e Ovest. Quell’evento segnò anche un rinnovato interesse per i diritti umani, con particolare attenzione alla libertà religiosa, considerata come uno dei fondamenti della loro nascente architettura di cooperazione da Vancouver a Vladivostok». Papa Leone cita la «partecipazione attiva della Santa Sede alla Conferenza» attraverso «l’arcivescovo Agostino Casaroli» che «contribuì a favorire gli impegni politici e morali per la pace». Un ruolo che la Santa Sede si impegna ad avere anche adesso di fronte agli scontri che infiammano il mondo nel 2025.

Poco prima il Pontefice ricorda «il brutale attacco terroristico avvenuto nella notte fra il 26 e 27 luglio scorso a Komanda, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove oltre 40 cristiani sono stati uccisi in chiesa durante una veglia di preghiera e nelle proprie case». Ancora i cristiani nel mirino: come era accaduto con il raid contro la parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza da parte dell’esercito israeliano che aveva fatto tre morti e indignato il mondo. «Mentre affido le vittime all'amorevole misericordia di Dio – afferma papa Leone – prego per i feriti e per i cristiani che nel mondo continuano a soffrire violenze e persecuzioni esortando quanti hanno responsabilità a livello locale e internazionale a collaborare per prevenire simili tragedie».
Piazza San Pietro è affollata non solo di pellegrini, ma anche dii ragazzi arrivati a Roma dai cinque continenti per il Giubileo dei giovani. «L’esperienza di comunione di questi giorni vi ricorda che chi crede non è mai solo. Siate sempre testimoni gioiosi di questa fede in Cristo», dice il Papa salutando i gruppi di lingua tedesca. In inglese incoraggia i ragazzi «ad aprire i vostri cuori all'amore guaritore di Dio, affinché possiate diventare fari di speranza ancora più luminosi nel mondo». E, parlando ai francesi, auspica che il Giubileo possa «trasmettere al mondo un messaggio di speranza, di pace e di amore».

Nella catechesi Leone XIV torna sul tema del mondo digitale affrontato fin dall’inizio del pontificato e approfondito martedì nel Giubileo degli influencer. «Viviamo in una società che si sta ammalando a causa di una “bulimia” delle connessioni dei social media – afferma in piazza San Pietro –: siamo iperconnessi, bombardati da immagini, talvolta anche false o distorte. Siamo travolti da molteplici messaggi che suscitano in noi una tempesta di emozioni contraddittorie». Non solo. «Il nostro mondo è attraversato da un clima di violenza e di odio che mortifica la dignità umana», prosegue il Pontefice. In questo scenario «è possibile che nasca in noi il desiderio di spegnere tutto. Possiamo arrivare a preferire di non sentire più niente. Anche le nostre parole rischiano di essere fraintese e possiamo essere tentati di chiuderci nel silenzio, in una incomunicabilità dove, per quanto vicini, non riusciamo più a dirci le cose più semplici e profonde».
La riflessione del Papa prende spunto dalla guarigione del sordomuto da parte di Cristo con la celebre formula: «Effatà», «Apriti». «È come – sottolinea Leone XIV – se Gesù gli dicesse: “Apriti a questo mondo che ti spaventa! Apriti alle relazioni che ti hanno deluso! Apriti alla vita che hai rinunciato ad affrontare!”. Chiudersi, infatti, non è mai una soluzione». E aggiunge: «Forse quest’uomo ha smesso di parlare perché gli sembrava di dire le cose in modo sbagliato, forse non si sentiva adeguato. Tutti noi facciamo esperienza di essere fraintesi e di non sentirci capiti. Tutti noi abbiamo bisogno di chiedere al Signore di guarire il nostro modo di comunicare, non solo per essere più efficaci, ma anche per evitare di fare male agli altri con le nostre parole». Quindi la conclusione: «Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di poter imparare a comunicare in modo onesto e prudente. Preghiamo per tutti coloro che sono stati feriti dalle parole degli altri. Preghiamo per la Chiesa, perché non venga mai mano al suo compito di portare le persone a Gesù, affinché possano ascoltare la sua Parola, esserne guarite e farsi portatrici a loro volta del suo annuncio di salvezza».
La riflessione del Papa prende spunto dalla guarigione del sordomuto da parte di Cristo con la celebre formula: «Effatà», «Apriti». «È come – sottolinea Leone XIV – se Gesù gli dicesse: “Apriti a questo mondo che ti spaventa! Apriti alle relazioni che ti hanno deluso! Apriti alla vita che hai rinunciato ad affrontare!”. Chiudersi, infatti, non è mai una soluzione». E aggiunge: «Forse quest’uomo ha smesso di parlare perché gli sembrava di dire le cose in modo sbagliato, forse non si sentiva adeguato. Tutti noi facciamo esperienza di essere fraintesi e di non sentirci capiti. Tutti noi abbiamo bisogno di chiedere al Signore di guarire il nostro modo di comunicare, non solo per essere più efficaci, ma anche per evitare di fare male agli altri con le nostre parole». Quindi la conclusione: «Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di poter imparare a comunicare in modo onesto e prudente. Preghiamo per tutti coloro che sono stati feriti dalle parole degli altri. Preghiamo per la Chiesa, perché non venga mai mano al suo compito di portare le persone a Gesù, affinché possano ascoltare la sua Parola, esserne guarite e farsi portatrici a loro volta del suo annuncio di salvezza».
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