giovedì 15 settembre 2022
Suor Chiara Cavazza dirigerà l’ufficio diocesano per la vita consacrata. La scelta annunciata dall’arcivescovo alla «Tre giorni del clero» bolognese
L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi

L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi - Ansa

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Per la prima volta una donna, una religiosa, farà parte del Consiglio episcopale dell’arcidiocesi di Bologna, in qualità di direttrice dell’Ufficio diocesano per la vita consacrata. Suor Chiara Cavazza, della congregazione delle Francescane dell’Immacolata di Palagano, non potrà essere vicario episcopale, ruolo riservato ai sacerdoti, ma farà parte di diritto del Consiglio episcopale che riunisce, guidati dall’arcivescovo, i vicari generali, il segretario generale e i vicari episcopali.

È questa la novità maggiore, e più innovativa, delle nomine diocesane che il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha annunciato ieri al termine della tradizionale «Tre giorni del clero » della Chiesa bolognese. Nomine che sono frutto di un’ampia consultazione, non solo tra i sacerdoti, ma anche con la partecipazione del Consiglio pastorale diocesano e la Consulta delle aggregazioni laicali. Sono confermati i due vicari generali, per la Sinodalità e per l’Amministrazione, rispettivamente monsignor Stefano Ottani e monsignor Giovanni Silvagni; e così pure il segretario generale e moderatore della Curia, don Roberto Parisini. In gran parte nuovi, anche nelle denominazioni dei rispettivi compiti, i vicari episcopali: per la Comunione e il dialogo (e con delega agli Organismi di partecipazione), don Angelo Baldassarri; per la Testimonianza nel mondo, don Stefano Zangarini; per la Carità, don Massimo Ruggiano (riconfermato); per la Formazione cristiana, don Davide Baraldi.

La «Tre Giorni» è stata caratterizzata da una precisa scansione, che ha visto nella prima giornata la riflessione su temi biblici e di attualità, con le relazioni del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, su “La sinodalità negli Atti degli Apostoli” e di don Paolo Asolan, preside del Pontificio Istituto pastorale “Redemptor Hominis” su “Ripensare il volto ministeriale delle comunità cristiane”; nella seconda, la discussione e lo scambio di opinioni tra i sacerdoti nei singoli vicariati; nella terza, la presentazione dei frutti della discussione nei vicariati, e poi la descrizione del cammino diocesano di quest’anno da parte di alcuni Uffici e le conclusioni dell’«arcivescovo. Il quale ha anche brevemente presentato la sua Nota pastorale, «“Entrò in un villaggio” (Lc 10,38). Nel cammino sinodale delle Chiese in Italia» (disponibile sul sito della Chiesa di Bologna www.chiesadibologna.it), nella quale introduce per l’arcidiocesi felsinea i «Cantieri di Betania» che caratterizzeranno questo secondo anno del Cammino sinodale della Chiesa italiana.

Un modo per ribadire concretamente la scelta di seguire la strada comune di tutte le Chiese del nostro Paese. Per questo, ha spiegato, la Nota ha recepito gli apporti dei principali Uffici pastorali per definire il cammino delle Zone, che dovrà sempre più essere caratterizzato da una forte collaborazione, nei quattro ambiti: liturgia (in cui si raccomanda in particolare la cura delle esequie), carità, giovani, catechesi e formazione dei catechisti. E il cardinale ha anche voluto sottolineare che il Cammino sinodale, pur ben avviato, non si è ancora proiettato a sufficienza al di fuori delle comunità cristiane, verso i tanti che non hanno rapporto con la Chiesa. I «Cantieri di Betania» vogliono proprio essere questa opportunità, che non va sprecata. Così anche la preparazione ai Sacramenti e la loro celebrazione, e in particolare la celebrazione delle esequie, possono essere momenti davvero fecondi: «Non dobbiamo viverli come una “erogazione di servizi”, qualcosa di routinario – ha detto Zuppi – ma come un incontro con una umanità in ricerca a cui possiamo dare tanto».

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