giovedì 12 novembre 2020
In poche ore la diocesi di Perugia-Città della Pieve ha perso i suoi primi due preti stroncati dal Covid: monsignor Gustavo Coletti e don Leonello Birettoni.
Monsignor Gustavo Coletti, detto "don Gu"

Monsignor Gustavo Coletti, detto "don Gu"

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Il virus ha portato via nella notte del 10 novembre, in ospedale, monsignor Gustavo Coletti alla sua "grande famiglia", la comunità di Ponte Pattoli, frazione di Perugia. 82 anni, parroco per più di mezzo secolo, "Don Gu" – così lo chiamavano in paese – da alcuni anni era a "riposo" ma sempre attivo nell'ascoltare le persone, sostenendole nel momento del bisogno, anche in questo tempo di pandemia. È il primo sacerdote della Chiesa di Perugia-Città della Pieve deceduto per il Covid-19 (e purtroppo seguito poche ore dopo, la sera dell’11 novembre, da don Leonello Birettoni, 79 anni, da alcuni anni ospite della Residenza protetta per anziani “Fontenuovo” di Perugia).
Don Gustavo era molto conosciuto tra il clero umbro anche per essere stato uno dei "magnifici sette" seminaristi perugini, come titolava il periodico di allora del Seminario nell'annunciare l'ordinazione presbiterale di ben sette giovani, nell'anno 1965, epoca in cui c'era una fioritura di vocazioni.


Nato a Perugia il 22 agosto 1938, Coletti per le sue non comuni doti di uomo e di sacerdote fu nominato da Giovanni Paolo II cappellano di Sua Santità. Al titolo di monsignore però non teneva: si sentiva soprattutto un «vecchio parroco di campagna», una dote che «lo ha contraddistinto per tutta la sua vita trascorsa per la quasi totalità al servizio di Dio e della Chiesa, entrando all'età di undici anni in Seminario». A raccontarlo con voce commossa è uno dei suoi tanti ragazzi "convertiti" al Vangelo, oggi sacerdote: don Riccardo Pascolini, parroco a Perugia città e responsabile di diversi Uffici e servizi diocesani. «"Don Gu" è stato per tanti giovani e adulti il prete "per te", non solo anagrammando la parola "prete" – prosegue don Riccardo –. È stato il sacerdote della semplicità di un sorriso, dell'accoglienza, della prossimità. Era il prete dell'amicizia e di una predicazione forte, carismatica, puntuale. La sua semplicità è stata la chiave con cui ha "conquistato" fin dall'inizio tutta la comunità locale. Tante le iniziative pastorali da lui messe in atto che hanno contribuito alla crescita anche sociale di Ponte Pattoli: dai famosi campeggi e campi scuola estivi alle attività di animazione e di catechesi. Un uomo e un sacerdote – conclude don Riccardo – che è sempre stato un riferimento per tutta la comunità, senza mai chiedere niente per sé».
Due parrocchiane – Graziella e Daniela – che hanno dato vita con la benedizione del loro "Don Gu" al «Gruppo di preghiere e opere della Divina Misericordia» parlano della sua «ricchezza interiore» che «guardava oltre i confini religiosi, stando sempre attento alle esigenze di ogni singolo parrocchiano senza mai essere invadente, ma entrando in punta di piedi nella vita di ognuno. È stato un sacerdote molto attento ai più deboli, agli ammalati, agli anziani... Ci diceva spesso Don Gu: "Il sacerdozio non è da considerarsi un lavoro, principalmente si diventa sacerdoti per vocazione».

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