martedì 5 maggio 2020
Sono moltissime le realtà ecclesiali che vivono questo tempo anche come un'opportunità da cogliere, un laboratorio per sperimentare nuove forme di partecipazione comunitaria e di evangelizzazione.
La veglia online per il lavoro il 1° maggio a San Benedetto del Tronto

La veglia online per il lavoro il 1° maggio a San Benedetto del Tronto

COMMENTA E CONDIVIDI

Avvenire sta raccontando le esperienze in corso nelle comunità cristiane per rispondere sul piano della fede e delle iniziative pastorali alla situazione senza precedenti generata dalla quarantena sfruttando al massimo le potenzialità delle tecnologie digitali ma sempre con l’idea che devono essere al servizio dell’annuncio. In attesa che possano riprendere con la dovuta cautela alcune attività delle parrocchie, a cominciare dalla Messa festiva con la partecipazione della gente, rimangono pienamente operative le proposte che un po’ dovunque sono state messe in campo per tenere unita la comunità facendo sentire la vicinanza della Chiesa a tutti. Dopo un primo rodaggio, la varietà delle idee mostra che si stanno mettendo a punto modalità, strumenti e linguaggi in quello che è un grande laboratorio di pastorale digitale. Un impegno che lascerà un segno profondo e che spesso vede i vescovi impegnati in prima persona, come nelle realtà delle quali diamo conto oggi. L’invito che rilanciamo alle parrocchie è di segnalarci le iniziative più efficaci e creative che le vedono impegnate, in modo da poterle condividere. Insieme a voi scriviamo così il diario di un tempo che, con tante difficoltà, rivela anche non poche occasioni da cogliere. (f.ognibene@avvenire.it)

Bergamo: la memoria e la speranza

A Bergamo, in una delle terre più ferite dall’epidemia, l’impegno della diocesi punta anche sull’informazione. Con un lavoro capillare e ampio, che intreccia una storia lunga e profondamente radicata. Perché Sesaab, la società editrice che fa riferimento alla diocesi, porta con sé la tradizione di un quotidiano, L’Eco di Bergamo, che il 1° maggio ha compiuto 140 anni, a cui si affiancano il canale Bergamo Tv, Radio Alta e numerosi altri progetti editoriali. Nei necrologi su L’Eco si è condensato il dolore di comunità per le tante vite spezzate dall’epidemia: nei giorni più tragici si è arrivati anche a 12 pagine di lutti, immagini riprese anche dal New York Times, mentre il 14 aprile papa Francesco ha telefonato al direttore Alberto Ceresoli ringraziando il giornale per «la grande opera di carità che state facendo nel ricordare le vittime del coronavirus».

Bergamo Tv in città

Bergamo Tv in città - .

Nei giorni scorsi è stato avviato anche un “memoriale” online, una raccolta virtuale di foto e nomi delle persone scomparse durante l’emergenza: «Abbiamo ancora bisogno di piangere insieme, di rimettere insieme i nomi e i volti di chi ci ha lasciato, prima di rinascere – si legge nella descrizione dell’iniziativa –. Questa lista di nomi è il nostro Redipuglia che custodiamo nel cuore del giornale, ma che portiamo anche nelle case di tutti. Lo vogliamo condividere con un video che verrà trasmesso live sul sito de L’Eco di Bergamo e dagli schermi di Bergamo Tv».

Fondamentale è l’apporto della televisione, che ha potenziato gli spazi dedicati all’informazione e gli approfondimenti in particolare legati alla salute, ma ha anche portato nelle case dei bergamaschi i tanti momenti di preghiera guidati del vescovo monsignor Francesco Beschi: i Rosari recitati in luoghi simbolo di dolore e speranza, come santuari le case di riposo, la supplica a Papa Giovanni a Sotto il Monte, la Via Crucis, le Messe domenicali. Una modalità apprezzata soprattutto da malati e anziani. «Le parrocchie si sono organizzate per restare vicine alla gente – ha detto il vescovo Beschi –. Ci siamo inventati i modi più diversi per non abbandonare i ragazzi. Abbiamo un giornale, una tv, molti sacerdoti usano i social. Si è costruita una serie di interventi mediatici per mantenere unita la comunità». (Luca Bonzanni)

Trapani: ogni giorno, tutto condiviso

La Provvidenza sa aprire nuovi cammini e ripartenze e così è stato in questo tempo inedito». Così il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli commenta l’esperienza vissuta in queste settimane in cui si sono «moltiplicati i luoghi dell’incontro virtuale ma reale». Dal 9 marzo tutta la Diocesi si è data appuntamento quotidianamente alle 19 per un momento di preghiera con il vescovo, vissuto in diretta su Facebook, ogni giorno con una “guida” diversa: preti, diaconi, famiglie, seminaristi si sono alternati con la recita del Rosario, anche da una casa dove la famiglia di un medico combatteva il Covid. La domenica è il momento dedicato alla voce del vescovo con la trasmissione della Messa, sui social ma anche nelle tv locali per raggiungere anche chi non ha accesso al Web. Un’opportunità realizzata grazie alla disponibilità gratuita di alcuni tecnici.

Il vescovo in streaming

Il vescovo in streaming - .

«Ho dovuto superare una fase emotiva dovuta al repentino passaggio dalla comunicazione in presenza della visita pastorale in cui ero immerso a quella da remoto» confida Fragnelli. Una comunicazione organizzata a cerchi concentrici, con diverse modalità e piani, soprattutto utilizzando Whatsapp per provare a rispondere alle esigenze di tutti: la richiesta di una preghiera, di un aiuto economico, lo smarrimento delle persone sole. Attraverso liste e piattaforme, ogni mattina la condivisione della Parola del giorno e la musica della rete “Mai fuori luogo” e alla sera “L’ultimo sbadiglio” il racconto di un’esperienza vissuta in Diocesi: la cena del ramadan per gli ex carcerati musulmani che hanno trascorso la quarantena nella canonica a Valderice, il saluto della comunità parrocchiale a Roberta morta a 26 anni per una malattia fulminante a Erice, i volontari ai fornelli nel centro di accoglienza di Alcamo, le foto dei drappi esposti ai balconi, i disegni dei bambini. Intensa è stata anche la presenza sui social delle parrocchie: video per la catechesi, cori riuniti sulle piattaforme, celebrazioni eucaristiche, veglie in diretta per salutare un defunto. Se prima erano i riti a fare rete, in questi mesi è stata la rete ad aiutare a vivere i riti. «Questo tempo – conclude il vescovo – ci riporta alle sfide dei nuovi linguaggi e soprattutto alla necessità di pensare al dopo facendo spazio, spirituale e culturale, alle nuove generazioni che ne saranno protagoniste». (Lilli Genco)

Ivrea: il racconto della religione via social

L’appuntamento quotidiano con il vescovo è atteso, seguito, condiviso. Ogni giorno monsignor Edoardo Cerrato, vescovo di Ivrea, parla via Web, un messaggio di tre o quattro minuti, una riflessione sulla Parola, una preghiera, un commento. E poi l’invito a collegarsi per la Messa domenicale trasmessa attraverso i canali social della Diocesi e del settimanale diocesano «Il Risveglio popolare». Non ha dubbi Cerrato nel dire che i social in questo periodo hanno «un ruolo fondamentale», poiché hanno «reso facile l’unione spirituale dei fedeli alla celebrazione cui non potevano partecipare, come ad altri momenti di vita ecclesiale. Ma non può continuare a lungo così; tanto meno deve infiltrarsi l’idea che questo sia sufficiente». I social potranno continuare a essere validi strumenti anche quando le messe saranno celebrate di nuovo con la presenza fisica dei fedeli: «Utili – anticipa – per tanti momenti di vita ecclesiale cui non è così facile partecipare di persona, specie per gi anziani».

Giovani via Web

Giovani via Web - .

L’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, diretto da Carlo Maria Zorzi, ha curato i diversi interventi del vescovo rilanciando varie iniziative digitali messe in campo da realtà pastorali e parrocchie. «In diocesi – racconta – ci sono due gruppi: alcune presenze parrocchiali e pastorali già avvezze all’uso dei social e che nel lockdown hanno intensificato la loro azione, e altre che non avevamo mai utilizzato questi mezzi e hanno promosso, grazie ai giovani, alcune iniziative digitali». A livello diocesano la pastorale giovanile, coordinata da don Davide Rossetto, ha realizzato via Web il campo scuola animatori che abitualmente si svolge ad aprile nella casa alpina della Diocesi per preparare l’attività estiva. Per una sera e una intera giornata i giovani hanno vissuto in “comunione digitale” momenti di preghiera, approfondimento, riflessione e programmazione.

Bella e innovativa la scelta della Comunità parrocchiali Alta Valle Orco: sulla pagina Facebook che hanno in comune le parrocchie di Ceresole Reale, Noasca e Rosone Fornolosa hanno trasmesso in diretta la Via Crucis del Venerdì Santo, narrata (rigorosamente da casa) dai ragazzi del catechismo. (Chiara Genisio)

Albano Laziale: tutta la Curia scende in campo

Tra le possibilità che la tecnologia offre nel tempo di pandemia brilla quella di poter portare avanti un’azione pastorale che faccia sentire la vicinanza della Chiesa nonostante il distanziamento fisico. Abitare il digitale, allora, diviene sinonimo di prendersi cura degli altri. Questo pensiero ha accompagnato, nella diocesi di Albano, il potenziamento della Pastorale digitale, con celebrazioni in streaming, rubriche sui social, produzione di video e audio a supporto di sacerdoti, fedeli e operatori pastorali. «La Chiesa nel digitale – dice il vescovo Marcello Semeraro – vuole e deve prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare là dove trova la sua gente. Papa Francesco ci chiede di essere pastori con “l’odore delle pecore”, in mezzo al gregge, e pescatori di uomini: un modo radicale con cui prendersi cura della comunità cristiana. Oggi questo odore sa di digitale, si tratta di irradiare Cristo nell’oceano del digitale».

La Gmg via social

La Gmg via social - .

Maggio si è aperto con un nuovo format nato tra gli uffici Catechistico (settore Apostolato biblico), Liturgico e per le Comunicazioni sociali della Curia e il Museo diocesano: “Maggio digitale: pellegrini con Maria”, in cinque santuari mariani, dal giovedì al sabato alle 18 sul canale YouTube della Diocesi. «Il tempo – dice don Alessandro Paone, direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali – ci aiuterà a capire se questo salto necessario può portare frutto. Questa modalità non è sostitutiva, ma arricchisce e completa ciò che non possiamo vivere nell’esperienza». La Pastorale digitale è stata abbracciata dagli uffici di Curia. Il Servizio per la Pastorale giovanile ha aggiunto al canale Telegram la celebrazione su Instagram della Gmg e dato vita a “Pg WorldWide”, che mette in contatto i giovani con i coetanei all’estero e, in collaborazione con l’ufficio per i Problemi sociali e del lavoro, “Compresse di Dsc”. Su Telegram sono aperti i canali dell’ufficio Catechistico, molto attivo, che propone anche video accessibili a persone con disabilità sensoriali, e della Pastorale delle famiglie (“La parola del lunedì). L’ufficio Scuola accompagna i docenti con supporti e formazione, mentre il Cdv ha trasmesso in streaming la Veglia diocesana di preghiera per le vocazioni, sabato 2 maggio. (Giovanni Salsano)

San Benedetto del Tronto: la quarantena insieme, un’esperienza decisiva

«L’esperienza che abbiamo fatto – e che in parte continueremo nella “Fase 2” – è stata una scuola di vita dalla quale dovremo imparare molto, e dovremo imparare insieme». Sono parole di monsignor Carlo Bresciani, vescovo di San Benedetto del Tronto, che invita a imparare dall’esperienza di questi mesi, attraverso la preghiera e il rafforzamento del rapporto con Dio. La diocesi è molto attiva: nella comunicazione il suo periodico “Ancora on line” ha una diffusione capillare, un aggiornamento continuo ed è un giornale digitale non solo comunitario ma una delle testate cittadine. La diocesi, poi, si è organizzata con celebrazioni trasmesse sul proprio sito, su quello del giornale e sui profili social. Il contatto con i fedeli non si limita alla celebrazione ma si estende alla catechesi con la partecipazione del Vescovo. L’esperimento più avanzato il 1° maggio, con una veglia di preghiera multimediale promossa dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica.

Singoli, famiglie e gruppi sono stati invitati in contemporanea con chi ha pregato nel resto d’Italia. Tema: “Il lavoro che speriamo per il pianeta che vogliamo”, con testimonianze di tante realtà del lavoro e una riflessione di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Cei per i Problemi sociali e il lavoro, con spunti di riflessione a partire dall’arte e da gesti concreti. «Il modo di lavorare in queste settimane è profondamente cambiato – spiega Franco Veccia, responsabile diocesano della Pastorale del lavoro –. Nostro compito, accanto alla tutela dei lavoratori, è assicurare loro la vicinanza di tutta la comunità: se questa è in grado di leggere la situazione che sta vivendo e sarà in grado di capirne le potenzialità inespresse, potrà ri–progettare la tessitura di una socialità nuova, basata sulla partecipazione e sull’inclusione».

Il Mlac di San Benedetto del Tronto ha così proposto la “veglia digitale”, un invito alla preghiera, tenendo nel cuore gli ambiti dell’economia e del lavoro che il Covid–19 sta duramente mettendo alla prova. “Vorremmo – chiarisce Bresciani – che arrivasse concreto il segnale di una Chiesa vicina alla vita concreta delle persone. Un’esperienza che fa parte di un cammino quotidiano di costruzione». (Vincenzo Varagona)

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: