giovedì 2 settembre 2021
Nel trigesimo della morte, avvenuta il 29 luglio scorso, del cardinale francese, il ricordo dell'allievo e già segretario della Pontificia Commissione Biblica Klemens Stock
Benedetto XVI mentre crea cardinale Vanhoye nel 2006

Benedetto XVI mentre crea cardinale Vanhoye nel 2006 - Archivio Ansa

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«Padre Vanhoye non fu solo un biblista di fama internazionale ma fu soprattutto un professore capace di formare nell’arte dell’esegesi tante generazioni di studenti del Pontificio Istituto Biblico di Roma, divenuti poi accademici di razza, come Romano Penna. La sua eredità? Essere il moderatore ideale per una tesi di dottorato in Sacra Scrittura».
È il ritratto che affiora dai ricordi del gesuita ed esegeta tedesco Klemens Stock nel rievocare a un mese dalla sua scomparsa il suo «maestro di sempre» Albert Vanhoye. Il porporato gesuita francese è infatti morto a Roma il 29 luglio scorso a 98 anni. Padre Stock, classe 1934 – che ora risiede a Monaco nella comunità dei gesuiti di Sankt Michael – ha avuto il privilegio di essere non solo uno dei 28 allievi di dottorato del cardinale «di cui ho ancora in mente la chiarezza delle sue lezioni, in particolare quelle sulla Lettera agli Ebrei e le osservazioni per la mia tesi scritte sempre in bella grafia e impeccabili...». Ma si considera, in un certo senso, il continuatore di importanti incarichi ricoperti proprio da Vanhoye.

Il gesuita tedesco Klemens Stock

Il gesuita tedesco Klemens Stock - Kathpedia.com

«Sono stato il suo successore come rettore del Pontificio Istituto Biblico – rivela – e anche come segretario della Pontificia commissione biblica dal 2001 fino al 2011». Dall’album dei ricordi il gesuita tedesco fa emergere alcuni tratti poco esplorati del confratello. «Oltre ad essere un ottimo predicatore di Esercizi Spirituali, tra questi vengono in mente anche quelli predicati a Benedetto XVI nel 2008 – . Ma è anche giusto ricordarlo oggi come un instancabile lavoratore. E' stato per 17 anni, dal 1984 al 2001, membro della Pontificia Commissione Biblica, divenendone poi segretario e ha vissuto questa sua mansione di biblista come un “servizio” alla fede cattolica e alla Sede Apostolica». Padre Stock nel suo ragionamento sottolinea l’importanza e l’autorevolezza «espressa da Vanhoye quasi in modo sotterraneo» nella stesura di due importanti documenti della Pontificia Commissione Biblica (Pcb) come L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa del 1993 e Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana del 2001.

«Pur essendo un uomo molto riservato e che non ha mai messo al centro se stesso – rivela il religioso ignaziano – esiste una testimonianza del futuro cardinale, pubblicata nel 2003, per celebrare i 100 anni della fondazione della Pontificia commissione biblica, istituzione voluta da Leone XIII, in cui si scopre come Vanhoye fosse spesso consultato da Giovanni Paolo II. Spicca, da quel contributo, anche un particolare inedito la decisione nel 1993 di papa Wojtyla di non voler pubblicare un'enciclica sulla Parola di Dio come avevano fatto i suoi predecessori Leone XIII nel 1893 con la Provvidentissumus Deus e Pio XII nel 1943 la “Divino Afflante Spiritu” ma che bastava il documento del 1993 della Pontificia commissione biblica. A suggerire questa scelta di “prudenza” furono proprio Vanhoye e l’allora cardinale Ratzinger».

L'allora cardinale Joseph Ratzinger con padre Vanhoye negli anni Novanta

L'allora cardinale Joseph Ratzinger con padre Vanhoye negli anni Novanta - Pontificio Istituto Biblico

Padre Stock rievoca anche la grande sintonia intellettuale, umana e spirituale che intercorse tra Joseph Ratzinger- Benedetto XVI e Vanhoye: fu l’allora cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede a nominare il gesuita francese come consultore del suo dicastero. Una riconoscenza quella del Papa emerito confermata dalla consegna della berretta al padre Vanhoye nel Concistoro del 2006. E preceduta da queste parole nel giorno dell’annuncio della sua nomina a cardinale: «Un grande esegeta». Ma dell’illustre confratello padre Stock accenna anche alla sua semplicità e al suo mettere al centro sempre la persona –«Fu anche un ottimo direttore spirituale e confessore per le suore di Trinità dei monti a Roma»– nello stile di un altro gesuita: papa Francesco. «A mio giudizio è stato un religioso esemplare, un vero credente. – è la riflessione finale – Era convinto che ogni sua attività accademica o suo contributo anche all’interno della Pontificia Commissione Biblica avesse il suo punto culminante nella celebrazione dell’Eucaristia. È stato un uomo e un gesuita che credeva nell’idea del servizio per la Chiesa universale».


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