
Messa nella Cattedrale della Santa Croce a Boston - ©georgemartell2012
Dati incoraggianti e superiori alle attese sulla frequenza alla Messa domenicale nel Regno Unito e soprattutto negli Stati Uniti, dopo il calo drastico avvenuto con la pandemia.
Il Center for Applied Research in the Apostolate della Georgetown University (Cara) – centro di ricerca che conduce studi sociologici sulla Chiesa cattolica negli Usa – ha rilanciato nei giorni scorsi numeri forniti dalla diocesi di Arlington, in Virginia, che mostrano un sostanziale ritorno della frequenza alla Messa ai livelli pre-pandemia. «Questa notizia è arrivata proprio mentre noi avevamo stimato la partecipazione alla Messa di fine anno a livello nazionale – commentano i ricercatori del Cara – usando un metodo che tiene conto dei nostri sondaggi nazionali e dei volumi di ricerca di Google Trends per termini correlati alla partecipazione alla Messa». Come mostrato in questo grafico «prima della pandemia, nel 2019, la partecipazione settimanale alla Messa era in media del 24,4%. Dall'inizio dei lockdown per la pandemia a marzo 2020 alla fine dichiarata della pandemia a maggio 2023, la partecipazione alla Messa era in media del 15%. Da allora, fino alla prima settimana del 2025, è stata in media del 24%».
Dall’altra parte dell’Atlantico, nel Regno Unito, secondo dati forniti dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e divulgati nei giorni scorso dal settimanale The Tablet, se nel 2022 i fedeli che partecipavano regolarmente alla Messa domenicale erano 503.308, nel 2023 sono stati 554.913. Numeri ancora lontani dai livelli pre Covid – nel 2019 erano 701.902 – ma che fanno registrare per la prima volta un segno positivo.
Un rimbalzo si registra anche in Scozia: se nel 2022 i partecipanti alla Messa erano 89.420, nel 2023 sono stati 95.029. Quindi il computo complessivo per la Gran Bretagna risulta: 592.428 partecipanti alla Messa nel 2022, 647.600 nel 2023.
Nel frattempo, fa notare sempre il Tablet, un nuovo sondaggio condotto da OnePoll mostra che nella cosiddeta Generazione Z, ovvero la fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, coloro che si dichiarano atei sono la metà rispetto alla fascia di età compresa tra i 45 e i 60 anni. Il 62% per cento dei giovani dichiara di essere “molto” o “abbastanza” spirituale.
Secondo Stephen Bullivant, docente di sociologia della religione alla St. Mary's University di Twickenham, «stiamo arrivando a un punto in cui è sempre più comune essere cresciuti senza alcuna religione», i giovani di oggi «devono tornare alla loro bisnonna per trovare qualcuno “convenzionalmente religioso” nella loro famiglia. Ciò significa che la Generazione Z può incontrare la fede «come qualcosa di nuovo ed entusiasmante».