lunedì 3 settembre 2012
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Saluto del card. Tettamanzia conclusione della Messa esequiale
Carissimi fedeli e amici tutti, mi è difficile dire una parola in questo momento, tante sono le emozioni, tanti i ricordi che si accumulano, tante le voci ascoltate che si sono riversate in questi giorni come un fiume nel mio cuore. Sì, mi è davvero difficile parlare.
Il Cardinale Martini mi ha imposto le mani per la consacrazione episcopale. Lui è stato, per me come per tantissimi altri, punto di riferimento per interpretare le divine Scritture, leggere il tempo presente e sognare il futuro, tracciare sentieri per la missione evangelizzatrice della Chiesa in amorosa e obbediente docilità al suo Signore. Il cardinale Martini mi ha accolto come suo successore sulla cattedra di Ambrogio e Carlo consegnandomi il pastorale mentre mi diceva: “Vedrai quanto sarà pesante!”. Mi è difficile parlare. Eppure vorrei in questo momento tentare di essere voce di questa Chiesa di cui il Cardinale Carlo Maria è stato, nel nome del Signore, padre, pastore, maestro, servo, intercessore, testimone della verità di Dio e della dignità dell’uomo.Che cosa dice oggi questa santa Chiesa di Milano?
Dice: “Noi ti abbiamo amato! per il tuo sorriso e la tua parola, per il tuo chinarti sulle  nostre fragilità e per il tuo sguardo capace di vedere lontano, per la tua fede nei giorni della gioia e in quelli del dolore, per la tua arte di ascoltare e di dare speranza a tutti: a tutti!” .
Dice ancora questa Chiesa di Milano: “Noi ti amiamo e di fronte al mistero della morte professiamo la nostra fede nella Risurrezione e nella Comunione dei Santi, che non separa coloro che si amano ma li chiama a una più alta partecipazione alla gloria di Dio. Noi ti amiamo e sappiamo che ci sei e ci sarai vicino: sempre!”.
Dice di nuovo la nostra Chiesa: “Noi diamo lode a Dio insieme con te: ‘Benedetto il Signore, il Dio di Israele, che ha visitato e redento il suo popolo’. Noi diamo lode a Dio che ti ha donato di vivere secondo il tuo motto di Vescovo Pro veritate adversa diligere e che ti ha chiamato ad entrare ora nella gioia senza ombre attraversando nella fede e nella speranza la fatica del soffrire e del morire”.
“Noi ti abbiamo amato, noi ti amiamo, noi ci uniamo ora al tuo canto di lode. Continua a intercedere per tutti noi”.
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