sabato 20 maggio 2023
Parla suor Maria Rosa Bernardinis, madre priora del monastero Santa Rita da Cascia: «Pace, amore, condivisione, dialogo, servizio. I valori che ha lasciato sono universali, senza tempo»
Un gruppo di persone davanti all'urna del corpo di santa Rita

Un gruppo di persone davanti all'urna del corpo di santa Rita

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Lunedì 22 maggio il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi a presiede la Messa nella festa di Santa Rita. Accanto al porporato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo e padre Alejandro Moral Antòn, priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino. L’appuntamento è alle 10.30 (con diretta streaming) nella Sala della pace di Cascia. Al termine dell’Eucaristia, la processione della statua di santa Rita alla volta di Cascia, riprende il suo percorso per raggiungere il sagrato della Basilica di Santa Rita dove alle 12.30 padre Giustino Casciano provinciale degli Agostiniani in Italia recita la Supplica alla santa e Semeraro impartisce la benedizione delle rose. Alle 18, in Basilica, la celebrazione eucaristica per i benefattori del santuario cantata dalle monache agostiniane.


Ci sono testimoni della fede che pur restando modelli cui ispirarsi, sembrano ancorati al loro tempo. Altri invece che anche a distanza di secoli mantengono intatta la loro attualità. Al secondo gruppo appartiene sicuramente santa Rita che si festeggia il 22 maggio, tutt’oggi figura molto moderna. Sia per la complessità della sua storia che la vide sposa, madre, vedova e monaca, sia per la capacità delle sue figlie spirituali di trasmetterne il messaggio, oggi anche attraverso il linguaggio dei social.

«Le donne di oggi – disse papa Francesco durante l’udienza generale del 22 maggio 2019 – possano manifestare il medesimo entusiasmo di vita e, al contempo, essere capaci dello stesso amore che ella riservò a tutti incondizionatamente». Nata a Roccaporena in Umbria nel 1381, la futura santa desiderava consacrarsi interamente a Dio ma fu destinata al matrimonio con un giovane, coinvolto in faide politiche e familiari che riuscì a pacificare e da cui ebbe due figli. La violenza però ebbe il sopravvento e il suo sposo venne ucciso. Morti purtroppo anche i due figli di malattia, Rita che nel frattempo aveva convinto i familiari del marito a non vendicarsi, entrò nel monastero di Santa Maria Maddalena in Cascia. Morì il 22 maggio 1457 (o 1447) dl termine di un’esistenza contrassegnata dalla costante presenza del soprannaturale.

«La popolarità e l’attualità di Rita – spiega madre Maria Rosa Bernardinis, priora del monastero Santa Rita da Cascia – sono impresse nella sua storia, semplice ma straordinaria, perché pur non avendo lasciato nulla di scritto, i suoi insegnamenti arrivano forti e preziosi, grazie all’esempio concreto della sua vita. I valori che ha lasciato non hanno tempo e non si legano a una sola confessione religiosa, sono universali. Infatti, sono stati i devoti che, fin dalla morte, l’hanno eletta santa, prima della Chiesa. Pace, carità, amore, dialogo, condivisione, servizio al prossimo: per Rita non sono state parole ma missioni di vita. Missioni che gli eventi che viviamo, tra pandemia, crisi, guerre, popoli disperati in cerca di un futuro, ci confermano essere più che mai attuali e urgenti».

Quest’anno, durante la Novena, avete proposto il Rosario anche via social, qual è stata la risposta?
La nostra volontà era quella di aprire le porte della clausura, accogliendo chi ha valuto unire la sua voce alla nostra nel coro, anima della nostra comunità. Moltissimi hanno accolto il nostro invito, creando una comunione speciale per preparare lo spirito ad accogliere la grazia della festa di Santa Rita. I tanti (quasi 700mila su Facebook e 30mila su Instagram e Youtube) che da tutto il mondo seguono i nostri social, da tempo ci chiedevano una partecipazione più ampia e li abbiamo trovati molto coinvolti nelle dirette. I social sono un canale aggiuntivo tramite il quale permettiamo a chi non può essere qui, per la festa e non solo, di percepire vicinanza, essere famiglia, vivere la spiritualità e agire per portare l’esempio di Rita nel quotidiano.


«Citando il nostro rosario, Fiorello ci ha sorpreso e l’abbiamo ringraziato
I social sono un canale aggiuntivo perché anche chi si trova lontano si senta vicino»

Ha parlato di voi anche Fiorello, rendendo molto popolare, si è detto, la vostra iniziativa.
Tutte le occasioni di visibilità, dalla stampa all’online, hanno contribuito a portare la notizia del nostro rosario alle persone. Per questo ringraziamo tutti, così come abbiamo voluto far arrivare il nostro grazie a Fiorello, che ci ha sorpreso con la sua battuta. Non ci aspettavamo che un programma d’intrattenimento come “Viva Rai 2” parlasse di noi e ci ha incuriosito questo interesse. Ciò che resta prioritario è sempre il servizio che desideriamo compiere verso chi guarda a Rita, ma è lontano.


Insieme alla preghiera avete proposto anche il sostegno a un ospedale nigeriano. C’è poi un forte legame con la Terra Santa.

Spiritualità e solidarietà camminano insieme e si sostengono a vicenda. Ecco perché abbiamo una missione per la festa di Santa Rita, intrapresa dalla Fondazione Santa Rita da Cascia, ente del terzo settore di cui sono presidente, nato per volere del monastero nel 2012 per sostenere progetti di solidarietà e mettere in pratica l’aiuto al prossimo. Quando la devozione è partecipazione è il motto, che vuol rendere concreta oggi la carità ritiana. Si inserisce in quest’ottica la raccolta fondi lanciata dalla Fondazione per la ricostruzione dell’Ospedale “St. Virgilius Memorial” di Namu, in Nigeria, fondato e gestito dalla Congregazione delle Sorelle di Nostra Signora di Fatima. Più di 35.000 abitanti, sparsi in oltre 35 insediamenti agricoli, tra cui tantissime famiglie con bambini, aspettano di veder garantito il diritto alla salute e a loro vogliamo dare una risposta concreta. Chiunque ci aiuterà a farlo, sostenendo il progetto, riceverà a casa come segno di ringraziamento, il rosario bracciale in madre perla e legno d’ulivo, benedetto all’interno della Grotta della Natività, realizzato a Betlemme dal centro Piccirillo, gestito dai francescani della Custodia di Terra Santa, che offrono lavoro a famiglie povere altrimenti inoccupate. Per cui è un modo per aiutare anche loro.
Per informazioni si può visitare il sito festadisantarita.org


Lei come ha conosciuto santa Rita?
Mia mamma era devota, quindi grazie a lei ho incontrato la santa e questo ha sicuramente lasciato un segno in me, rimasto però nascosto negli anni. Poi, quando ho capito che il Signore mi chiamava alla vita consacrata, è tornata alla mente la devozione di mia madre, perciò ho scelto Cascia. Oggi, sono qui da 41 anni e mi sento destinata a questo luogo: col tempo il mio legame con Rita è cresciuto e ora è più forte che mai. Ammiro il suo modo di agire e parlo al presente perché Rita è viva e continua a darci i segni della sua presenza, tramite migliaia di persone.


La devozione deve camminare insieme alla solidarietà: per questo abbiamo lanciato una raccolta
per l’ospedale St.Virgilius memorial di Namu in Nigeria

Anche quest’anno avete attribuito il riconoscimento internazionale Santa Rita. Che modello rappresenta santa Rita per le donne di oggi?
Ogni anno scegliamo delle donne che con la loro vita, dimostrano che è possibile oggi agire secondo quei valori che Santa Rita ha vissuto. In questo 2023, dopo la pandemia che ci ha allontanati e la logica dell’odio esplosa con la guerra in Ucraina, attraverso la scelta delle donne abbiamo voluto lanciare un messaggio sulla priorità di metterci al servizio del prossimo, cominciando dai bisogni di chi è alla porta accanto, fino ad arrivare a chi soffre per le grandi fragilità della società. Santa Rita è stata una donna che ha realizzato con la sua vita il disegno d’amore di Dio, attraverso l’aiuto al prossimo. Il modello a cui lei chiama, donne e uomini, è questo: una vita aperta all’altro, coraggiosa nell’amore e nella carità, disponibile al dialogo e votata a costruire la pace.

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