
Partecipanti al convegno Cei - Foto Alessio Romenzi
Non soltanto la sofferenza fisica dei malati, ma anche quella spirituale di chi è in carcere. Un viaggio nelle quattro Basiliche papali di Roma Roma Il perdono e il cuore come vie di speranza nella sofferenza. Sono i temi che ieri sono stati al centro della seconda giornata del 26° Convegno nazionale di pastorale della salute, le cui sessioni sono state moderate dalle giornaliste Viviana Daloiso di Avvenire e Monica Mondo di Tv2000. L’iniziativa, promossa dalla Cei, si concluderà oggi a Roma. Un viaggio attraverso le quattro Basiliche papali per imparare attraverso l’arte ad essere “con i sofferenti pellegrini di speranza”. Della Basilica di San Pietro ha parlato il cardinale arciprete Mauro Gambetti, che ne ha sottolineato il legame con la Misericordia di Dio.

L'arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, presidente della Commissione Cei per il Servizio della Carità e la Salute - Foto Alessio Romenzi
Il Signore, ha ricordato il porporato, nonostante il tradimento dell’apostolo, gli ha consegnato le chiavi della Chiesa. Quello del perdono, secondo il cardinale, è un aspetto che deve essere messo al centro della pastorale della salute. Perché aiuta a «cogliere l’esistenza di un amore che ti precede e che gratuitamente ti reintegra nella tua bellezza », nonostante ogni difficoltà fisica e psicologica. Una situazione che non riguarda solo chi soffre sui letti d’ospedale, ma anche molti detenuti. Di loro ha parlato don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane. « In tanti vivono la disperazione interiore – ha raccontato -. Non riescono a perdonarsi e scelgono la strada del suicidio. È importante, dunque, che la giustizia si rivesta di Misericordia per non calpestare la loro dignità».

Foto Alessio Romenzi
Una strada che non può essere intrapresa senza una vera e propria conversione del cuore, che è il luogo dell’incontro con Dio, come ha ricordato monsignor Andrea Manto, vicario episcopale per la pastorale della salute e coordinatore dell’ambito della cura delle età e della vita della diocesi di Roma. Nella dimensione biblica, ha spiegato il sacerdote, «il cuore è il centro della persona, la sede in cui Dio parla all’uomo e lo spinge a non essere indifferente verso gli altri». In questa prospettiva, monsignor Manto ha analizzato l’importanza della Basilica di San Giovanni in Laterano. « È un modello per la pastorale sanitaria – ha sottolineato -. È la prima chiesa libera che i cristiani dedicano al culto dopo le persecuzioni. Una testimonianza che esorta tutti a continuare a professare la fede anche nelle circostanze più temibili, come quelle che riguardano le tante persone sofferenti».

L'artista Maupal (Mauro Pallotta) al convegno Cei, dietro di lui una delle sue celebri opere di street art - Foto Alessio Romenzi
È la missione portata avanti da Susana Queiroga, responsabile della pastorale della Provincia portoghese dei Fatebenefratelli. « In ogni nostra equipe medica – ha raccontato - è presente anche un assistente ecclesiastico che contribuisce in maniera attiva alla cura della persona». Le malattie, ha aggiunto, «colpiscono l’individuo in tutte le sue dimensioni. Per questo motivo è importante che la sanità tenga conto anche di quella religiosa e spirituale». In questo quadro, anche l’arte gioca un ruolo fondamentale. «Consola le persone e le aiuta a comprendere che la loro dignità rimane integra, nonostante ogni disabilità», ha sottolineato suor Rebecca Nazzaro, direttrice dell’ufficio per la pastorale del pellegrinaggio del vicariato di Roma. Secondo la religiosa, «la pastorale della salute funge da clinica specializzata che somministra una parola che guarisce, una voce che incoraggia, un richiamo a rivedere le scelte di vita secondo la Provvidenza di Dio».