mercoledì 2 settembre 2009
Di fronte alla «vastità dei vizi» diffusi nella società, il «rimedio» da proporre «con decisione» è quello di «un radicale cambiamento di vita, fondato sull’umiltà, l’austerità, il distacco dalle cose effimere e l’adesione a quelle eterne». Così il Papa ha attualizzato la figura di sant’Oddone, abate di Cluny, al centro della catechesi dell’udienza generale.
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Di fronte alla “vastità dei vizi” diffusi nella società, il “rimedio” da proporre “con decisione” è quello di “un radicale cambiamento di vita, fondato sull’umiltà, l’austerità, il distacco dalle cose effimere e l’adesione a quelle eterne”. Così il Papa ha attualizzato la figura di sant’Oddone, abate di Cluny, nato verso l’880 e morto il 18 novembre 942, al centro della catechesi dell’udienza generale di oggi, in cui Benedetto XVI ha ripreso “dopo una lunga pausa” la presentazione dei grandi scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del tempo medievale. Il Papa ha definito sant’Oddone “una vera guida spirituale sia per i monaci che per i fedeli del suo tempo”, precisando che “nonostante il realismo della sua diagnosi, Oddone non indulge al pessimismo”. “In questo modo – la conclusione della catechesi – il vigoroso ed insieme amabile abate medioevale, appassionato di riforma, con azione incisiva alimentava nei monaci, come anche nei fedeli laici del suo tempo, il proposito di progredire con passo solerte sulla via della perfezione cristiana”. “E vogliamo sperare che la sua bontà, la gioia che viene dalla forza della fede per mezzo dell’austerità del no ai vizi del mondo - le parole di Benedetto pronunciate a braccio al termine della catechesi – tocchi anche il nostro cuore”. “Solo chi è unito spiritualmente a Cristo può partecipare degnamente al suo corpo eucaristico: in caso contrario, mangiare la sua carne e bere il suo sangue non sarebbe di giovamento ma di condanna”. Così il Papa ha sintetizzato uno degli aspetti caratteristici della spiritualità di Oddone di Cluny: la devozione al Corpo e al Sangue di Cristo, che egli volle mettere a riparo da “una estesa trascuratezza da lui vivacemente deplorata”. Purtroppo, annota l’abate, questo “sacrosanto mistero del Corpo del Signore, nel quale consiste tutta la salvezza del mondo”, viene “negligentemente celebrato”. Ma i sacerdoti – ammonisce Oddone – che “accedono all’altare indegnamente, macchiano il pane, cioè il Corpo di Cristo””. Di qui la necessità, ha ribadito Benedetto XVI attualizzando a braccio la figura del santo al centro del’udienza generale di oggi, di “credere con forza e profondità nella verità della presenza del Signore, nella presenza di Cristo tra di noi che si dà nelle nostre mani e ci trasforma, e trasforma così il mondo”.
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